Ospedale psichiatrico Santa Maria della Pietà: differenze tra le versioni

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Nei momenti vuoti i matti venivano posti nelle sorveglianze interne od esterne e lasciati a se stessi, in una nullafacenza delirante e controproduttiva. Solo occasionalmente venivano concesse delle passeggiate nel parco del manicomio.
La normale routine veniva rotta solo in due occasioni: il [[Festa dei lavoratori|primo maggio]] e il 15 settembre, ricorrenza di Santa Maria della Pietà in cui veniva organizzata una grande festa che tramutava il manicomio, anche se per poco, in un ambiente piacevole.
Alcuni pazienti denominati ''malatini'' per le loro caratteristiche tranquille e servizievoli godevano di maggiori libertà: aiutavano gli infermieri nella gestione dei degenti più impegnativi o venivano loro affidati dei lavori ''retribuiti'' all'interno del manicomio stesso. Alcuni di loro infatti lavoravano in una piccola azienda agricola, creata nell'ottica dell'[[Terapia occupazionale|ergoterapia]], rendendo quasi autosufficiente la struttura.
 
L'elettroshock-terapia, era una pratica terribile usata dagli infermieri per curare ogni tipo di disturbo mentale:
 
"c’era tra gli psichiatri una grande euforia: era stato praticato da poco tempo, ad opera del professor Cerletti, un nuovo metodo di cura per le malattie mentali, basato sull’applicazione di una serie di scariche elettriche in rapida successione, sulla testa del paziente. Si otteneva cosi un effetto simile ad un attacco di epilessia. A questo metodo rivoluzionario era stato dato il nome di elettroshock-terapia. Insomma, tutti i medici erano convinti che si trattasse di una specie di toccasana per ogni forma di disturbo mentale. Per questo veniva applicato con disinvoltura sulla maggioranza delle persone ricoverate negli ospedali psichiatrici di allora. Erano esclusi solo gli epilettici, che gli attacchi li avevano già per conto loro, le persone anziane e dal cuore in condizioni precarie… in quel periodo, dire “Padiglione VI”, equivaleva a dire “elettroshock”.
 
Racconta Alberto Paolini nella sua autobiografia: "Avevo solo le mie tasche"
 
In seguito racconta anche la sua esperienza con questo strumento:
 
《Mi sono messo a piangere e a invocare la mamm. Mi hanno premuto gli elettrodi sulle tempie: Ho perduto immediatamente la coscienza . Il risveglio è terribile: La testa in una fitta nebbia, mi era capitato qualcosa di terribile ma non lo ricordavo, i nervi tesi allo spasimo, le gambe che si piegavano, tutto ondeggiava».
 
== Note ==