Sic transit gloria mundi: differenze tra le versioni

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[[File:Finis gloriae mundi from Juan Valdez Leal.png|thumb|upright=1.4|[[Juan de Valdés Leal]], ''Finis gloriae mundi'' (1672), [[Hospital de la Caridad]] di [[Siviglia]]]]
'''''Sic transit gloria mundi''''' (in [[lingua italiana|italiano]]: "così passa la gloria del mondo"; in senso lato: "come sono effimere le cose del mondo!") è una celebre [[locuzioni latine|locuzione]] in [[lingua latina]].
== Origine ==
Deriva da un passo dell<nowiki>'</nowiki>''[[Imitatio Christi]]'': "''O quam cito transit gloria mundi''"<ref>[[Imitatio Christi|Imitazione di Cristo]], Libro 1, Cap. 3, Par. 6.</ref> ("Oh, quanto rapidamente passa la gloria di questo mondo"). Analogo il senso della [[locuzione]] "''Mundus transit et concupiscentia eius''" ("Il mondo passa e così la sua [[concupiscenza]]") nella [[prima lettera di Giovanni]] (2,17).
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Assieme alla formula ''[[Habemus papam]]'', è una delle più conosciute locuzioni riguardanti la [[elezione papale|nomina di un nuovo pontefice]]. Queste parole, secondo l'antico rito, venivano infatti ripetute dal [[cerimoniere]] al nuovo [[Papa]] subito dopo la sua elezione al [[Soglio (trono)|soglio]] di [[San Pietro|Pietro]].<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.sacklunch.net/Latin/S/sictransitgloriamundi.html|titolo=Definizione della frase ''Sic transit gloria mundi''|accesso=23 gennaio 2016}}.</ref>
 
Con esse si s'intendeva rammentare al [[vescovo di Roma]], nonché capo della [[Chiesa cattolica]], la transitorietà del [[potere temporale]] e quanto, in ogni caso, la vita sia caduca così come sia vano ogni sfarzo del mondo terreno. Dopo la cerimonia di incoronazione, infatti, il cardinale [[protodiacono]] si avvicinava al nuovo pontefice (che sulla [[sedia gestatoria]] stava transitando lungo la [[basilica di San Pietro]]) e, pronunziando la frase latina, accendeva della [[stoppa]] posta su un'asta: come la stoppa brucia e si spegne in un batter d'occhio, così anche la gloria del mondo svanisce in poco tempo.<ref>La prima menzione di questo rito si ha intorno alla metà del [[XIII secolo]], in una descrizione fattane dal domenicano Stefano di Bourbon: cfr. {{cita libro|autore=Agostino Paravicini Bagliani|titolo=Le chiavi e la tiara. Immagini e simboli del papato medievale|editore=Viella|città=Roma|anno=2005|p=106|ISBN=978-88-8334-174-8}}.</ref>
 
Un rito simile si celebra da tempo immemorabile nel [[Duomo di Lucca]] durante i solenni pontificali di [[Natale]], [[Pasqua]], [[Pentecoste]] e S. Croce, al canto del [[Gloria in excelsis Deo]]. Quando l'arcivescovo della città intona l'[[inno angelico]], su di una grata pendente nella navata della cattedrale viene incendiata la stoppa, segno della vanagloria del mondo.