Cratere di Chicxulub: differenze tra le versioni

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Nei primi [[anni 1990|anni novanta]], [[Alan R. Hildebrand]], uno studente laureando dell'[[University of Arizona]], visita il piccolo villaggio di montagna noto come [[Beloc]], nell'isola caraibica di [[Haiti]]. Stava investigando alcuni depositi dell'epoca [[Limite K-T|estinzione del cretaceo-terziario]] che includevano spessi depositi di roccia frammentata e disarrangiata, che erano stati apparentemente rimossi da un certo luogo e violentemente proiettati e poi depositati ovunque da un gigantesco [[tsunami]] (costituito da onde marine colossali) che molto probabilmente erano state provocate dall'impatto di un piccolo corpo celeste contro la Terra. Questi depositi possono trovarsi in molte località attorno al globo, ma sembrano concentrarsi nel bacino dei [[Caraibi]].
 
Hildebrand scoprì un tipo di ghiaia colorata in verdastro-marrone contenente un eccesso di [[iridio]], che mostrava anche piccoli granuli di [[quarzo]] sottoposti a stress termico e pressorio e piccole sferule di silicio [[vetro|vetrificato]] che sembravano essere [[tectite|tectiti]]. Lui ed il suo tutor universitario [[William V. Boynton]] pubblicarono i risultati di una ricerca sulla stampa scientifica, suggerendo non solo che i depositi fossero il risultato di un impatto asteroidale sulla Terra, ma anche che l'impatto non potesse essere stato distante più di 1.000{{formatnum:1000}} chilometri.
 
Tale circostanza, dal momento che nessun cratere di alcun tipo era noto nel bacino dei Caraibi, risultò di particolare interesse. Hildebrand e Boynton riportarono la loro scoperta ad una conferenza geologica internazionale, suscitando un vivo interesse.
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Indizi basati sulla densità del materiale eiettato segnalavano la possibile ubicazione dei crateri d'impatto al largo della costa nord della [[Colombia]] oppure vicino all'angolo occidentale di [[Cuba]]. Infine [[Carlos Byars]], un reporter del [[Houston Chronicle]], contattava Hildebrand e gli diceva che un geofisico noto come [[Glen Penfield]] aveva scoperto quello che poteva essere il cratere da impatto nel [[1978]], sepolto nella parte nord della penisola dello [[Yucatán]].
 
In quell'anno, Penfield aveva lavorato per la [[Pemex|Petroleos Mexicanos]] (PEMEX, la compagnia petrolifera di statoStato messicana), come un membro dello staff per la scansione magnetica aerea della penisola dello Yucatán. Quando Penfield esaminò i dati della scansione, vi trovò anche un netto e gigantesco "arco" sotterraneo nei dati magnetici colmi di rumore di fondo che venivano elaborati. Questo arco, con i suoi estremi che puntavano a sud, presente nel fondo del mare dei Caraibi al largo dello YucatanYucatán non era concordante con quello che ci si poteva aspettare dalla geologia nota della regione.
Penfield ne fu intrigato, e riuscì ad ottenere una carta delle variazioni di campo gravitazionale nello YucatanYucatán che era stata eseguita negli [[anni 1960|anni sessanta]] e che giaceva impolverata negli archivi della PEMEX. Trovò un altro arco, ma quest'ultimo era nell'entroterra della penisola dello YucatanYucatán, ed i suoi estremi puntavano a nord. Mise a confronto le due mappe e riscontrò che i due archi si riunivano in un cerchio netto, largo 180 chilometri, con il suo centro nel villaggio di [[Puerto Chicxulub]].
 
Penfield era un astronomo amatoriale ed aveva una buona idea di quello che cercava. Anche se la PEMEX non gli permise di pubblicare dati specifici, consentì sia a lui che al collega [[Antonio Camargo]] di presentare i loro risultati in una conferenza geologica del [[1981]]. Sfortunatamente, la conferenza quell'anno fu disertata, ironicamente, perché molti geologi seguivano un "workshop" sugli impatti cometari sulla Terra, e il loro rapporto attirò poca attenzione, anche se riuscì alla fine a giungere a Byars.
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Penfield non si arrese. Sapeva che la PEMEX aveva perforato pozzi esplorativi in zona nel [[1951]]. Uno dei pozzi aveva bucato uno spesso strato di [[roccia ignea]] nota come "[[andesite]]" a circa 1,3 chilometri di profondità. Quella struttura poteva essere stata creata dall'intenso calore e pressioni di un impatto asteroidale sulla Terra, ma ai tempi delle perforazioni era stato liquidato come un "[[domo vulcanico]]", anche se una caratteristica del genere risultava fuori posto nella geologia della regione.
 
Ulteriori studi dei "core" di roccia immagazzinati avrebbero risolto la questione, ma sfortunatamente molti di questi erano andati perduti nell'incendio di un magazzino nel [[1979]]. Penfield prese un aereo per lo YucatanYucatán per vedere se trovava qualcosa delle "[[tailing]]" (code) lasciate dalle teste di perforazione. Questa sua idea non risultò proficua, ed in un caso Penfield scavò dentro una porcilaia comunale che era stata ubicata in un sito di deposito delle teste di perforazione, compito da lui stesso raccontato come "spiacevole e infruttuoso".
 
Comunque, dopo che Hildebrand ebbe contattato Penfield, i due riuscirono a recuperare due campioni separati estratti dai pozzi perforati dalla [[PEMEX]] nel [[1951]]. Le analisi mostrarono chiaramente materiali risultanti dallo shock e dal metamorfismo. Gli studi eseguiti da altri geologi dei frammenti trovati a Beloc (Haiti) mostrarono chiaramente che erano il risultato di un impatto asteroidale.
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I dati raccolti cominciavano ad essere convincenti, e le ricerche riguardo al cratere d'impatto ricevettero un ulteriore impulso quando un gruppo di ricercatori californiani, comprendente [[Kevin Pope|Kevin O. Pope]], [[Adriana Ocampo|Adriana C. Ocampo]], e [[Charles Duller|Charles E. Duller]], iniziò a studiare accuratamente le immagini satellitari della regione. Si scoprì che esisteva un anello quasi perfetto di sinkhole ([[doline]]) o [[cenote|"cenotes"]] (depressioni da [[subsidenza]]) centrati sulla località di Puerto Chicxulub che combaciavano perfettamente con l'anello che Penfield aveva trovato nei suoi dati. Questi "sinkholes" erano stati probabilmente causati dalla subsidenza delle pareti del cratere<ref>{{Cita|Pope et al., 1996||pope96|}}</ref>.
 
L'ammontare dell'evidenza era sufficiente per far salire la maggior parte della comunità scientifica dei geologi sul carro di Penfield, ed ulteriori studi hanno rafforzato il consenso. Infatti, si sono accumulati molti indizi che indicano che in effetti il cratere abbia un diametro di 300 chilometri, e che l'anello di 180&nbsp;km sia soltanto una "parete interna". (Sharpton & Marin, 1997).
 
== Chicxulub era soltanto parte di un impatto asteroidale multiplo? ==