Pianto: differenze tra le versioni

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==== Il pianto nei bambini ====
Nei bambini il pianto è notevolmente più frequente che negli adulti e lo scopo è soprattutto di tipo comunicativo, in quanto questo comportamento stimola la presenza, la cura e l'assistenza da parte della madre<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Sgorbissa F.|titolo=Psicologia del pianto|rivista=Mente e cervello|numero=53}}</ref>. Il massimo della frequenza e della durata del pianto si ha nei neonati. E ciò per vari motivi: immaturità del sistema nervoso; necessità di affrontare situazioni organiche e psicologiche nuove e sconosciute; impossibilità di comunicare in altro modo tutti i loro bisogni, che sono numerosi, in quanto i piccoli dell'uomo nascono assolutamente inermi e incapaci. “Da notare a questo riguardo che i bambini dei paesi occidentali piangono di più di quelli dove i piccoli stanno più spesso a stretto contatto con la madre. Inoltre è noto che i bambini di madre ansiosa piangono notevolmente di più di quelli che hanno la fortuna di stare tra le braccia di una madre tranquilla e serena”<ref>{{Cita libro|autore=Tribulato E.|titolo=Il bambino e l'ambiente|anno=2015|editore=Centro studi Logos|città=Messina|p=358}}</ref>
 
I bambini più grandi possono piangere per molti motivi: quando qualcosa o qualcuno li ha spaventati; quando cadono e si fanno male; quando sono rimproverati; quando sono contrastati o contrariati; quando non sono ancora maturi per affrontare ambienti diversi da quelli familiari come l'asilo nido o la scuola materna; quando cercano di piegare la volontà dei genitori ai loro desideri, bisogni o capricci. A volte, soprattutto la sera i bambini piangono per sfogare la tensione e la stanchezza accumulata durante tutto il giorno. Mediante il pianto il bambino può esprimere la sua sofferenza fisica per una malattia o disturbo organico che lo ha colpito. Il bambino può piangere in quanto provato da una cronica sofferenza psicologica, causata dai frequenti conflitti tra i genitori o i familiari, per la scarsa o saltuaria presenza materna o paterna, per la difficoltà a stabilire una buona intesa con i genitori. Il bambino può, infine, piangere per collera e rabbia, quando l'ambiente intorno a lui, nonostante tutti i suoi sforzi e tentativi di comunicazione non comprende o non soddisfa i suoi bisogni primari.
 
Il pianto di solito riesce a consolare il bambino. Tuttavia a volte ciò non accade. In questi casi l'angoscia del bambino si accentua insieme a quella dei genitori, che non sanno cosa fare o come comportarsi per calmare e rasserenare il loro figlio.
 
===== Interventi =====
È intanto importante la serenità dell'ambiente di vita del bambino: serenità dei genitori, soprattutto della madre, serenità nella vita della coppia genitoriale e nell'ambiente di vita. Altrettanto importante è ascoltare e capire i bisogni del bambino cercando, quando si ritiene che non siano dettati da capriccio, di soddisfarli rapidamente, senza creare inutili scontri o attese snervanti.
 
Le mamme di tutte le epoche hanno, inoltre, scoperto una serie di piccoli accorgimenti, per facilitare il sonno sereno dei loro piccoli. Pertanto le tecniche e gli interventi per prevenire il pianto o per riuscire a calmare un bambino che piange sono numerose, molto antiche e sono comuni in tutti i popoli: Intanto se il bambino lo desidera è bene lasciargli succhiare il ciuccio e, se indispensabile, anche il biberon o il seno della madre; effettuare al figlio un rilassante bagnetto con acqua tiepida prima di metterlo a letto; cullarlo o cantargli una ninna nanna; mettere nel lettino accanto al bambino il suo oggetto transizionale:<ref>{{Cita libro|autore=Winnicott D.W.|titolo=Oggetti transizionali e fenomeni transizionali|anno=1951|editore=|città=}}</ref> un fazzoletto, un foglio di carta morbida, un pupazzetto, un asciugamano o qualunque altro oggetto al quale il bambino è particolarmente legato.
 
==== Il pianto negli adulti ====
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Sulla funzione ed origine delle lacrime emozionali non si è ancora trovata una risposta definitiva: le diverse teorie proposte spaziano dalle ipotesi più semplici, come una risposta al [[dolore]] provato, a quelle più complesse, compresa la [[comunicazione non verbale]] atta a "farsi comprendere" dagli altri.<ref>On the Origin of Crying and Tears, Human Ethology Newsletter, Vol. 5 Issue 10, June 1989, p. 5-6</ref>
 
Per [[Ippocrate di Coo|Ippocrate]] e la [[medicina medievale]], l'origine delle lacrime era da attribuirsi allo stato [[umore|umorale]] del corpo, mentre il pianto era percepito come una purificazione del cervello dagli eccessi umorali.<ref>Lutz (2001), 69ff.</ref> [[William James]] interpreta le emozioni come riflessi a priori del pensiero razionale, argomentando che lo stato [[fisiologia|fisiologico]], come è lo [[stress (medicina)|stress]], sia una precondizione necessaria per raggiungere la piena conoscenza delle emozioni come l'[[Ira (psicologia)|ira]].
[[William James]] interpreta le emozioni come riflessi a priori del pensiero razionale, argomentando che lo stato [[fisiologia|fisiologico]], come è lo [[stress (medicina)|stress]], sia una precondizione necessaria per raggiungere la piena conoscenza delle emozioni come l'[[Ira (psicologia)|ira]].
 
[[William H. Frey II]], [[biochimica|biochimico]] all'[[Università del Minnesota]], ha dichiarato che le persone si sentono "meglio" dopo aver pianto, a causa dell'eliminazione di ormoni associati allo stress, e più specificamente degli [[ormone adrenocorticotropo|ormoni adrenocorticotropo]].<ref>"Crying; The Mystery of Tears" [http://www.alzheimersinfo.org/index.php?page=grief-and-loss-2 personal page of Frey WH with quote from his book]</ref> Questo, unito all'incremento delle secrezioni delle mucose mentre si piange, potrebbe condurre alla teoria che il pianto sia un meccanismo sviluppato nell'uomo per disporre di questo "ormone antistress" come valvola di sfogo quando il livello di stress accumulato è troppo elevato.
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== Collegamenti esterni ==
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