Luigi Meta: differenze tra le versioni

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==Seconda emigrazione americana==
Ritorna negli USA nel febbraio del [[1939]], ospite a [[Boston]] del fratello Tarquinio (detto Ercolino, poi Lino, dopo aver assunto la cittadinanza americana). Collabora con le redazioni de ''La Controcorrente''<ref>su cui scrive [[Giovanna Caleffi]] moglie di [[Camillo Berneri]]
[http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/296/55.htm Alcune schede tratte dal «Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani»]</ref> di Boston , ''[[L'Adunata dei Refrattari]]'' e ''[[Il Martello]]'', giornale diretto da [[Carlo Tresca]] a [[New York]], ''Il Risveglio» di Dunkirk'', N.Y., redatto dal [[Joseph Zavarella]], referente locale del comitato anarchico Pro-Spagna di Parigi. Firma gli articoli con pseudonimi quali Libero Martello, Lume, Lima, nomi di senso compiuto che contengono le iniziali o le finali del suo nome e cognome. A Boston, stringe rapporti con [[Alberto Cianca]], [[Carlo Sforza]], [[Gaetano Salvemini]] e [[Alberto Tarchiani]]. Ricopre l'incarico di segretario politico di quella sezione della [[Mazzini Society]].
 
Come aveva fatto [[Carlo Tresca]],<ref>[[Caso Tresca#Analisi|in forte contrasto]] con [[Armando Borghi]] (contrario all' idea di un fronte unito con i comunisti), sia pur essendo da anarchico, era propenso all'ingresso dei comunisti nel comitato antifascista, incluso anche il suo vecchio "nemico" [[Vittorio Vidali]], che peraltro stava già lavorando per un fronte unito antifascista.</ref> si schiera contro sia contro chi tende a renderla [[Mazzini Society]] controllata dai comunisti filo stalinisti sia contro [[Caso Tresca#Analisi|il riciclaggio]] di ex [[fascisti]] come novelli antifascisti proseguendo, quindi, la sua linea di attenzione verso il fenomeno della penetrazione fascista nelle organizzazioni operaie italo-americane, fenomeno già denunciato e smascherato da Meta sulle pagine de ''La Controcorrente''. Continua a scrivere fino alla fine del 1942; la morte lo coglie il 22 gennaio 1943, agli albori dell'anno definitivo del crollo del fascismo, prima di veder realizzato l'impegno della sua esistenza di libertario. Viene inumato nel cimitero non cattolico, nella parte riservata ai “senza dio” dove le fosse, senza fregi ne orpelli, sono contraddistinte da un numero inciso su una piccola mattonella posta sul terreno. Dopo la Liberazione, nel suo paese d'origine via Principe Umberto diviene via Luigi Meta. Ne ricorderà la figura la sezione di Pratola del [[Partito d'Azione]] con la diffusione di un manifesto murale.