Costituzione sovietica del 1936: differenze tra le versioni

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[[File:USSR stamp 1952 CPA 1679.jpg|thumb|Francobollo sovietico del 1952, emanato per celebrare il 16º anno della promulgazione della Costituzione del 1936]]
La '''Costituzione Sovietica del 1936''', adottata il 5 dicembre [[1936]] e conosciuta anche come '''[[Costituzione]] di [[Stalin]]''', ridisegnò la forma di governo dell'[[Unione Sovietica]].

La Costituzione abrogò le restrizioni sul diritto di voto, istituì il [[suffragio universale]] diretto e contemplò nuovi diritti dei lavoratori che si aggiunsero a quelli già previsti dalla costituzione precedente; restò in parte disattesa per lungo periodo, soprattutto nella parte dei diritti civili, vista la contemporaneità dell'emanazione della costituzione con le [[Grandi Purghe]].
 
==Contenuto==
===Principi generali===
La Costituzione ai primi articoli stabilisce che l'Unione Sovietica è una dittatura degli operai e dei contadini e vieta la proprietà privata ad eccezione della piccolissima proprietà di contadini e artigiani non associati che lavorino in proprio (cioè escludendo l'assunzione di lavoratori dipendenti, definita sfruttamento), riconosciuta come proprietà personale.
 
===Diritti e obblighi dei cittadini===
Il testo riconosce il diritto al lavoro (definito anche dovere, tranne per gli inabili, e secondo il principio "chi non lavora, non mangia" e "da ciascuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni"), alla tutela della salute con un sistema sanitario pubblico e universalistico, alla cura al momento della vecchiaia con le pensioni di anzianità o in caso di malattia con le pensioni e gli assegni di invalidità, all'alloggio (assegnato in uso perpetuo a ciascun nucleo famigliare o singolo lavoratore) e all'istruzione. Nonostante nella pratica della dittatura [[stalinista]] molti di questi diritti non venissero concessi, la Costituzione assicura altresì molti diritti civili: la divisione assoluta tra [[Stato]] e [[Chiesa ortodossa russa|Chiesa]], la libertà di culto religioso (ma non di propaganda, rimanendo così il culto un aspetto strettamente personale e privato, consentito nelle chiese autorizzate e nelle case) e di propaganda antireligiosa (art. 124), di parola, di stampa, di riunione e, entro certi limiti, di associazione (art. 125). L'articolo sulla libertà religiosa, che permise alle elezioni del 1937 l'ammissione di candidati comunisti espressamente credenti, fu voluto da Stalin in contrapposizione a gran parte della dirigenza del [[PCUS]], che voleva invece proibire il culto e la libertà religiosa.<ref>Fitzpatrick, Sheila. 1999. ''Everyday Stalinism: Ordinary Life in Extraordinary Times: Soviet Russia in the 1930s''. New York: Oxford University Press, 179.</ref>
[[File:Конституция СССР 1936 года 4.png|thumb|upright=0.8|Copertina di un'edizione ufficiale della Costituzione del 1936]]
Il testo riconosce il diritto al lavoro (definito anche dovere, tranne per gli inabili, e secondo il principio "chi non lavora, non mangia" e "da ciascuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni"), alla tutela della salute con un sistema sanitario pubblico e universalistico, alla cura al momento della vecchiaia con le pensioni di anzianità o in caso di malattia con le pensioni e gli assegni di invalidità, all'alloggio (assegnato in uso perpetuo a ciascun nucleo famigliare o singolo lavoratore) e all'istruzione.
 
Il testo riconosce il diritto al lavoro (definito anche dovere, tranne per gli inabili, e secondo il principio "chi non lavora, non mangia" e "da ciascuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni"), alla tutela della salute con un sistema sanitario pubblico e universalistico, alla cura al momento della vecchiaia con le pensioni di anzianità o in caso di malattia con le pensioni e gli assegni di invalidità, all'alloggio (assegnato in uso perpetuo a ciascun nucleo famigliare o singolo lavoratore) e all'istruzione. Nonostante nella pratica della dittatura [[stalinista]] molti di questi diritti non venissero concessi, la Costituzione assicura altresì molti diritti civili: la divisione assoluta tra [[Stato]] e [[Chiesa ortodossa russa|Chiesa]], la libertà di culto religioso (ma non di propaganda, rimanendo così il culto un aspetto strettamente personale e privato, consentito nelle chiese autorizzate e nelle case) e di propaganda antireligiosa (art. 124), di parola, di stampa, di riunione e, entro certi limiti, di associazione (art. 125). L'articolo sulla libertà religiosa, che permise alle elezioni del 1937 l'ammissione di candidati comunisti espressamente credenti, fu voluto da Stalin in contrapposizione a gran parte della dirigenza del [[PCUS]], che voleva invece proibire il culto e la libertà religiosa.<ref>Fitzpatrick, Sheila. 1999. ''Everyday Stalinism: Ordinary Life in Extraordinary Times: Soviet Russia in the 1930s''. New York: Oxford University Press, 179.</ref>
 
Vengono riconosciuti anche l'inviolabilità della persona e l'[[habeas corpus]] (art. 127), l'[[pari opportunità|uguaglianza assoluta dei sessi]], oltre che l'inviolabilità del domicilio (art. 128), il diritto alla piccola [[proprietà privata]] (specie contadina, con il sistema dei [[kolchoz]]) e all'[[impresa familiare]] (senza possibilità di assumere dipendenti, diritto riconosciuto solo allo Stato) e confermato l'obbligo di [[servizio militare]] per tutti i cittadini (art. 132), mentre il [[tradimento (reato)|tradimento]] e lo [[spionaggio]] a favore del nemico vengono definiti come i reati più gravi (art. 133) e passibili della massima pena secondo il codice penale russo del 1922 (quindi la [[pena di morte]], come in gran parte dei codici penali dell'epoca, ma che comunque non viene nominata nella Costituzione). Inoltre, viene anche affermato che chi tenta di danneggiare la proprietà [[socialista]] (senza specificare il modo) sarà considerato "nemico del popolo" (art. 131).