Biblioteca di Alessandria: differenze tra le versioni

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* 48-47 a.C.: primi danni, collaterali a un incendio che vide Giulio Cesare come corresponsabile;
* III secolo: incendio della biblioteca. Successiva ricostruzione nel IV secolo. La biblioteca si arricchisce dei nuovi volumi della celebre [[Scuole gnostiche#Ellenistica o alessandrina|scuola alessandrina]]. Il fondo tocca i 40.000 volumi.
642: distruzione definitiva da parte degli arabi<ref>Franco Cardini, ''op. cit.''.</ref>».
* 642: distruzione definitiva da parte degli arabi<ref>Franco Cardini, ''op. cit.''.</ref>». Sempre Morris Kline<ref name=":0" />, a proposito del ruolo degli arabi nella distruzione della biblioteca di Alessandria, nota: «Dopo la conquista di Alessandria da parte dei maomettani la maggioranza degli studiosi emigrarono a Costantinopoli, che era diventata la capitale dell'impero romano d'Oriente. Sebbene fosse impossibile che nell'ostile atmosfera cristiana di Bisanzio fiorisse alcuna attività che proseguisse le linee del pensiero greco, il flusso di studiosi e la possibilità ivi trovata di lavorare con relativa tranquillità accrebbero enormemente il tesoro di conoscenze che doveva raggiungere l'Europa otto secoli più tardi. È forse privo di senso immaginare ciò che avrebbe potuto essere. Ma non si può fare a meno di osservare che la civiltà alessandrina pose fine alla sua vita scientifica attiva sulle soglie dell'età moderna. Essa possedeva l'insolita combinazione di interessi teorici e interessi pratici che doveva rivelarsi così feconda un migliaio di anni più tardi. Fino agli ultimi secoli della sua esistenza, godette della piena libertà di pensiero, che è un altro degli elementi essenziali per il fiorire di una cultura, e fece compiere importanti passi avanti in numerosi campi che dovevano diventare fondamentali nel Rinascimento: la geometria quantitativa piana e solida, la trigonometria, l'algebra, il calcolo infinitesimale e l'astronomia.»
 
* 642: distruzione definitiva da parte degli arabi<ref>Franco Cardini, ''op. cit.''.</ref>». Sempre Morris Kline<ref name=":0" />, a proposito del ruolo degli arabi nella distruzione della biblioteca di Alessandria, nota: «Dopo la conquista di Alessandria da parte dei maomettani la maggioranza degli studiosi emigrarono a Costantinopoli, che era diventata la capitale dell'impero romano d'Oriente. Sebbene fosse impossibile che nell'ostile atmosfera cristiana di Bisanzio fiorisse alcuna attività che proseguisse le linee del pensiero greco, il flusso di studiosi e la possibilità ivi trovata di lavorare con relativa tranquillità accrebbero enormemente il tesoro di conoscenze che doveva raggiungere l'Europa otto secoli più tardi. È forse privo di senso immaginare ciò che avrebbe potuto essere. Ma non si può fare a meno di osservare che la civiltà alessandrina pose fine alla sua vita scientifica attiva sulle soglie dell'età moderna. Essa possedeva l'insolita combinazione di interessi teorici e interessi pratici che doveva rivelarsi così feconda un migliaio di anni più tardi. Fino agli ultimi secoli della sua esistenza, godette della piena libertà di pensiero, che è un altro degli elementi essenziali per il fiorire di una cultura, e fece compiere importanti passi avanti in numerosi campi che dovevano diventare fondamentali nel Rinascimento: la geometria quantitativa piana e solida, la trigonometria, l'algebra, il calcolo infinitesimale e l'astronomia.»
 
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