Sergio Romano: differenze tra le versioni

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La frequentazione prolungata dell'Europa lo indirizza verso la carriera diplomatica: entrato alla [[Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale|Farnesina]] nel 1954, dopo quattro anni trascorsi a Roma viene assegnato all'ambasciata d'Italia a [[Londra]], dove rimane fino al 1964. Rientrato a [[Roma]] per far parte del [[Gabinetto di governo|gabinetto]] del ministro degli Esteri [[Giuseppe Saragat]], quando quest'ultimo viene eletto [[presidente della Repubblica Italiana|presidente della Repubblica]] lo segue al Quirinale, assegnato alla Segreteria generale della Presidenza.
 
Dal 1968 al 1977 è primo consigliere a [[Parigi]] e in Francia pubblica per la prima volta nel 1977 ''Storia d'Italia dal Risorgimento ai nostri giorni'', uscito in italiano l'anno successivo, poi ampliata in successive edizioni.<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Recensione - Storia d'Italia dal Risorgimento ai nostri giorni|mese=marzo|anno=1999|numronumero=17|pagina=63|nome=Gian Paolo|cognome=Sevino|pubblicazione=RES}}</ref>
 
Dopo essere rientrato al ministero degli Esteri come direttore generale delle Relazioni culturali, è nominato [[ambasciatore]] presso la [[NATO]] (1983-85). Conclude la sua [[Carriera diplomatica (Italia)|carriera diplomatica]] come ambasciatore a [[Mosca (Russia)|Mosca]] (1985-89), nell'allora [[Unione Sovietica]], sede che negli anni del [[governo Craxi]] usciva dall'isolamento in cui era stata tenuta nei periodi precedenti, caratterizzati dall'assoluto atlantismo della diplomazia italiana. Di questa sua esperienza è possibile farsi un'idea attraverso le ''Memorie di un conservatore'' (2002), ritratto conciso della classe burocratica e diplomatica italiana (e non solo) nell'epoca della [[guerra fredda]].