José Miguel Gómez: differenze tra le versioni

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==La soppressione del movimento del ''Partido Independiente de Color''==
La minaccia più grave alla stabilità del governo Gòmez fu rappresentata dal movimento di protesta del ''Partido Independiente de Color'', organizzazione politica fondata da [[Evaristo Estenoz Corominas]] il 1º agosto [[1908]] con lo scopo di combattere la discriminazione razziale contro gli schiavi affrancati durante la guerra indipendentista e contro i meticci. Il 25 febbraio [[1912]] una folta delegazione del movimento, capitanata dal loro fondatore, si presentò al cospetto del Presidente Gòmez rivendicando un'istanza per far approvare un emendamento da parte della Camera dei Rappresentanti e del Senato affinché si stabilisse la possibilità che un partito politico potesse identificarsi per colore della pelle o per altre categorie razziali e che potesse quindi perseguire espressamente delle politiche a sfonfo razziale. A tali istanze il Presidente Gòmez obiettò che si trattava di una procedura appannaggio del parlamento e si rifiutà di impegnarsi a tale scopo. Il 23 aprile di quello stesso anno il Tribunale Supremo cubano definì illegale e sediziosa l'attività propagandistica del ''Partido Independiente de Color'', scatenando violente proteste.
Alle forze dell'ordine fu indicato di arrestare tutti i rappresentanti più importanti del movimento e il 3 maggio [[1908]] venne approvata la cosiddetta ''Ley Morùa'', ideata dal moderato Martin Morùa Delgado, il più importante rappresentante del movimento afro-cubano all'interno del governo Gòmez, secondo la quale dovesse essere considerato illegale qualsiasi movimento o partito politico a sfondo razziale<ref>Alejandro de la Fuente, ''A Nation for All'', University of North Carolina Press, 2001, pagg. 71-73</ref>. Male organizzati ed armati e concentrati in gran parte nel versante occidentale dell'isola, il movimento degli ''independentistas'' subirono una reressionerepressione violenta e a tratti sanguinosa eche provocò almeno 2.000 vittime, facendo affondare per sempre l'ideale dell'uguaglianza razziale che era stato uno dei capisaldi del movimento indipendentista. Il 31 maggio [[1912]], gli Stati Uniti, temendo rappresaglie contro le piantagioni di zucchero e sul resto delle proprietà americane sull'isola, inviarono la nave da guerra ''[[USS Nebraska (BB-14)|USS Nebraska]]''<ref>Clifford L. Staten, ''The History of Cuba'', Palgrave Mc Millan, 2005, p. 49</ref>, facendo sbarcare i suoi marines presso il piccolo villaggio di [[Daiquirì]] a circa 14 kilometri da [[Santiago di Cuba]].
 
==La sconfitta elettorale e l'arresto==
I problemi razziali e la forte diffusione del malaffare e della corruzione si unirono alla divisione interna al Partito Liberale tra i sostenitori di Gòmez e quelli del suo avversario ed ex-alleato Zayas. Nonostante si fossero riavvicinati per non provocare la sconfitta elettorale del loro partito, Gòmez e Zayas causarono l'elezione del conservatore [[Mario García Menocal]]. Convinti di essere stati sconfitti a causa di pesanti brogli elettorali, i capi del Partito Liberale decisero di opporsi con la forza delle armi alla nuova elezione, organizzando bande armate nella città di [[Camagüey]] e a [[Santiago di Cuba]], che tuttavia vennero presto soppresse dai militari fedeli al nuovo presidente cubano, anche grazie all'appoggio degli Stati Uniti. Miguel Gòmez, insieme a suo figlio [[Miguel Mariano Gòmez|Miguel Mariano]], vennero arrestati e condotti nella fortezza prigione di ''Castillo del Príncipe'' nella parte vecchia de ldell'[[Avana]].
 
Beneficiando di un'[[amnistia]] il 18 marzo [[1918]] riguadagnò la libertà, aspirando alla candidatura per la presidenza nelle elezioni del [[1921]], dove però venne sconfitto dal suo antico alleato-avversario [[Alfredo Zayas]]. Amareggiato per la sconfitta si ritirò dalla vita politica del suo paese e si trasferì negli Stati Uniti, dove morì di [[polmonite]] mentre era ospite del [[Plaza Hotel]] di [[New York City|New York]].
 
==Note==