Divario generazionale: differenze tra le versioni

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== Origini ==
Il divario generazionale riceve un importante contributo dagli studi sullo sviluppo sostenibile, in particolare dalla bioeconomia e dai modelli di crescita sostenibile. La sempre maggiore consapevolezza che il benessere non può essere misurato soltanto in termini di prodotto interno lordo (Pil) ha condotto da tempo gli economisti a ripensare gli scenari per il prossimo futuro nonché le politiche economiche e sociali volte a promuovere la crescita e a ridurre le disuguaglianze. A rendere emergenziale questo percorso, tuttavia, sono state due cause principali: la recessione economica degli ultimi anni, che ha evidenziato i limiti previsivi dei modelli economici sino ad oggi elaborati, portando allo scoperto la grande frattura tra coloro che hanno beneficiato dell’incremento della ricchezza, dei consumi e degli standard di sicurezza sociale (''baby boomers'') e coloro che solo oggi si confrontano con il mondo del lavoro senza strumenti economici adeguati (''generazione Millennials'')<ref>{{Cita libro|titolo=Istituto Giuseppe Toniolo, La condizione giovanile in Italia. Rapporto Giovani 2016, Il Mulino, Bologna, 2016}}</ref>; e la pesante impronta ecologica che richiederà urgenti e consistenti investimenti per ricostruire il capitale naturale depauperato. Investimenti che, ancora una volta, saranno prevalentemente sostenuti dalle generazioni future<ref>{{Cita libro|titolo=Monti L., Ladri di futuro, la rivolta dei giovani contro l’economia ingiusta, Luiss University Press, Roma, 2016}}</ref>. In questo ambito, accanto al concetto di sviluppo sostenibile si sta diffondendo tra i principali esperti del settore il termine di “sostenibilità integrata”. In forza del principio di giustizia globale distributiva<ref>Maffettone S.'', Un mondo migliore, Giustizia globale tra Leviatano e Cosmopoli'', Luiss University Press, Roma, Marzo 2014</ref>, cioè, la politica economica dovrebbe prevedere tutti gli strumenti per assicurare alle generazioni future la stessa qualità della vita e le stesse opportunità delle attuali. La sostenibilità integrata, quindi, si propone di ridurre non solo il debito nei confronti del pianeta (la tradizionale sostenibilità ambientale), ma anche quello contratto con le nuove e future generazioni (la sostenibilità per assicurare l’equità intergenerazionale)<ref>{{Cita libro|titolo=Monti L. (2013). “Spunti per una politica di solidarietà generazionale” in Amministrazione In Cammino, ISSN:2038-3711}}</ref>. La questione del divario generazionale, inoltre, chiama in causa i principi di solidarietà (art. 2) e di uguaglianza (art. 3) sanciti dalla nostra Costituzione Italiana: non è possibile, infatti, essere “eguali di fronte alla legge” ovvero esercitare i medesimi diritti, sia civili che sociali, se prima non vengono rimosse le condizioni di diseguaglianza che impediscono a tutti di fruirne effettivamente.
Il dibattito sul superamento dei paradigmi economici tradizionali ha favorito la creazione di nuovi indicatori di misurazione del benessere degli individui e della società. In particolare, in Italia la sfida è stata accolta fin dal 2011 dal lavoro congiunto di Istat e Cnel che ha sviluppato il  “Benessere Equo e Sostenibile” (BES)<ref>{{Cita web|url=http://www.misuredelbenessere.it/|titolo=Benessere equo e sostenbiile}}</ref>, diviso in 12 domini e 130 indicatori, con l’obiettivo di analizzare la qualità della vita e lo stato di sviluppo del Paese, andando oltre le informazioni fornite dal PIL. Anche gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) della Agenda 2030<ref>{{Cita web|url=http://www.un.org/ga/search/viewdoc.asp?symbol=A/RES/70/1&Lang=E|titolo=ONU, Transforming our world: the 2030 Agenda for Sustainable Development , 2015 (A/70/L.1)70/1, 2015}}</ref> delle Nazioni Unite, approvata nel settembre 2015 a New York, cercano di integrare sostenibilità economica, sociale ed ambientale. L’Agenda, attraverso un complesso sistema basato su 17 obiettivi, 169 traguardi, o sotto-obiettivi, e oltre 240 indicatori, monitorerà per i prossimi 15 anni il processo di cambiamento del modello di sviluppo di ciascun Paese, valutato periodicamente in sede Onu. Pertanto, i 17 obiettivi sono finalizzati ad integrare i tre volti della sostenibilità (economica, ambientale e sociale) in un unico programma condiviso che prevede tempi e specifiche modalità operative di intervento per il perseguimento di tali OSS. In questo ambito, in Italia il 3 febbraio 2016 i rappresentanti di 130 enti e reti della società civile tra Fondazioni, Centri di ricerca, Università, Associazioni e altre Organizzazioni impegnate sul tema della crescita sostenibile ed inclusiva, hanno costituito l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS)<ref>{{Cita web|url=http://www.asvis.it/|titolo=Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile}}</ref>. La sua missione è di far crescere nella società italiana la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda, così da promuovere una cultura di sostenibilità, orientare i modelli di produzione e di consumo, contribuire alla definizione di una strategia italiana per lo svolgimento degli OSS e predisporre un sistema di monitoraggio dei relativi progressi del Paese. Il primo Rapporto ASvis è del settembre 2016<ref>{{Cita libro|titolo=ASviS, L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, Rapporto 2016}}</ref>.