Impero seleucide: differenze tra le versioni

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Antioco organizzò, al ritorno dalla spedizione in Egitto, una fastosa parata nel sobborgo di [[Dafne (sobborgo di Antiochia)|Dafne]], che divenne nota come la più grande festa mai celebrata nella storia: lo scopo era presumibilmente di mettere in ombra l'insuccesso politico della campagna in Egitto e dare anzi un prova di ricchezza e potenza. In seguito Antioco sconfisse i banditi che infestavano la [[Cilicia]] e schiaccio la ribellione di [[Artaxias I d'Armenia]], costringendolo ad accettare la sovranità Seleucide. Negli ultimi anni tentò, come il padre, un spedizione in Oriente, presumibilmente per ridimensionare la crescente potenza dei [[Impero partico|parti]]; tuttavia morì improvvisamente di malattia in mezzo alla spedizione.
 
Il trono passò nel [[164 a.C.]] al figlio [[Antioco V|Antioco V Eupatore]], che governò con il sostegno del tutore Lisia. Il giovane re affrontò risolutamente la questione della ribellione ebraica, sconfiggendo i ribelli nella grande [[battaglia di Beth-Zacharia]]. Non riuscì tuttavia a concludere la questione perché giunse la notizia che un generale ribelle aveva occupato la capitale, [[Antiochia di Siria|Antiochia]]. Lisia e il re decisero dunque di concedere la libertà religiosa agli ebrei a patto che essi accettassero la sottomissione. Tornati alla capitale, schiacciarono facilmente la sommossa. Tuttavia il loro potere fu gravemente danneggiato da una delegazione romana che girò per le città della Siria facendo uccidere tutti gli elefanti in accordo con i termini delle pace di Apamea. La situazione si fece ancora più difficile quando il legato romano fu ucciso da un siriano esasperato per il servilismo del sovrano. Non fu dunque difficile per [[Demetrio I Sotere|Demetrio I]], figlio di Seleuco IV, all'epoca ostaggio a Roma, prendere il possesso del regno con un colpo di mano. Dopo avere fatto uccidere Antioco e Lisia, il nuovo re dovette affrontare la ribellione di [[Timarco]], che all'epoca di Antioco Epifane e di suo figlio era a capo delle province orientali. Costui si dichiarò indipendente e invase Babilonia: Demetrio riuscì a sconfiggerlo e ucciderlo, e fu chiamato ''Soter'' ("il salvatore") per essere riuscito a tenere unito il regno. Dopodiché, Demetrio decise di espandere il regno: l'azione si articolò su tre fronti.

Per prima cosa sostenne l'ascesa di [[Oroferne di Cappadocia|Oroferne]] sul trono di [[Cappadocia]] in opposizione ad [[Ariarate V di Cappadocia|Ariarate V]], che invece era sostenuto dal regno di Pergamo; in secondo luogo tentò di corrompere il governatore Tolemaico di Cipro affinché gli cedesse l'isola, ma il governatore fu scoperto e ucciso, dunque la manovra fallì; infine si risolse a sottomettere ancora più risolutamente gli ebrei. Nonostante inizialmente il suo generale Bacchide fosse riuscito a uccidere il leader dei ribelli, [[Giuda Maccabeo]], anche quest'operazione si concluse con un fallimento. Questa politica ebbe anzi il risultato di attirare l'inimicizia di tutte le potenze locali, che finirono per appoggiare un presunto figlio di Antioco Epifane, un uomo di nome [[Alessandro I Bala|Alessandro Bala]]. Alessandro in realtà era un ragazzo comune che tuttavia assomigliava vagamente ad Antioco Epifane, e il popolo lo riconobbe perché Demetrio era assai odiato. Col sostegno di [[Tolomeo VI]], [[Attalo II]] e implicitamente dai Romani, il giovane reclamò il trono: cominciò così una guerra civile. Demetrio riuscì comunque a vincere una prima battaglia. Tuttavia, in un secondo scontro, dopo avere ucciso migliaia di nemici, morì in mezzo ai combattimenti. Alessandro si insediò così sul trono nel [[150 a.C.|150 a.C]], mentre i figli di Demetrio andarono in esilio.
 
=== Il declino ===