Falloforia: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Riga 6:
Nelle falloforie propiziatorie del raccolto, molto diffuse nel mondo agricolo dell'antica Grecia e poi in Italia e nei territori dominati dai Romani, le processioni con il fallo terminavano con una pioggia di acqua mista a miele e succo d'uva, indirizzata verso i campi, che rappresentava l'[[eiaculazione]] del seme origine della vita e quindi propiziava l'abbondanza del raccolto. E' stato attestato anche che nel mondo greco arcaico nel periodo del raccolto le vergini denudatesi si sedessero sui falli i legno e a turno scegliessero un giovane che le avrebbe condotte nella rispettiva camera del tempio di Dioniso riservata al culto fallico e li' si attesta che queste venissero sverginate con dei grandi falli di legno lunghi circa 25 cm e larghi circa 15cm. Attestata la Falloforia nel territorio della chora tarantina (Foggiano/Taranto) così come documenta una ''kylix'' attica a vernice nera del secondo venticinquennio del V sec. a.C. con raffigurazione di Phallagoghìa dionisiaca, un rituale che risulta così attestato nell'ambito delle Dionisie rurali della campagna tarantina in età magno-greca. La ''kylix'' è stata presentata dall'archeologa Giovanna Bonivento Pupino nell'ambito di un importante convegno tarantino dedicato alla "Vigna di Dionysos -Vite, Vino e Culti in Magna Grecia" (citare come indicato in bibliografia).
 
Molti critici sostengono che lo stesso Virgilio, dopo la redazione delle Bucoliche, si sia avvicinato al culto del fallo che e' stato tramandato nel corso dei secoli ed e' stato diffuso in tutta la magna grecia ed in particolare in alcune localita' sicule come Alcara Li Fusi dove ancora oggi ogni anno si svogle la festa del Muzzuni, cioe' del fallo e questo e' solo uno dei tanti esempi di tradizione fallica e durante questa manifestazione un gran numero di donne accorrono nude verso il muzzune.
 
[[Plutarco]] ci descrive una di queste processioni in campagna: {{Citazione|in testa venivano portati un'anfora piena di vino misto a miele e un ramo di vite, poi c'era un uomo che trascinava un caprone per il sacrificio, seguito da uno con un cesto di fichi e infine le vergini portavano un fallo con cui venivano irrigati i campi.|De cupiditate divitiarum, VIII, 527 D}}