Fëdor Dostoevskij: differenze tra le versioni

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* la biografia di [[Leonid Petrovič Grossman]], ''Žizn´ i trudy F. M. Dostoevskogo'', ''Vita e opere di Fëdor Michajlovič Dostoevskij'', scritta nel 1935, pubblicata nel 1962, e tradotta in italiano nel 1968 col titolo ''Dostoevskij'', a cura di Antonella D'Amelia, Savelli, Roma 1968; successivamente da Garzanti, Milano 1977.
=== I primi anni ===
[[File:Wki Dostoyevsky Street 2 Moscow Mariinsky Hospital.jpg|thumb|upright=1.2|left|Ospedale Mariinskij a [[Mosca (Russia)|Mosca]], luogo di nascita di Dostoevskij]][[File:Dosto.jpg|thumb|180px|Il giovane Dostoevskij]]
Fëdor, secondo di otto figli, nasce a [[Mosca (Russia)|Mosca]] nel 1821 da [[Michail Andreevič Dostoevskij]], un [[medico]] militare [[Russia|russo]], figlio di un [[arciprete]] [[Chiesa greco-ortodossa|ortodosso]] discendente da una nobile famiglia [[Lituania|lituana]], dal carattere stravagante e dispotico che alleva il ragazzo in un clima autoritario. La madre, [[Marija Fëdorovna Nečaeva]], proveniva da una famiglia di ricchi e prosperi commercianti [[Russia|russi]]; dal carattere allegro e semplice, amava la [[musica]] ed era molto [[Religione|religiosa]]. Sarà lei a insegnare a leggere al figlio facendogli conoscere [[Aleksandr Sergeevič Puškin]], [[Vasilij Andreevič Žukovskij]] e la [[Bibbia]]. A Fëdor succederanno altri sei figli: le quattro sorelle [[Varvara Dostoevskij|Varvara]], Ljubov', Vera e Aleksandra Dostoevskaja e i due fratelli Andrej e Nikolaj.
 
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=== L'arresto, la condanna e la grazia ===
[[File:185px Dostoevsky 1859.jpg|thumb|180px|Dostoevskij in divisa militare nel 1859]]
 
Il 23 aprile [[1849]] viene arrestato per partecipazione a società segreta con scopi sovversivi e imprigionato nella [[fortezza di Pietro e Paolo]]. Il 16 novembre dello stesso anno, insieme ad altri venti imputati viene condannato a morte, ma lo [[zar]] [[Nicola I di Russia|Nicola I]], il 19 dicembre seguente, commuta la condanna a morte in [[lavori forzati]] a tempo indeterminato. La revoca della [[pena capitale]], già decisa nei giorni precedenti all'esecuzione, viene comunicata allo scrittore solo sul patibolo. L'avvenimento lo segnerà molto, come ci testimoniano le riflessioni sulla pena di morte (alla quale Dostoevskij si dichiarerà fermamente contrario) in ''[[Delitto e castigo]]'' e ne ''[[L'idiota]]'', scritto a [[Firenze]].
 
Il trauma della mancata [[fucilazione]] si assocerà alle prime ricorrenti [[epilessia|crisi di epilessia]] (una forma ereditaria di [[epilessia del lobo temporale]]<ref>[https://books.google.it/books?id=TmGODAAAQBAJ&pg=PT14&dq=dostoevskij+epilessia+del+lobo&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiSyuim2JfTAhVFXBQKHeu0CdEQuwUIIjAB#v=onepage&q=dostoevskij%20epilessia%20del%20lobo&f=false Chiara Cappelletti, ''Neuroestetica: L'arte del cervello'']</ref> che già lo aveva colpito nel 1839) che segneranno la sua esistenza, e di questo dramma si troverà traccia in alcuni romanzi, quali ''[[L'idiota]]'' nella figura del principe Myškin.
{{Citazione|A chi sa di dover morire, gli ultimi cinque minuti di vita sembrano interminabili, una ricchezza enorme. In quel momento nulla è più penoso del pensiero incessante: "se potessi non morire, se potessi far tornare indietro la vita, quale infinità! E tutto questo sarebbe mio! Io allora trasformerei ogni minuto in un secolo intero, non perderei nulla, terrei conto di ogni minuto, non ne sprecherei nessuno!".|''L'idiota''<ref>F.Dostoevskij, ''L'idiota'', Garzanti, Milano 1998, p.25</ref>}}