Cinquecentina: differenze tra le versioni

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Con '''cinquecentina''' s'intende un [[libro]] [[Stampa|stampato]] nel [[XVI secolo]]. Il termine, conio piuttosto recente, è nato in ambito [[Biblioteconomia|biblioteconomico]].<ref>Adoperato inizialmente solo con funzione aggettivale (sinonimo di ''cinquecentesco''), a partire dagli anni Sessanta/Settanta del Novecento comincia a comparire abitualmente nella letteratura specializzata come sostantivo ''tout court''. </ref> Talvolta, nella letteratura specializzata, si preferisce sostituire il termine cinquecentina con '''post-incunabolo''' per riferirsi alle pubblicazioni edite nei primi decenni del [[XVI secolo]] che mantengono ancora alcune caratteristiche formali simili a quelle dell'[[incunabolo]].<ref>A. Strepparola, Il Manuzio: &nbsp;dizionario del libro, Milano, Bonnard, 2005, p. 212.</ref>
[[File:Isabella Sforza Tranquillità.jpg | miniatura | Frontespizio di una cinquecentina stampata a Venezia nella tipografia dei [[Aldo Manuzio|Manuzio]].]]
 
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A partire dalla seconda metà del secolo, alcuni fattori quali la [[Colonizzazione europea delle Americhe|scoperta dell'America]] (con ciò che ne seguí riguardo alle rotte commerciali), la riforma [[Protestantesimo|protestante]], l'istituzione dell'[[Indice dei libri proibiti]], contribuirono a modificare la distribuzione geografica dei centri editoriali in [[Europa]], spostando l'asse produttivo principale verso nord-ovest. Emersero nuovi attori importanti come, ad esempio, gli [[Henri Estienne|Estienne]] in [[Francia]] e [[Christophe Plantin]] (cattolico) e gli [[Elsevier|Elzevier]] (protestanti) nei [[Paesi Bassi]].
 
Le [[tiratura|tirature]] delle singole edizioni potevano variare dalle poche centinaia di copie sino ad alcune migliaia (celebre il caso dei ''Colloquia'' di [[Erasmo da Rotterdam|Erasmo]] la cui terza edizione stampata nel [[1522]] da [[Johann Froben|Froben]] vendette 24.000 esemplari);<ref>[[Paolo Rossi Monti|Paolo Rossi]], ''La Memoria del sapere: &nbsp;forme di conservazione e strutture organizzative dall'antichità a ogg''i, Roma, Laterza, 1988, p. 142.</ref> la tendenza generale, rispetto al secolo precedente, fu comunque di un generale aumento quantitativo.<ref>[[Henri-Jean_Martin|H.J. Martin]], ''Pour une histoire du livre (XVe-XVIIIe siècles). Cinq conférences'', Napoli, Bibliopolis, 1987, 13-14.</ref> Nel corso del [[XVI secolo]] furono stampati in Europa, secondo una stima verosimilmente in difetto, oltre 217.000.000 volumi.<ref>J.L. van Zanden, E. Buringh, ''Charting the "Rise of the West": Manuscripts and Printed Books in Europe, a Long-Term Perspective from the Sixth through the Eighteenth Centuries'', «Journal of Economic History» 69, 2 (2009), pp. 409-445: 417 (tab. 2).</ref>
 
==Sviluppo tecnico==
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==Repertori==
Dei volumi stampati in Italia o in lingua italiana nel XVI secolo esiste un repertorio ([http://edit16.iccu.sbn.it/web_iccu/ihome.htm Edit16]) inizialmente pubblicato in formato cartaceo,<ref>''Le edizioni italiane del XVI secolo: censimento nazionale''. A-F, 6 voll., Roma, ICCU, 1985-2007</ref> da marzo 2000 consultabile anche online e, dopo il 2007, aggiornato solo in quest'ultima versione. Analoga impresa ([https://opacplus.bib-bvb.de/TouchPoint_touchpoint/start.do?SearchProfile=Altbestand&SearchType=2 VD16]), con medesima evoluzione dal cartaceo al digitale, è disponibile per i volumi stampati in lingua tedesca.
 
==Note==
<references/>
 
== Bibliografia ==