Taiko: differenze tra le versioni

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Già nella remota antichità, i ''taiko'' erano usati negli eventi militari e nelle feste comunitarie dette [[matsuri]]. Tuttoggi nei sacrari [[shintoismo|shintoisti]] di numerose località del Giappone, viene usato un tamburo per evocare e rendere omaggio alle divinità, i [[kami]].
 
L'onnipresenza del tamburo in alcuni riti shintoisti noti come [[kagura]] crea un'analogia con la centralità del tamburo nello [[sciamanesimo]] "classico". Di conseguenza alcuni studiosi suppongono che l'impiego del tamburo nei ''kagura'', e più in generale in gran parte delle pratiche [[Rito|rituali]] [[Folclore|folkloriche]] giapponesi, trovi le sue radici proprio nello sciamanesimo. Inoltre, il tamburo è significativamente legato, anche nei racconti mitologici giapponesi, a pratiche riconducibili a un orizzonte sciamanico: il famoso episodio della "Caverna celeste" può infatti essere interpretato come pratica per il recupero dell'anima - quella della dea solare [[Amaterasu]], "morta" nella caverna - in cui un ''taiko'' sui generis, il recipiente capovolto, svolge una funzione determinante. Peraltro, nel Giappone contemporaneo il tamburo, di norma insieme al canto, si delinea come elemento immancabile nello scatenamento, nello sviluppo e nella risoluzione della [[Trance(Psicologia)|trance]] di [[possessione]] che caratterizza alcuni rari casi di ''kagura''. <ref> Sestili 2000, pp.113-114 </ref>
 
Dalla pratica strumentale dei ''matsuri'' deriva, nei tardi anni '50 del XX secolo, un genere [[Tradizione|neotradizionale]] imperniato su gruppi di tamburi, ''ensemble'' definiti dai musicologi [[kumidaiko]] (組太鼓). Gruppi come quelli dei Kodō hanno elaborato, liberamente e in senso virtuosistico, i repertori di diverse zone del Giappone o utilizzato brani composti ex novo.<ref> Bender cit. </ref>