Teoria delle laringali: differenze tra le versioni

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{{NN|linguistica|dicembre 2008}}
La '''teoria delle laringali''' (o "'''laringalista"''') è una teoria oggi generalmente accolta della [[linguistica storica]], che ipotizza l'esistenza di suoni [[consonante|consonantici]] di tipo [[laringale]] (da uno a tre e anche più, secondo gli autori), nel sistema fonologico ricostruibile per l'[[Lingua protoindoeuropea|indoeuropeo]]. Questi suoni sono completamente scomparsi in tutte le lingue indoeuropee attestate, e sono stati individuati solo nelle [[lingua anatolica|lingue anatoliche]], in particolare in [[lingua ittita]].
 
Le prove della loro esistenza sono molto indirette, ma l'esistenza di laringali permette di rendere conto di numerosi fenomeni all'interno del sistema [[vocale|vocalico]] delle lingue indoeuropee. La storia del laringalismo si interseca con quella dello ''[[schwa]]'', un suono vocalico ricostruito per l'indoeuropeo, di cui la laringale costituirebbe il [[grado zero]].
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C'è un altro tipo di radice aproblematica, in cui le occlusive affiancano una sonante. Al grado zero, diversamente dal caso con radici del tipo di *''bher'', la sonante è quindi sempre sillabica (essendo sempre tra due consonanti). Un esempio sarebbe *''bhendh''- "legare, saldare":
 
*''*bhendh''-: nelle forme germaniche come l'anglosassoneinglese antico ''bindan'' "legare, saldare", gotico ''bindan;'' lituano ''beñdras'' "compagno", greco ''peĩsma'' "fune, cavo" /pēsma/ < *''phenth-sma'' < *''bhendh-smṇ''.
*''*bhondh''-: in sanscrito ''bandhá''- "legame, fissaggio" (*''bhondh-o''-; [[Legge di Grassmann (linguistica)|Legge di Grassmann]]) = antico islandese ''bant'', anglosassoneingl. ant. ''bænd'', gotico ''band'' "egli legava" < *(''bhe'')''bhondh-e''.
*''*bhṇdh''-: in sanscrito ''baddhá''- < *''bhṇdh-tó''- ([[Legge di Bartholomae]]), anglosassoneingl. ant. ''gebunden'', gotico ''bundan''; tedesco ''Bund'' "lega". (L'inglese ''bind'' e ''bound'' mostra gli effetti del secondario allungamento vocalico (inglese medio); la lunghezza originale è preservata in ''bundle''.)
 
Radici simili rientrano perfettamente nei canoni complessivi. Meno di frequente ci sono alcune radici che sembrano comportarsi a volte come *''bher'' ed altre diversamente da ogni altra, con (per esempio) ''lunghi'' sillabici al grado ''zero'' mentre a volte mostrano una struttura radicale con due vocali. Queste radici sono variamente chiamate "basi pesanti", "radici dis(s)illabiche" e "radici seṭ" (quest'ultimo è un termine preso dalla grammatica di Pāṇini. Sarà spiegato più avanti).
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''*ǵon''(''e'')-
*(A) sanscrito ''janayati'' "procreare" = anglosassoneinglese antico ''cennan'' /kennan/ < *''ǵon-eye''- (causativo); sanscrito ''jána''- "razza" (grado ''o'' radice in ''o'') = greco ''gónos, -ou'' "progenie".
*(B) sanscrito ''jajāna'' 3sg. "nacque" < *''ǵe-ǵon-e''.
 
''*ǵṇn-/*ǵṆ''-
*(A) gotico ''kuni'' "clan, famiglia" = anglosassoneinglese antico ''cynn'' /künn/, inglese ''kin''; rigvedico ''jajanúr'' 3pl.perfetto < *''ǵe-ǵṇn''- (un relitto; la forma regolare sanscrita nei paradigmi come questo è ''jajñur'', un rimodellamento).
*(B) sanscrito'' jātá''- "nato" = latino ''nātus'' ([[latino arcaico]] ''gnātus'' e cfr. forme come ''cognātus'' "imparentato per nascita", greco ''kasí-gnētos'' "fratello"); greco ''gnḗsios'' "appartenente alla razza". (Si può dimostrare che la ''ē'' in queste forme greche è originale, non uno sviluppo attico-ionico del protogreco *''ā''.)
 
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*''*ḥ₁'' nel greco ''ánemos'' "vento" (cfr. latino ''animus'' "respiro, spirito; mente", vedico ''aniti'' "egli respira") < *''anə''- "respirare; soffiare" (ora ''*h₂enh₁''-). Forse anche il greco ''híeros'' "potente, sovraumano; divino; santo", cfr. sanscrito ''iṣirá''- "vigoroso, energico".
 
*''*ḥ₂'' nel greco ''patḗr'' "padre" = sanscrito ''pitár''-, anglosassoneinglese antico ''fæder'', gotico ''fadar'', latino ''pater''. Anche *''meǵḥ₂'' "grande" neutro > greco ''méga'', sanscrito ''máha''.
 
*''*ḥ₃'' nel greco ''árotron'' "aratro" = gallese ''aradr'', antico nordico ''arðr'', lituano ''árklas''.
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La *''ḥ₂'' sillabica in *''pḥ₂ter''- "padre" non è realmente isolata. L'evidenza dimostra che gli affissi di parentela visti in "madre, padre" ecc. fosse *-''h₂ter''-. La laringale diventava sillabica dopo una consonante (perciò il greco ''patḗr'', latino ''pater'', sanscrito ''pitár''-; greco ''thugátēr'', sanscrito ''duhitár''- "figlia") ma allungava la vocale precedente (perciò troviamo i latini ''māter'' "madre" e ''frāter'' "fratello") — anche quando la "vocale" in questione era una sonorante sillabica, come nel sanscrito ''yātaras'' "mogli" < *''yṆt''- < *''yṇ-h₂ter''-).
 
==Evidenza dall'Uralicouralico==
 
Un'ulteriore evidenza delle laringali è stata trovata nelle [[lingue uraliche]] (ugro-finnico). Mentre non ci sono prove che il [[proto-uralico]] ed il PIE siano stati imparentati, alcune parole ricostruite nei 'proto-dialetti' dell'uralico (come [[proto-ugrofinnico]], [[proto-finnopermico]] ecc.) sono state identificate come probabili prestiti dai primissimi dialetti indoeuropei (cfr. finnico ''nimi'' e inglese ''name'', latino ''nōmen'', greco ''ónoma'', ecc.; e ''porsas'' "maiale" con l'elemento PIE *''porḱ''- che dà il latino ''porcus'' "maiale", l'anglosassoneinglese antico ''fearh'' (> ing. ''farrow'' "giovane maiale"), lituano ''par̃šas''). Ma è difficile datare questi prestiti e si sa bene che il finnico li ha presi in massima parte dal germanico e dal baltico (e la forma di ''porsas'' si rifarebbe ad una fonte specificatamente [[satem]] della parola e anche relativamente recente dato che nei prestiti antichi la *''š'' del baltico si riflette in finnico come ''h'').
 
Il lavoro di ricerca, in particolare quello fatto dallo studioso J. Koivulehto, ha identificato un certo numero di aggiunte alla lista dei prestiti finnici da fonti indoeuropee o da fonti interessanti per l'appartente correlazione delle laringali PIE con un'occlusiva velare (o i suoi riflessi) nelle forme finniche. Se così, questo punterebbe ad una remota antichità dei prestiti, dato che nessuna lingua indoeuropea attestata presenta consonanti come riflessi di laringali. E ciò sosterrebbe l'idea che le laringali fossero di natura consonantica, foneticamente.
 
Per esempio il finnico ''kal-jakalja'' "«birra"», cfr. anglosassoneinglese antico ''alu'' (sassone occidentale ''ealu''), antico nordico ''ǫl'' "birra" (e poche altre forme in latino) che puntano ad una radice *''h₂el''- "amaro"; il finnico ''lehti'' "foglia" cioè *''lekte''-, cfr. PIE *''bhlh₁dh''-, come nel tedesco ''Blatt'' "«foglia"», anglosassoneinglese antico ''blæd'' "lama" (la semantica non è un problema, se interessante, ed il troncamento dei nessi consonantici iniziali è un fenomeno tipico in finnico). Di grande effetto è il finnico ''teke''- "fare" che suggerisce una radice PIE ''*dheh₁''- "mettere, posizionare" (ma "fare" nelle lingue IE occidentali, es. la forma germanica ''do'', tedesco ''tun'', ecc. e la latina ''faciō'' -- sebbene ''dón'' in anglosassoneinglese antico ed nel primo inglese moderno significa alle volte "mettere" e ancora succede nel tedesco colloquiale). Qualcuno pensa in questo caso anche ad una evidenza di una ancestrale '''unità''' linguistica Uralica-PIE piuttosto che a prestiti. In altre parole il finnico ''teke''- potrebbe essere ereditato da una proto-lingua e non essere un prestito (Vedi Kortlandt.)
 
Ci sono, comunque, problemi con molte delle forme citate come possibili attestazioni dirette di laringali PIE in finnico. La forma "ale/beer" ("birra") è problematica. La "radice" è sicuramente attestata solo nelle lingue europee occidentali, il germanico ed il latino, e la sua forma (in termini pre-laringali) sembra essere *''alu''-, non *''al''-. Da ciò il latino ''alūmen'' "allume", ''alūta'' "un tipo di soffice pelle conciata con allume". Il significato di "birra" è esclusivamente germanico e la forma era *''aluþ''- (come si vede nell'anglosassoneinglese antico ''ealu'' "bitta" ma genitivo singolare ''ealuþ'' < *''alutos'' o simile). Le forme baltica e slava sono considerate prestiti dal germanico, come lo è ovviamente il finnico ''olut'' "birra". La connessione col finnico ''kalja'' non è impossibile, ma è certo difficile. Per il finnico ''lehti'' "foglia", la radice soggiacente è ricostruita tradizionalmente come *''bhel'', ma viene considerata anche una forma secondaria (un cosiddetto stato II della radice) *''bhl-eH'' che è accettabile in indoeuropeo e che sembra avere più riflessi dello stato I *''bhel'', ma ancora limitatamente all'Europa Occidentale i significati hanno tutti a che fare con fiori e fioritura (latino ''flōs'', inglese ''bloom'' (= tedesco ''Blume''), ''blow'' "fiorire" (= tedesco ''blühen'') e così via).
 
La forma "foglia" è limitata al germanico ed era tradizionalmente ricostruita come *''bhlədh''-. Una simile ricostruzione era possibile quando il PIE *''ə'' era visto come una vocale che era il residuo della riduzione di una vocale lunga (come quando la radice era ricostruita come *''bhlē''- piuttosto che *''bhleH''-). Ma una simile sillaba non può essere più approvata nei termini di qualsivoglia forma di teoria laringale, che richiederebbe che la *''l'' fosse sillabica e il risultato sarebbe stato molto diverso (anglosassoneinglese antico ¢''bold'' alto tedesco antico ¢''bolt'' < proto-germanico *''bul(H)daz'' < *''bhḷHdh''-; il simbolo ¢ = "non attestato perché erroneo"). Ma anche a parte l'impossibile forma richiesta per il finnico, i dettagli di etimo germanico sono difficili da vedere come anticamente proto-indoeuropei.
 
== Le laringali in morfologia ==
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::''*-h₂''- marcava la prima persona singolare con una distribuzione alquanto confusa: nell'attivo tematico (la ''ō'' finale del greco e del latino e ''ā(mi))'' dell'indoiranico ed anche al perfetto (non propriamente un tempo in PIE): *-''h₂e'' come nel greco ''oîda'' "io so" < *''woyd-h₂e''. È la base della finale ittita -''ḫḫi'', come in ''da-aḫ-ḫi'' "io prendo" < *-''ḫa-i'' (originariamente *-''ḫa'' con l'aggiunta dell'indicatore di tempo primario con conseguente monottongazione del dittongo).
 
*''*-eh₃'' potrebbe essere identificato per tentativi in un "caso direttivo". Questo caso non si trova nei paradigmi nominali dell'indoeuropeo, ma tale costruzione spiega una curiosa collezione di forme ittite come ''ne-pi-ša'' "verso il cielo", ''ták-na-a'' "verso il suolo", ''a-ru-na'' "al mare". Queste sono spiegate a volte come dativi in ''a'' < *''ōyōi'' di radici in ''o'', un'uscita chiaramente attestata in greco ed indoiranico, tra gli altri, ma ci sono serî problemi con questo punto di vista e le forme sono altamente coerenti, dal punto di vista funzionale. E ci sono anche avverbi appropriati in greco e latino (elementi persi nei paradigmi produttivi sopravvivono a volte in forme isolate, come l'antico caso strumentale dell'articolo determinativo in espressioni inglesi come ''the more the merrier'', "«più ce n'è meglio è"»): greco ''ánō'' "«su», ''kátō'' "«giù"», latino ''quō'' "«verso dove?"», ''eō'' "«verso quel posto"» e forse anche la preposizione indiana ''â'' "«verso"» che non ha un'etimologia soddisfacente. (Queste forme devono essere distinte da quelle simili formate dall'ablativo in *-''ōd'' e con un senso "«delativo"»: greco ''ópō'' "da qui, da dove".)
 
==Pronuncia==
 
Considerevoli dibattiti ancora sostengono la pronuncia delle laringali. L'evidenza dall'ittita e dall'uralico è sufficiente per concludere che questi suoni fossero "gutturali" o pronunciati piuttosto arretrati nella cavità orale. La stessa evidenza è anche consistente con la supposizione che esse fossero suoni fricativi (opposti alle approssimanti o alle occlusive) è fortemente supportata dal comportamento delle laringali negli accumuli consonantici. La supposizione che ''*h₁'' sia una occlusiva glottale è ancora molto diffusa. Un'occlusiva glottale sarebbe comunque improbabile che abbia avuto riflessi fricativi nei prestiti uralici, come sembra essere il caso, per l'esempio nella parola ''lehti'' < *''lešte'' <= PIE ''*bhlh₁bʰlh₁-tó-to'' (sebbene un proto-finnico *''k'' avrebbe dato lo stesso risultato in finnico).
 
Se, come suggerisce l'evidenza, c'erano due suoni ''*h₁'', allora uno potrebbe essere stato una [[occlusiva glottale]] e l'altra potrebbe essere stato il suono ''h'' come nell'inglese "''hat"''.
 
Molte dispute si sono fatte per stabilire l'esatto punto di articolazione delle laringali. In primo luogo l'effetto che questi suoni hanno avuto sui fonemi adiacenti è ben documentato. Da cosa si sa di un simile condizionamento fonetico nelle lingue contemporanee, in particolare le lingue semitiche, ''*h₂'' (la laringale di "colorazione-''a"'') potrebbe essere stata una [[fricativa]] [[faringale]]. Le fricative faringali (come la lettera [[alfabeto arabo|araba]] ح come in ''Muħammad'') spesso causano una colorazione-a nelle lingue semitiche (questo succede in ebraico, per esempio). Per questa ragione, quella faringale è una supposizione forte.
 
Allo stesso modo si suppone generalmente che ''*h₃'' fosse procheila (labializzata) sulla base del suo effetto di colorazione-o. Viene ritenuta spesso sonora sulla base della forma perfetta ''*pi-bh₃-'' dalla radice ''*peh₃'' "bere". Basandosi sull'analogia dell'arabo, alcuni linguisti hanno postulato che ''*h₃'' fosse anche una faringale come l'arabo ع ([[ayin]], come nella parola ''muعallim'' = "«maestro"»), sebbene la supposizione che questa fosse velare è probabilmente più comune. (I riflessi nelle lingue uraliche potrebbero essere gli stessi se i fonemi originali fossero velari o faringali.)
 
Presupposizione comune o meno, è ovvio che la procheilia da sola non colorasse le vocali in PIE; qualche caratteristica addizionale (o alternativa) come "«laringe abbassata"» (come è appropriato per le "«laringali"» in senso semitico) potrebbe aver avuto l'influenza appropriata sull'evoluzione delle vocali adiacenti. È stato fatto notare che la *''a'' PIE nelle radici verbali, come *''kap''- "«prendere"», ha un numero di peculiarità: non subisce un ablaut regolare e ricorre con notevole frequenza in radici come *''kap''-, cioè con una "«occlusiva velare semplice"». Ma c'è un problema: se infatti c'è un significato in questa co-occorrenza, l'articolazione semplice velare spiega il vocalismo-a o vice versa? <!-- In ogni caso, se *h₂ PIE è considerata in qualche modo nelle stesse serie delle semplici velari occlusive come di solito ricostruito, dev'essere garantito che la sua esistenza è considerevolmente fondata meglio di quelle delle occlusive velari semplici. -->
 
Lo stesso è mostrato da alcune corrispondenze IE-semitico, sia se queste sono dovute a prestiti preistorici che ad un comune antenato (vedi [[Nostratico|teoria nostratica]]):-
*greco οδυσσομαιantico =''odýssomai'' (ὀδύσσομαι) "«io odio"», dalla radice IE *''h<sub>3</sub>-dh₃ed-w'' :: arabo ''عadūwʿadū'' =(عَدُو) "«nemico"».
*greco αϝησιantico =[[Dialetto eolico|eolico]] ''awēsi'' (αϝησι) "«esso (= un vento) soffia"», dalla radice IE *''h<sub>2</sub>-w-h<sub>1</sub>h₂u̯eh₁''- :: arabo ''hawāħawāʾ' ''=" (هَوَاء) «aria"».
 
==Riferimenti==