Settimana rossa: differenze tra le versioni

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=== Le reazioni all'eccidio ===
Un'ondata di indignazione si sparse subito per tutta la città, mentre le forze di polizia si tenevano cautamente distanti.
 
La sera stessa del 7 giugno fu tenuta una riunione alla Camera del Lavoro di Ancona, nel corso della quale fu deciso lo sciopero generale, poi confermato dal voto dell'assemblea del giorno successivo.
L'8 giugno ci fu un comizio in Piazza Roma nel quale parlarono Pedrini ed altri della Camera del Lavoro, Nenni e Malatesta: quest'ultimo incitò la folla a provvedersi di armi.
La sera stessa venne svaligiata l'armeria Alfieri.
Intanto giunsero ad Ancona diversi esponenti del sindacalismo rivoluzionario, come il socialista on. [[Alceste de Ambris]] e il repubblicano on. Giovanbattista Pirolini.
 
Il Comitato Centrale del Sindacato dei Ferrovieri (d'ispirazione massimalista, contrapposto a quello aderente alla [[Confederazione Generale del Lavoro]], considerato troppo riformista) era riunito ad Ancona e, su proposta di [[Errico Malatesta|Malatesta]], dichiarò lo [[sciopero]] di categoria, che, per motivi organizzativi, iniziò il 9 giugno, in concomitanza con i funerali dei manifestanti uccisi, e in alcune regioni solo il 10.
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[[File:Settimana Rossa - funerali di Budini, Casaccia e Giambrignoni il 9 giugno 1914 ad Ancona, da via XX settembre verso via Nazion.jpg|thumb|left|funerali di Budini, Casaccia e C(G)iambrignoni il 9 giugno [[1914]] ad [[Ancona]], da via XX settembre verso via Nazionale]]
I funerali dei tre giovani si tennero il pomeriggio del 9 giugno: ad essi partecipò una folla immensa (alcuni resoconti, probabilmente esagerando notevolmente, parlano di 30.000 persone, la maggior parte delle pubblicazioni di 20.000 persone - dato anch'esso probabilmente sovrastimato), che attraversò tutta la città; a parte la violenza verbale degli slogan scanditi e qualche piccola scaramuccia<ref>Ad un certo punto furono esplosi dei colpi di rivoltella per i quali furono mandati a processo i tre anconetani Vitaliano Racaneschi, Rodolfo Scoponi e Vincenzo Cerusici quali responsabili del fatto e Malatesta quale sobillatore; essi vennero poi tutti assolti. Vedi l'articolo de "''[[Corriere Adriatico|L'Ordine. Corriere delle Marche]]''" riprodotto nella Galleria fotografica</ref> le esequie si svolsero in maniera abbastanza tranquilla.
 
Intanto la situazione si evolveva in vera e propria insurrezione rivoluzionaria: vennero abbattuti i casotti daziari, la Camera del Lavoro faceva vendere il vino a cinque soldi il litro, furono ordinate requisizioni di grano e la macellazione di animali.
Furono organizzati blocchi stradali, per superare i quali occorrevano dei lasciapassare rilasciati dalla Camera del Lavoro.
 
[[File:Mussolini direttore dell'Avanti!.jpg|thumb|150px|[[Mussolini]], all'epoca della "settimana rossa", direttore del quotidiano socialista "''[[Avanti!]]''"]]
Ma intanto laLa notizia dell'eccidio di Ancona si era sparsa immediatamente in tutta Italia, dando origine a manifestazioni, cortei e scioperi spontanei.
 
In particolare, ad infiammare gli animi erano gli appelli di [[Benito Mussolini]], allora direttore del quotidiano socialista ''[[Avanti!]]'', a diffusione nazionale, che proprio ad Ancona, poco tempo prima, al XIV Congresso del [[Partito Socialista Italiano|PSI]] del 26, 27 e 28 aprile 1914, aveva colto un grande successo personale, con una mozione di plauso per i successi di diffusione e di vendite del giornale del Partito, tributatagli personalmente dai congressisti.<ref>cfr. [http://www.avantionline.it/2014/04/ancona-1914-la-sconfitta-del-riformismo-italiano/#.V12VYtex16A Alfonso Maria Capriolo, ''Ancona 1914: la sconfitta del riformismo italiano'', in ''Avanti! online'', 25 aprile 2014]</ref><ref>Nel periodo di direzione Mussolini, l<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'' era salito da 30-45.000 copie nel [[1913]] a 60-75.000 copie nei primi mesi del [[1914]]. Cfr. [[Valerio Castronovo]] ''et alii'', ''La stampa italiana nell'età liberale'', Laterza, 1979, p. 212. Vd. anche [[Renzo De Felice]], ''Mussolini il rivoluzionario, 1883-1920'', Collana Biblioteca di cultura storica, Einaudi, Torino, 1965, pag. 188.</ref>
 
Così il futuro duce incitava le masse popolari sul giornale socialista<ref>cfr. ''[[Avanti!]]'' dell'8 giugno 1914, testo riportato parzialmente in [http://alfonsinemonamour.racine.ra.it/alfonsine/Alfonsine/mussolini_settimana_rossa.htm ''Mussolini partecipa alla "Settimana rossa”, ma senza convinzione - 10 giugno 1914''] nel sito dedicato alla storia del comune di [[Alfonsine]]</ref>:
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Dopo che gli oratori riformisti di tutti i partiti avevano gettato acqua sul fuoco dicendo che questa non era la rivoluzione, ma solo protesta contro l'eccidio di Ancona, e che non ci si sarebbe fatti trascinare in un'inutile carneficina, intervennero [[Filippo Corridoni|Corridoni]] e Mussolini.
Quest'ultimo esaltò la rivolta. Ecco il resoconto del suo infuocato discorso, pubblicato il giorno dopo sull'''Avanti!''<ref>cfr. ''[[Avanti!]]'' dell'11 giugno 1914, testo riportato parzialmente in [http://alfonsinemonamour.racine.ra.it/alfonsine/Alfonsine/mussolini_settimana_rossa.htm ''Mussolini partecipa alla "Settimana rossa”, ma senza convinzione - 10 giugno 1914''] nel sito dedicato alla storia del comune di [[Alfonsine]]</ref>:
{{Citazione|''A Firenze, a Torino, a Fabriano vi sono altri morti e altri feriti, occorre lavorare nell'esercito perché non si spari sui lavoratori, occorre far sì che il soldo del soldato sia presto un fatto compiuto. .... Lo sciopero generale è stato dal [[1870]] ad oggi il moto più grave che abbia scosso la terza Italia .... Non è stato uno sciopero di difesa, ma di offesa. Lo sciopero ha avuto un carattere aggressivo. Le folle che un tempo non osavano nemmeno venire a contatto della forza pubblica, stavolta hanno saputo resistere e battersi con un impeto non sperato. Qua e là la moltitudine scioperante si è raccolta attorno a quelle barricate che i rimasticatori di una frase di [[Friedrich Engels|Engels]] avevano, con una fretta che tradiva preoccupazioni oblique, se non la paura, relegato fra i cimeli delle romanticherie quarantottesche. Qua a là, sempre a denotare la tendenza del movimento, si sono assaltati i negozi dagli armaioli; qua e là hanno fiammeggiato degli incendi e non già delle gabelle come nelle prime rivolte del Mezzogiorno, qua e là sono state invase le chiese. ... Se – puta caso – invece dell’on. [[Antonio Salandra|Salandra]], ci fosse stato l’on. [[Leonida Bissolati|Bissolati]] alla [[Presidenza del Consiglio dei ministri|Presidenza del Consiglio]], noi avremmo cercato che lo sciopero generale di protesta fosse stato ancora più violento e decisamente insurrezionale. .... Soprattutto un grido è stato lanciato seguito da un tentativo, il grido di: "Al Quirinale".''
|BENITO MUSSOLINI}}
 
In sintonia con lui si espressero sia il repubblicano che l'anarchico che intervennero poi.
 
Dal canto suo, Malatesta scriveva sul periodico anarchico «''Volontà''» del 13 giugno 1914<ref>[[Errico Malatesta]], «''Volontà''», supplemento al n. 23 del 1312 giugno 1914, riportato in [http://ita.anarchopedia.org/Settimana_Rossa ''La Settimana Rossa''] su Anarcopedia, l'enciclopedia anarchica multilingue sul web.</ref>, intitolando il suo articolo "''LA RIVOLUZIONE IN ITALIA - La caduta della monarchia sabauda''":
 
{{Citazione|''Non sappiamo ancora se vinceremo, ma è certo che la rivoluzione è scoppiata e va propagandosi. La Romagna è in fiamme; in tutta la regione da [[Terni]] ad [[Ancona]] il popolo è padrone della situazione. A [[Roma]] il governo è costretto a tenersi sulle difese contro gli assalti popolari: il Quirinale è sfuggito, per ora, all'invasione della massa insorta, ma è sempre minacciato. A [[Parma]], a [[Milano]], a [[Torino]], a [[Firenze]], a [[Napoli]] agitazioni e conflitti. E da tutte le parti giungono notizie, incerte, contraddittorie, ma che dimostrano tutte che il movimento è generale e che il governo non può porvi riparo. E dappertutto si vedono agire in bella concordia repubblicani, socialisti, sindacalisti ed anarchici. La monarchia è condannata. Cadrà oggi, o cadrà domani, ma cadrà sicuramente e presto''.}}
[[File:Settimana Rossa - Avanti! del 9 giugno 1914.jpg|thumb|150px|"''[[Avanti!]]''", quotidiano [[Partito Socialista Italiano|socialista]] del 9 giugno [[1914]] che incitava i lavoratori allo sciopero generale]]
Con i suoi articoli Mussolini, facendo leva sulla popolarità di cui godeva nel movimento socialista e sulla grande diffusione del giornale, di fatto costrinse la [[Confederazione Generale del Lavoro]] a dichiarare lo sciopero generale, strumento di lotta che determinava il blocco di ogni attività nel Paese, di cui il sindacato riteneva di dover fare uso solo in circostanze eccezionali.
 
Nei giorni tra l'8 ed il 10 giugno lo sciopero si espanse a macchia d'olio in tutta Italia, si ebbero violentissimi scontri nella [[Romagna]], a Milano, Torino, [[Bologna]], Firenze, Napoli, [[Palermo]] e Roma.
[[File:Arturo Labriola - Napoli 1914.jpg|thumb|200px|left|Il socialista [[Arturo Labriola]] commemora i tre operai uccisi durante la Settimana Rossa, [[Napoli]], [[1914]]]]
Intere zone della penisola sfuggirono al controllo dello Stato, i comitati rivoluzionari cercavano di riorganizzare la vita nelle città in loro possesso. L'impronta fortemente antimonarchica e antimilitarista delle rivolte sembrò mettere il paese sull'orlo della guerra civile.