Vallo Alpino del Littorio: differenze tra le versioni

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Il '''Vallo Alpino del Littorio''', noto anche brevemente come '''Vallo Alpino''' (in [[lingua francese|franc.]] ''Val Alpin'' o ''Mur des Alpes'', in [[lingua tedesca|ted.]] ''Alpenwall'', in [[lingua slovena|slov.]] ''Alpski zid'', in [[lingua inglese|ingl.]] ''Alpine Wall''), è un sistema di fortificazioni formato da opere di difesa ([[bunker]]), voluto da [[Benito Mussolini|Mussolini]] e costruito durante il [[Storia dell'Italia fascista|ventennio fascista]] prima della [[seconda guerra mondiale]] per proteggere il confine italiano dai paesi limitrofi, cioè [[Francia]], [[Svizzera]], [[Austria]] e [[Jugoslavia]].
 
Il termine "vallo" deriva dall'antica costruzione difensiva romana denominata ''[[vallum]]''.<ref>Y. Le Bohec, L'esercito romano da Augusto a Caracalla, Roma 1992.</ref> Pur essendo stato costituito nel [[1931]], la denominazione Vallo Alpino del Littorio venne ufficializzata solamente il 13 marzo [[1940]] in un discorso pronunciato dal Sottosegretario alla Guerra generale [[Ubaldo Soddu]].<ref>{{Cita |Bernasconi & Muran 2009 |pp. 84-85 e 190 |Bernasconi 2009 }}.</ref> La costruzione sul confine ex austriaco, divenuto confine tedesco dopo l'[[Anschluss|annessione dell'Austria alla Germania]] il 13 marzo [[1938]], ebbe inizio nel [[1939]] a seguito della diffidenza che Mussolini manifestava verso la [[Germania]] di [[Adolf Hitler|Hitler]]. Quest'ultimo tratto venne battezzato dalle popolazioni delle zone interessate ai lavori "''Linea non mi fido''", con evidente riferimento ironico alla [[Linea Sigfrido]],<ref>{{cita libro|cognome=Bernasconi |nome=Alessandro |autore2=Giovanni Muran |titolo= Le fortificazioni del Vallo Alpino Littorio in Alto Adige |annooriginale=1999 |meseoriginale= maggio |editore=Temi |città= Trento |p=15 |capitolo=Capitolo primo "IL VALLO ALPINO DEL LITTORIO: LA SUA EPOCA", § Noi siamo all'epoca delle Nazioni murate |citazione=''14 febbraio 1940: L'ultima seduta della Commissione Suprema di Difesa: "Ribadisce (il Duce) il suo proposito di chiudere le frontiere; noi siamo all'epoca delle Nazioni murate!"''<br />Durante la non belligeranza italiana nel conflitto europeo, la diffidenza verso la Germania di Hitler diede un ulteriore impulso alla costruzione del Vallo Alpino del Littorio; quest'ultimo venne battezzato dalle popolazioni alpine interessate ai lavori: "la Linea Non Mi Fido". E a ben ragione!<br />Abbiamo ritenuto opportuno riportare integralmente alcuni passi della memorialistica edita dai vari Generali, Capi di Stato Maggiore Esercito che sono stati protagonisti dei fatti d'arme italiani della II Guerra Mondiale. […]<br />Seguono citazioni di [[Mario Roatta]], del [[Carlo Favagrossa|Generale Favagrossa]], di [[Pietro Badoglio]] e di [[Dino Grandi]].<br />[…]In realtà, dopo aver consultato numeroso materiale d'archivio si può sicuramente affermare che molto prima della firma del Patto d'Acciaio, il Duce, concordemente con lo Stato Maggiore Regio Esercito, portava avanti la progettazione, costruzione, miglioramento delle opere già eseguite alla frontiera settentrionale|isbn=88-85114-18-0 }} Per ulteriori informazioni sulla "diffidenza di Mussolini verso l'alleato Hitler" vedere il seguito del capitolo citato e l'opera degli stessi autori {{cita libro|cognome=Bernasconi |nome=Alessandro |autore2=Giovanni Muran |titolo= Il testimone di cemento - Le fortificazioni del "Vallo Alpino Littorio" in Cadore, Carnia e Tarvisiano |annooriginale=2009 |meseoriginale= maggio |editore=La Nuova Base Editrice |città= Udine |isbn=86-329-0394-2 }}</ref> e quindi così utilizzata{{Chiarire|2=v. pag. discussione}} dalle popolazioni dove veniva costruito.<ref>Bernasconi Alessandro e Prünster Heimo, ''L'occhio indiscreto - Das indiskrete Auge'', ed. curcuegenovese, 978-88-6876-121-9</ref>
 
Prima della [[seconda guerra mondiale]], le opere di difesa erano presidiate dalle unità della "GaF", il corpo di [[Guardia alla frontiera|Guardia alla Frontiera]], specificatamente creato per il presidio delle opere fortificate, il cui motto era «''Dei sacri confini guardia sicura''». La situazione [[geopolitica]] venutasi a creare nel dopoguerra portò al ripristino parziale e alla messa in funzione delle opere dell'ex Vallo Alpino Settentrionale, che tornarono operative dall'inizio degli [[anni 1950]] fino al [[1992]], presidiate da reparti appositamente dedicati allo scopo: [[Alpini d'Arresto]] e [[Fanteria d'arresto|Fanti d'Arresto]].<ref>{{Cita|Bernasconi & Muran 2009|p. 9|Bernasconi 2009}}.</ref>
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La costituzione del "Vallo Alpino del Littorio" avvenne ufficialmente il 6 gennaio [[1931]] con l'emanazione della [[Circolare 200]] da parte dello [[Stato maggiore dell'Esercito|Stato Maggiore del Regio Esercito]] e i lavori per il suo completamento continuarono per diversi anni, proseguendo in alcuni casi anche durante il conflitto, fino all'ottobre [[1942]].<ref>{{Cita|Bernasconi & Muran 2009|p. 8|Bernasconi 2009}}.</ref><br />
Il progetto iniziale comprendeva tutto l'arco [[alpi]]no, partendo da [[Ventimiglia]] e arrivando all'allora città italiana di [[Fiume (Croazia)|Fiume]], sfruttando appieno la scarsità di rotabili, sentieri e colli e le difficoltà create dall'ambiente alpino. Ai tempi, i compiti attribuiti alla fortificazione permanente erano principalmente di:
* fungere da copertura, onde consentire lo svolgimento delle operazioni di [[mobilitazione]] e di radunata in un quadro di sicurezza;
* sbarrare le più importanti vie di penetrazione;
* costituire base di partenza e di appoggio per azioni offensive o controffensive;
* realizzare l'[[economia delle forze]];
* incanalare l'avversario deviandolo da zone vitali e convogliandolo in zone più favorevoli alla difesa;
* ritardare e logorare la progressione nemica;
* arrestare l'avversario, agendo in combinazione con l'[[esercito di campagna]].
 
Intorno al [[1924]]-[[1925|25]] si ebbe un'implementazione della rete stradale civile italiana, e questo avvenne anche in seguito alla realizzazione di una rete di strade militari, necessarie per condurre le guarnigioni difensive e i relativi fabbisogni logistici in luoghi prima inaccessibili a mezzi ruotati.
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Questa classificazione stradale rimase in vigore fino al [[1936]], quando il Ministero della Guerra pubblicò la circolare 94210, che suggerì di improntare la ripartizione delle strade militari a criteri più generali e meglio aderenti alle necessità operative caso per caso. La vecchia circolare venne abrogata e le strade atte al transito veicolare vennero classificate in "Strade principali", con larghezza da 3,50 a 8,50 metri, e "Strade secondarie", con larghezza da 3 a 5 metri.
 
Il 28 giugno [[1937]] un'altra circolare, la numero 42240, presentò le normative inerenti alle "Viabilità minori",<ref>{{Cita|Boglione 2005|p. 21|Boglione 2005}}.</ref> ossia strade più adattate alla morfologia del terreno, di facile costruzione, adatte al transito di artiglierie carrellabili, [[Salmeria|salmerie]] e pedoni.
 
La zona inizialmente più interessata a lavori di rafforzamento fu la frontiera con la Francia: le vallate alpine piemontesi e le vallate al confine franco-ligure furono pesantemente fortificate e rinnovate. Queste vallate erano state al centro di episodi bellici nelle campagne francesi del [[XVIII secolo]] e, fin dalla nascita dello [[Regno d'Italia|stato italiano]], tutti gli accessi al territorio italiano furono oggetto di attenzione militare.