Ruffo di Calabria: differenze tra le versioni

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I successori furono nel tempo insigniti anche dei titoli di marchesi di [[Licodia Eubea|Licodia]], principi di [[Palazzolo Acreide|Palazzolo]], duchi di [[Guardia Lombardi|Guardia Lombarda]], conti di [[Nicotera]], marchesi di Panaghia, oltreché di feudi e signorie minori. Nel corso del Seicento si assiste però ad un arresto dell'impetuoso sviluppo del casato che aveva caratterizzato i secoli precedenti, l'interesse dei Ruffo in questo periodo sembra infatti focalizzato principalmente alla gestione dei possedimenti fondiari calabresi e siciliani, piuttosto che al conseguimento di un effettivo potere politico presso la corte.
 
Nel Settecento con l'introduzione del [[catasto onciario]] e i primi tentativi di [[Leggi eversive della feudalità|eversione della feudalità]] da parte di [[Carlo III di Spagna|Carlo di Borbone]], il patrimonio dei Ruffo subirà un forte ridimensionamento. Sul finire del secolo spiccherà tuttavia la figura di Fulco Giordano Antonio<ref>Tredicesimo conte di Sinopoli e sesto principe di Scilla.</ref> (1773-1852), consigliere di Stato e ministro degli affari esteri del [[Regno delle Due Sicilie]], che come ambasciatore presso la corte dì Spagna trattò il matrimonio di [[Maria Cristina di Borbone-Due Sicilie|Maria Cristina di Borbone]], figlia di [[Francesco I delle Due Sicilie|Francesco I]], con il re [[Ferdinando VII di Spagna|Ferdinando VII]], che lo insignì dell'[[Ordine del Toson d'Oro]] e lo nominò duca di [[Santa Cristina d'Aspromonte|Santa Cristina]] elevandolo al rango ereditario di [[Grandezza di Spagna|Grande di Spagna]] di prima classe; nel 1832 ebbe inoltre l'incarico di scortare a Napoli la principessa [[Maria Cristina di Savoia]] che andava sposa a [[Ferdinando II delle Due Sicilie]] venendo per questo decorato del [[Ordine supremo della Santissima Annunziata|collare della Santissima Annunziata]].
 
Fulco Salvatore<ref>Sedicesimo conte di Sinopoli, nono principe di Scilla.</ref> (1837-1875), non ebbe discendenza maschile, la figlia Eleonora Margherita (1861-1959), già titolare, per non lasciare estinguere la nobiltà dei Ruffo di Calabria, fece refuta<ref>Per ''refuta'' si intende il trasferimento o l'alienazione ad altri dei titoli nativi, concessi, riconosciuti, rinnovati o nei quali si è succeduti, fuori dell'ordine della successione diretta.</ref> prima del matrimonio (1878) a favore di due zii paterni di una parte dei titoli mantenendo per sé quello dei principi di Scilla<ref>Titolo che ''maritali nomine'' passerà al marchese Raffaello Torriggiani, cfr. vedi oltre.</ref>: a Fulco Francesco di Paola<ref>1842-1906, contrammiraglio, [[Medaglia d'oro al valor militare]], aiutante di campo di [[Umberto II.]].</ref>, cui passava la linea primogenita, andarono i predicati nobiliari di principe di Palazzolo e marchese di Licodia; a Fulco Beniamino<ref>1848-1901, sindaco di Napoli, suo figlio [[Fulco Ruffo di Calabria|Fulco]] sarà un asso dell'aviazione della prima guerra mondiale</ref> quelli di duca di Guardia Lombarda e conte di Sinopoli.