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Lo studioso belga [[Hugo Plomteux]] fu affascinato dalle tradizioni e costumi contadini e per questo vi si trasferì negli anni sessanta del Novecento ove fu ospitato dalla famiglia Custelin in frazione Corte di Reppia. Plomteux, così a contatto diretto con le famiglie contadine del luogo, ne approfondì la conoscenza, studiandone il linguaggio, i costumi, le tradizioni, il modo di intendere la vita a contatto con i cicli della natura; si immedesimò talmente che formulò un intero volume denominato ''Cultura contadina in [[Val Graveglia]]'', ove ancora oggi si può captare come il linguaggio locale si differenzi nettamente dalle altre vallate della [[città metropolitana di Genova]].
 
Si possono anche vedere bellissime foto del paesaggio e dei suoi personaggi che, ancora oggi, nonostante una globalizzazione che sembra annullare i valori e le diversità, resistono portando avanti le tradizioni dei loro padri. Di fatto la val Graveglia è l'unica vallata dove, nonostante la competizione dei mercati, si trovano ancora coltivazioni tipiche e modi di cucinare di antica origine, come ad esempio i famosi ''[[Testaroli|testaieu]]'', piatto poverissimo che però serviva a nutrire intere famiglie, oggi in parte trasferite oltre Oceano, specie in [[California]] e a [[Buenos Aires]]. Tuttora i discendenti degli emigranti mantengono i contatti con la terra madre, ricordando con orgoglio le loro radici neesi. Nella frazione di Botasi, è nato e vive tutt' ora Giovanni De Botasci, detto "giuanin".
 
== Geografia antropica ==