Operazione Anello: differenze tra le versioni

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{{Campagnabox battaglia di Stalingrado}}
'''Operazione Anello''' ({{russo|Операция Кoльцo|Operacija Kolžo}}) era il nome in codice assegnato dall'[[Stavka|alto comando sovietico]] all'offensiva finale sferrata dall'[[Armata Rossa]] il 10 gennaio [[1943]] nel corso della [[battaglia di Stalingrado]], durante la [[seconda guerra mondiale]] sul [[fronte orientale (1941-1945)|fronte orientale]]. Dopo oltre venti giorni di duri combattimenti le truppe sovietiche schiacciarono la disperata resistenza delle forze tedesche della [[6. Armee (Wehrmacht)|6ª Armata]], completamente accerchiate dal 24 novembre 1942 in una grande sacca tra il [[Volga]] e il [[Don (fiume russoRussia)|Don]], e conclusero vittoriosamente la lunga battaglia segnando una svolta politico-militare decisiva della guerra all'est.
 
Le truppe tedesche, esaurite dal lungo accerchiamento, dalle carenze di rifornimenti e dal rigido clima invernale, opposero resistenza fino all'ultimo ma vennero infine costrette alla resa entro il 2 febbraio 1943; i soldati superstiti, il comandante dell'armata, [[feldmaresciallo]] [[Friedrich Paulus]], e i generali caddero tutti prigionieri.
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[[File:Stalingrad Encirclement it.png|thumb|upright=1.2|Il ''kessel'' di Stalingrado; sono indicate le divisioni tedesche accerchiate e le armate sovietiche del Fronte del Don]]
 
Nella notte del 24 novembre [[Stalin]] parlò con il generale [[Aleksandr Vasilevskij]], coordinatore a nome dello [[Stavka]] delle operazioni, e sollecitò una rapida distruzione delle forze nemiche accerchiate; anche il generale [[Konstantin Rokossovskij]], comandante del Fronte del Don, e il generale Erëmenko premevano per un attacco immediato e il giorno successivo il generale Vasilevskij diramò ordini per attacchi concentrici in direzione di [[Gumrak]] per frantumare le forze tedesche nella sacca in corso di formazione. Ma questi primi attacchi non ottennero alcun risultato: le divisioni tedesche mantennero le posizioni sul Volga e contemporaneamente riuscirono a organizzare uno sbarramento a ovest, a nord e a sud che infranse subito il tentativo delle armate sovietiche<ref>{{Cita|Erickson 2002| pp. 470-472|Erickson2002 }}</ref>. Tra il 2 dicembre e il 7 dicembre un nuovo tentativo scarsamente coordinato del generale Erëmenko e del generale Rokossovksij, sferrato dopo una direttiva del 30 novembre del generale Vasilevskij su pressione di Stalin, impaziente di distruggere le truppe tedesche accerchiate prima di organizzare nuove offensive sul [[Don (fiume russoRussia)|Don]], venne ugualmente respinto dalla tenace resistenza della 6ª Armata<ref>{{Cita|Erickson 2002-2| p. 8|Erickson2002-2 }}</ref>.
 
La sera del 24 novembre [[Adolf Hitler]] aveva deciso definitivamente, nonostante il parere contrario di molti generali al comando<ref>Erano favorevoli ad un immediato tentativo di uscire dalla sacca il comandante dell'armata, generale Paulus, il capo di stato maggiore, generale Schmidt, i cinque comandanti dei corpi d'armata accerchiati, generali Hube, von Seydlitz-Kurzbach, Heitz, Strecker e Jaenecke, il capo di stato maggiore dell'esercito, generale Zeitzler, il comandante del [[Gruppo d'armate B]], generale von Weichs, ed il comandante della 4ª ''Luftflotte'', generale von Richthofen; in: {{Cita|Oxford 2001| vol. VI, pp. 1128-1131|Oxford2001 }}</ref>, che le truppe tedesche accerchiate avrebbero dovuto difendere le posizioni raggiunte sul Volga, organizzare una solida difesa circolare in tutte le direzioni ed attendere il soccorso dall'esterno da parte di un nuovo raggruppamento in corso di costituzione sul [[Čir]] e l'[[Aksaj (fiume)|Aksaj]] al comando del [[feldmaresciallo]] [[Erich von Manstein]]. Nell'attesa la cosiddetta ''Festung Stalingrad'' ("Fortezza Stalingrado"), rifornita per mezzo di un continuo ponte aereo organizzato dagli aerei da trasporto della [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]], doveva resistere ad oltranza<ref>{{Cita|Bauer 1971| vol. IV, pp. 277-280|Bauer1971 }}</ref>.