Suonatore di liuto: differenze tra le versioni

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'''''Suonatore di liuto''''' è il soggetto di due dipinti realizzato tra il [[1595]] ed il [[1596]] dal pittore italiano [[Michelangelo Merisi da Caravaggio|Caravaggio]]. Delle due versioni, una è in prestito al Metropolitan Museum di New York (ma proveniente dalla Wildenstein Collection), un'altra è al Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo.<ref>Si vedano Karin Wolfe, "Caravaggio: another 'Lute player'", in ''The Burlington Magazine'', 127 (1985), p. 451-452; Denis Mahon, "The singing 'Lute-player' by Caravaggio from the Barberini collection, painted for cardinal Del Monte", in ''The Burlington Magazine'', 132 (1990), p. 5-7; Keith Christiansen, ''A Caravaggio rediscovered: the lute player'', New York: The Metropolitan Museum of art, 1990; Keith Christiansen, "Some observations on the relationship between Caravaggio's two treatments of the 'Lute-player'", in ''The Burlington Magazine'', 132 (1990), p. 21-26. Si veda inoltre Ferdinando Bologna, ''L'incredulità del Caravaggio e l'esperienza delle "cose naturali"'', Torino: Bollati Boringhieri, 1992, Regesto dei dipinti, n.18.</ref>
 
== Storia ==
 
Il dipinto ora all'Ermitage di San Pietroburgo proviene dalla collezione Giustiniani come è testimoniato dall'inventario del 1638:" Nella stanza Grande de Quadri Antichi...8 Un quadro sopraporto con una mezza figura di un giovane che suona il Leuto con diversi frutti e fiori e libri di musica dipinto in tela alto pal.8, larg. pal.5 con una cornice negra profilata e rabescata d'oro di mano di Michelang,o da Caravaggio" ( Roma, Archivio Giustiniani, Busta 10 v.G<ref>2. Maurizio Marini, ''Caravaggio pictor praestantissimus'', Roma, Newton Compton, 2005, p. 398-99, n. 17 </ref> ). Nel 1808 è acquistato a Parigi dal Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo. La nota descrizione del Baglione, del 1642, si riferisce sicuramente a questo dipinto:
 
" ...''e dipinse per il Cardinale[ Del Monte] anche un giovane, che sonava il Lauto, che vivo, e vero tutto parea con una caraffa di fiori piena d'acqua, che dentro il reflesso d'una finestra eccellentemente si scorgeva con altri ripercortimenti di quella camera dentro l'acqua, e sopra quei fiori eravi una viva rugiada con ogni esquisita diligenza finta. E questo( disse ) che fu il più bel pezzo, che facesse mai,"''<ref>3. Giovanni Baglione, ''Vite de'pittori,scultori et architetti dal tempo di Gregorio XIII nel 1572, al tempo di Urbano Ottavo nel 1642'', Roma. 1642, p. 136.</ref> . Per Mia Cinotti è precedente alla versione Del Monte e databile al 1596-1597<ref>4. Mia Cinotti, ''Caravaggio'', Bergamo, 1991, n. 9</ref>, come anche osserva Mina Gregori<ref>5. Mina Gregori, ''Caravaggio'', Bergamo, 1994, n. 13, p. 146</ref> . Maurizio Marini ( 2005 ) lo data al 1594-1595.
 
Il dipinto del Metropolitan Museum di New York è riportato nell' Inventario dei beni del cardinal Francesco Maria del Monte, compilato il 21 febbraio del 1627: " ''Nella terza stanza à mano destra[ del palazzo di Ripetta]...un Quadro con un'huomo, che'' ''suona il leuto di Michel Angelo da Caravaggio con Cornice negra di palmi s''ei" ( Roma, Archivio di Stato, 30 Notaj Capitolini, Paulus Vespignanus, ufficio 28, vol. 138, fol. 582v ) Non è l'originale che si crede perduto, ma una copia autografa<ref>6. Carl Ludwig Frommel, ''Caravaggios Fruhwerk und der kardinal'' ''Francesco Maria del Monte'', in "Storia dell'Arte", III, nn. 9-10, 1971 ( ma 1972 ), pp. 5-52, p. 36.</ref> . Alla morte del cardinale gli eredi del Monte lo vendono alla famiglia Barberini, acquisito dal cardinale Antonio come risulta da un libro spese del 16 maggio 1628<ref>7. Cfr. Maurizio Marini, cit, p. 381, n. 9.</ref>. L'inventario dell'aprile 1644 del cardinale Antonio Barberini conferma la presenza del dipinto" Nella stanza di Parnasso", con cornice dorata, nel palazzo ai Giubbonari. Nel 1697 risulta ancora dei Barberini nel palazzo alle Quattro Fontane; dopo la registrazione effettuata nel 1817, il dipinto viene venduto ed acquistato nel 1939 dalla Wildenstein & Co. di Parigi-Londra, oggi è in deposito al Metropolitan Museum di New York, per prestito della società<ref>8. Cfr. Maurizio Marini, op. cit., p.382.</ref>. Maurizio Marini, che nutre dubbi sulla versione Del Monte-Barberini lo data al 1595c ( Marini, 2005, n. 9 ). Hibbard sostiene che tanto il Baglione, quanto il Bellori, in realtà ignorano il ''Suonatore'' presso il Giustiniani ( nelle descrizioni si parla di Del Monte e non del Giustiniani ) e dunque si riferiscono ad una sola redazione per Del Monte<ref>9.H. Hibbard, ''Caravaggio'', London, 1983, pp. 279-280, n. 18 </ref>. Nel 1985 il Wolfe rende noto un documento, del passaggio da Del Monte al Barberini che dimostra con certezza la presenza di una duplice redazione iconografica del dipinto<ref>9. K. Wolfe, ''Caravaggio: another"Lute Player''", in " The Burlinghton Magazine", 1985, pp. 451-452.</ref> . Christiansen, in uno studio del 1990, lo considera autografo, ma precedente alla versione Giustiniani<ref>11. Citato da Maurizio Marini, op. cit., p. 382. E si veda K. Christiansen, ''A Caravaggio Rediscovered: The Lute player'', New York, 1990, pp. 10-13. </ref>. Come detto sopra, la Cinotti e la Gregori, sono invece dell'idea che il dipinto di New York sia posteriore a quello Giustiniani-Ermitage e che pertanto si attesti al 1597 ( vedi nota 4 ).
 
Nella Collezione di Alessandro Vittrice, ecclesiastico figlio di Girolamo ed Orizia di Lucio Orsi, sorella di Prospero, propagandista o Turcimanno del Caravaggio, esisteva un dipinto di simile iconografia non identificato e probabilmente perduto curiosamente descritto come" un quadro grande di una donna vestita di Diana, che suona il Cimbalo cornice arabescata m(ano ) del Caravaggio". Maurizio Marini ( 2005, n. 8 ), ritiene che l'estensore dell'inventario sia stato tratto in inganno dalla evidente androginia del musico e dal ricciolo piegato a virgola sulla fronte, come una mezza luna, noto attributo simbolico della dea Diana<ref>12, Maurizio Marini, op. cit., p. 379, n. 8. Il destino dei dipinti della raccolta Vittrici, salvo che per la Buona Ventura ex Pamphili ora al Louvre, non è noto, pertanto il dipinto deve ritenersi non identificato. </ref>. Il Marini ritiene che questo dipinto possa essere quello in collezione privata a Roma ( 2005, p. 144, n. 8 e p. 379 ).
 
Secondo Maurizio Marini ( 2005, n. 9 ) Caravaggio era solito una volta eseguito un dipinto ( il primo, per lo studioso, quello per il cardinale Del Monte ), ne esegue altri con varianti sostanziali, formandone una nuova stesura che cede poi ad altro collezionista. Un simile sistema non è solo presente qui, ma anche nella ''Buona Ventura'' oppure nelle due versioni delle ''" Stimmate di San Francesco"'' <ref>13. Maurizio Marini, op. cit., p. 382.</ref>. Dalla recente scoperta da parte del giovane ricercatore Riccardo Gandolfi di un manoscritto di Gaspare Celio contenente con altre ''Vite'', la inedita ''Vita di Caravaggio'' ( essendo del 1614, si tratta della prima ''Vita di Caravaggio,'' scritta a soli quattro anni dalla morte del Merisi ), apprendiamo che ''Il'' ''suonatore di liuto'' era stato dipinto da Caravaggio nella casa di Prospero Orsi, suo amico e propagandista che avendo saputo che il Cardinal Del Monte cercava un bravo pittore per eseguire delle copie per la sua collezione, presentò il Merisi e, probabilmente, gli mostrò anche il dipinto che con altri del pittore lombardo servì a convincere Del Monte a prenderlo presso di sé<ref>14. La prima menzione della scoperta del dottor Riccardo Gandolfi è comparsa in un articolo-intervista a cura di Fabio Isman su Il messaggero del 5 marzo 1917; in seguito se ne è occupata Carole Blumenfeld su Le journal de l'Art , n. 476, 31 marzo 2017, p. 6. </ref>
 
== Descrizione e stile ==
 
Si ritiene, data l'estrema somiglianza estetica col ''[[Bacco (Caravaggio)|Bacco]]'' degli [[Galleria degli Uffizi|Uffizi]], che a posare per entrambe le opere sia stato lo stesso modello. Una parte della critica lo identifica col pittore siciliano [[Mario Minniti]], amico di scorribande, e forse amante, di Caravaggio.<ref>L'identificazione possibile (ma non certa) si basa sull'incisione del ritratto del pittore siracusano Mario Minniti (basata sul dipinto attribuito a Marcellino Minasi) amico intimo del Caravaggio e acclusa in ''Memorie dei pittori messinesi'', Messina: presso Giuseppe Pappalardo, 1821 p. 82, cfr.; Christoph Luitpold Frommel, "Caravaggios Frühwerk und der Kardinal Francesco Maria del Monte", in ''Storia dell'Arte'', 9/10 (1971), p. 5-52. Sull'intima amicizia fra Minniti e Caravaggio, si veda Christoph Luitpold, "Caravaggio, Minniti e il Cardinal Francesco Maria del Monte", in ''Michelangelo Merisi da Caravaggio: la vita e le opere attraverso i documenti'', a cura di Stefania Macioce, Roma: Logart Press, 1995, p.18-41.</ref> Come proposto da Frommel, il modello (forse Mario Minniti), mostra maggiore consapevolezza e professionalità nel tenere le mani sul liuto e la sua camicia bianca ha più pieghe e ha i ricami. Scrive Frommel: la "''figura rappresentata diventa più persona''" favorendo maggiormente l'impressione di un "dirimpettaio animato"<ref>Christoph Luitpold Frommel,"Caravaggio, Minniti e il Cardinal Francesco Maria del Monte", op. cit., p.23.</ref>.
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== Iconografia ==
Riguardo al ritratto del giovane suonatore di liuto, oltre alla proposta che si tratti del castrato Pedro de Montoya e all'amico di Caravaggio, il pittore sicialiano Mario Minniti, dei quali si è sopra detto, si è pensato ad un' altra possibilità: A. Corboz lo considera un autoritratto ( un Caravaggio giovane ), da mettere accanto a quello molto verosimile dei ''Musici'' o ''Concerto'', ma dopo questo e accanto a quello, altrettanto certo, del ''Ragazzo morso da un ramarro,'' ma prima di questo<ref>21. Anton Czbor, ''Autoritratti del giovane Caravaggio'', in Acta Historiae Artium Academiae Scientiarum Hungaricae, II, 1955, pp. 201-213, </ref> . Alcuni, come Julian, pensano che si tratti di un ragazzo abbigliato da donna, ma non il pittore travestito<ref>R. Julian, ''Caravage'', Paris, 1961, citato dal Marini, op, cit., p. 399.</ref> . Non è compreso fra gli autoritratti di Caravaggio giovane nello studio di fisiognomica dell'autoritratto di Caravaggio nei suoi dipinti di Mauro de Vito<ref>Mauro de Vito,''Autoritratti veri e presunti di Caravaggio'' in AA. VV. L'adorazione dei pastori, Milano, Skira, 2009, on line in www.cultorweb.com </ref> , che invece comprendono quelli del ''Bacco'', del ''Bacchino malato,'' della ''Musica,'' del ''Ragazzo morso da un ramarro'' e del ''Fruttarolo''. L'uso dell'autoritratto si rende necessario quando non si hanno modelli a disposizione da poter pagare per le pose e nei suoi inizi era certo questa la condizione del pittore che, per autoritrarsi, aveva usato uno specchio<ref>24. Roberta Lapucci, ''Caravaggio e i "quadretti nello specchio'' ''ritratti''", in AA.VV. ''Gli allievi per Mina Gregor''i, a. c. di Mina Bacci, Milano, 1994 e idem, in Paragone Arte, XLV, nn. 44-46, pp. 160-170. </ref>. Nel dipinto dell'Ermitage, che sembra conforme alla descrizione del Baglione ( 1642 ), il vaso di fiori mostra un rapporto di corrispondenza con la figura del giovane suonatore di liuto e a questo proposito, Hermann Fiore cita un noto passo del Giustiniani nella lettera a Dirck van Amayden:" ''Il'' ''Caravaggio disse, che tanta manifattura gli era a fare un quadro buono di fiori, come di figure''"<ref>Cfr. la citazione in Kristina Hermann Fiore, ''Il suonatore di liuto,'' in www. multimediapierreci.it/ album/ Caravaggio, 1/2/2010 ( Cammeo Gonzaga ), p. 54. La lettera è circa del 1610, Ferdinando Bologna, L'incredulità di Caravaggio, cit., p.281.</ref> . Dare pari dignità, dunque tanto alla natura morta quanto alla viva e in questo senso la frase del Moir, dopo un'attenta osservazione dei fiori sul modello della tradizione di uno specialista come Jan Bruegel, ci sembra piuttosto convincente: " ''I fiori di Caravaggio hanno meno l'aspetto di esemplari conservati ( come in Bruegel ), sono più vitali, come creature vive che ancora reagiscono crescendo al sole, nella terra, alla luce''"<ref>26. A. Moir, Caravaggio, New York, 1982, p. 76, la traduzione del passo è in Maurizio Marini, Op. cit., p. 399.</ref> . In ambedue i dipinti, quello di Leningrado e quello di New York si nota il virtuosismo prospettico della disposizione dei tavoli e degli oggetti e la resa naturalistica dei due piani, uno di marmo, l'altro con una coperta damascata<ref>Koning, 1997, pp. 38-39 citato dal Marini, Op, cit., p. 399. </ref>; di pari virtuosismo è la resa della" natura morta", dei fiori e della frutta ( nella versione ex Giustiniani, ma come si è detto, in origine anche nella versione Del Monte ). Il mazzo di fiori è composto da iris bianchi ( nella maggior parte ) ed Iris scuri, una rosa, margherite, anemoni, garofani e gelsomini, collocati in un vaso di cristallo che riflette la luce della finestra<ref>26, K. Hermann Fiore, Op. cit., p. 50</ref>. Il ragazzo, sorpreso mentre sta per cantare, offre il suo canto d'amore, ma nello stesso tempo determina un " paragone" con" ''il potere universale della pittura...teorizzato dal più grande dei maestri lombardi, Leonardo da Vinci, del quale le fonti riferiscono anche la pittura d''i ''un magnifico vaso di fiori bagnati dalla rugiada''" ( Hermann Fiore )<ref>27. K Hermann Fiore, op. cit., p. 54</ref>. Un rapporto simbolico può trovarsi con i cinque sensi, vista, olfatto, udito, tatto e gusto, infatti le corrispondenze possono essere con le figure offerte in primo piano ( vista ), i fiori ( tatto e olfatto ), il gusto ( tatto e gusto ), gli strumenti musicali ( il tatto e la vista, con il virtuosismo dell'esperienza delle corde distinte persino nello spessore o la posizione del violino che sporge dal tavolo verso lo spettatore come se potesse afferrarlo, l'udito )<ref>30. K. Hermann Fiore, cit., p. 54</ref>.Oltre ai sensi, anche l'armonia è alla base del soggetto. Il Moir, citato da Marini, si chiede se " non potrebbe indicare che l'amore è finito e che il musicista è abbandonato alla solitudine? Non è forse tutto il dipinto un tema della vanitas, un lamento malinconico per la transitorietà delle cose e delle esperienze di questo mondo temporale e fisico?"<ref>A. Moir, Caravaggio, cit., p, 72, traduzione della frase in Maurizio Marini, cit., p. 400</ref>. Tanto Del Monte che il Giustiniani erano appassionati di musica, possedevano collezioni di strumenti musicali, libri, dipinti, partecipavano attivamente a concerti, anche organizzati nelle proprie dimore; il Giustiniani era anche teorico musicale e alla pari del Del Monte e, forse dello stesso Caravaggio ( nell'inventario delle sue'robe'del 1605 vi erano una "''quitarra e una violina''" , era un dilettante di musica<ref>31. Sybille Ebert-Shiffer, ''Caravaggio dilettante di musica?'' in AA. VV. ''La musica al tempo di Caravaggio'', a c. di Stefania Macioce, Enrico de Pascale, Roma, Gangemi, Roma, Gangemi, 2010 pp. 29-40 </ref>. Nella tela del Metropolitan oltre all'assenza del vaso di fiori, della frutta e del piano che non è di marmo ma coperto da un tappeto orientale, vi sono altre differenze, come nei polsini della camicia che risultano non arrotolati come nella tela ex Giustiniani, ma inamidati, la cintura che cinge piuttosto in alto la figura e termina con un fiocco a destra, c'è anche una specie di fazzoletto che serve a tenere la parrucca e che ha una doppia orlatura di colore rosa, ma soprattutto il violino è più arcaico a 7 corde doppie ( quello Giustiniani è a 6 corde ), manca delle fenditure e ha sulla tastiera un fiore stilizzato che potrebbe essere il marchio del costruttore di inizio secolo XVI ( quello Giustiniani è un Amati con sigla a X intrecciate ); vi è poi un flauto dolce, forse tedesco e uno spinettino forse anch'esso tedesco<ref>32. Maurizio Marini, cit., p. 382</ref> , Christiansen ritiene che gli strumenti dovevano far parte della collezione del Monte, compreso il tappeto orientale ( Usbak ), mentre il violino a 7 corde è lo stesso che appare nella ''Musica'' o ''Concert''o sempre del Metropolitan che doveva fare da pendant con il ''Ragazzo che suona il liuto'' nella medesima stanza<ref>33. H.Christiansen, Caravaggio, New York, Metropolitan Museum, 2000, p, 202, n. 25 </ref>.
 
== Curiosità ==
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* Keith Christiansen, "''Some observations on the relationship between Caravaggio's two treatments of the 'Lute-play''er'", in ''The Burlington Magazine'', 132 (1990), pp.&nbsp;21–26.
* Keith Christiansen, ''Caravagg''io, New York, Metropolitan Museum, 2000
* R. Julian, ''Caravage'', Paris, 1961
* Christoph Luitpold Frommel, "''Caravaggios Frühwerk und der Kardinal Francesco Maria del Monte''", in ''Storia dell'Arte'', 9/10 (1971), pp.&nbsp;5–52.
* Denis Mahon, "''The singing 'Lute-player' by Caravaggio from the Barberini collection, painted for cardinal Del Monte'', ''The Burlington magazine'', 132 (1990), pp. 5-20.
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* Karin Wolfe, "Caravaggio: another 'Lute player'", in ''The Burlington Magazine'', 127 (1985), pp.&nbsp;451–452
* Sybille Ebert-Shiffer, ''Caravaggio dilettante di musica''? in AA. VV. ''La musica al tempo di Caravagg''io, a c. di Stefania Macioce ed Enrico de Pascale, Roma, Gangemi, 2010, pp.29-40
* K. Hermann- Fiore, ''Il suonatore di Liut''o, in www.Pierreci,com/album/caravaggio/2010
* A. Moir, Caravaggio, New York, 1982
* Maurizio Marini, ''Caravaggio pictor praestantissimus,'' Roma, Newton Compton, ed. 2005