Giovanni Colacicchi: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 32:
 
Le sue opere rappresentano grandi spazi aperti naturali con un forte senso di immersione nella natura stessa, grazie all'uso materico molto denso che le caratterizza. Dalla campagna di Anagni, suo luogo di nascita, a territori impervi e all'ora poco conosciuti della [[Calabria]] negli anni 40, generatori e figli di una cultura arcaica e mitologica del suo passato, fino al territorio selvaggio e incontaminato del [[Sudafrica]]. Dalle nature morte che immortalavano oggetti a lui cari, a quadri poetici che rappresentavano il mito e la figura umana.
Nel suo primo periodo artistico, esordì nel 1924 con l'opera “La Malinconia” in stile [[realismo magico]], influenzato dall'incontro con [[Giorgio De Chirico]].
Esordisce a livello nazionale con le sue prime opere nella mostra del Novecento Italiano nel 1926 a [[Milano]], e da questo momento partecipa alle mostre del movimento “sarfattiano” nella veste di esponente del gruppo fiorentino, in opposizione alla corrente “strapaesana” della pittura classica ritrattista dei primi del novecento.
<br>Nel 1930 allestisce la sua prima mostra personale nella galleria fiorentina “Saletta Fantini”, a [[Firenze]].
Nel periodo tra il 1931 e il 1933 che trascorse ad Anagni, nascono alcuni dei suoi principali capolavori come "Fine d'estate" (1932) e "Santa Maria Egiziaca e Giacobbe e l'angelo" (1933). Altre opere le dipinse nel soggiorno parigino dal 1933, e successivamente in [[Calabria]] con opere che ritraevano i territori impervi e naturali del paesaggio calabrese, di vita popolare del luogo, e con le suggestioni del mito sul passato greco del territorio calabrese.
Dal viaggio in [[Sud Africa]] il pittore fece numerosi paesaggi, tra cui i più famosi "Il faro di Monille Point" (1935) e "Gli esuli" (1935-1936), che testimoniano lo stato d'animo dell'artista, che contrapponeva i paesaggi straordinari naturali d'Africa, con l'inquietudine sentimentale della perdita, sia dell'amore che del suo paese natale.
<br>Ritornato in [[Italia]], fu grazie all'amicizia instaurata col pittore [[Renato Guttuso]], che iniziò a produrre opere di natura morta, che ritraevano oggetti personali quotidiani e provenienti dai suoi viaggi, di grande valore sentimentale per l'artista come a volerli immortalare nella sua memoria, attraverso la sua arte.
{{Citazione necessaria|Per Colacicchi la pittura e la scultura sono «arti essenzialmente figurative con una funzione insostituibile e sociale, perché soltanto in questo modo possono più naturalmente esprimere umane idee, e aspirazioni, e spirituali pensieri»}}.