Antipapa Costantino II: differenze tra le versioni
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== Biografia ==
Alla notizia del precario stato di salute di [[papa Paolo I]] un esponente di quella nobiltà romana, Totone (o Teodoro secondo altre dizioni), duca di [[Nepi]], intavolò immediate trattative con la nobiltà romana per imporre il fratello Costantino come successore. Nonostante il tentativo di opposizione del [[primicerio]] Cristoforo, uomo di fiducia di [[papa Paolo I]], che avrebbe dovuto gestire la [[sede vacante]] e l'elezione del nuovo pontefice, Totone riuscì nell'intento. Appena giunta la notizia della morte del [[papa Paolo I|papa]] si precipitò in città insieme ai fratelli Costantino, Passivo e Pasquale e una schiera di armati; entrato nottetempo dalla [[Porta San Pancrazio]] occupò i punti strategici, radunò i notabili e, forte della presenza dei suoi armati, li costrinse ad eleggere papa Costantino, dopo aver imposto a Giorgio, vescovo di [[Palestrina|Preneste]] di [[Ordine sacro|ordinarlo sacerdote]] e subito dopo [[suddiacono]] e [[diacono]] presso l'[[oratorio (architettura)|oratorio]] di San Lorenzo. Il clero, terrorizzato dalle bande armate e preso alla sprovvista dall'azione improvvisa, non riuscì ad opporsi, e lo stesso [[primicerio]] Cristoforo, non poté fare altro che nascondersi. Il 5 luglio [[767]], una settimana dopo la morte di [[Papa Paolo I|Paolo]], nella [[Basilica di San Pietro in Vaticano]] Costantino era intronizzato dallo stesso Giorgio, vescovo di Palestrina e dai vescovi Eustrazio di [[Albano]] e Citonato di
A parte l'atto di forza, l'elezione era irregolare anche solo per il fatto che ne era stato escluso il clero, il cui voto aveva la precedenza e il maggior peso. Costantino comunque comunicò l'avvenuta elezione al re dei [[Franchi]] [[Pipino il Breve]], rinnovando i sentimenti di amicizia e di alleanza dei suoi predecessori, ma [[Pipino il Breve|Pipino]], probabilmente informato dell'accaduto, non rispose né a quella né ad una seconda lettera in cui Costantino lo invitava a non dare credito a calunnie sul suo conto<ref>C. Rendina, ibidem.</ref>.
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