Marcedusa: differenze tra le versioni

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L'attuale Marcedusa sia nell'identità socio-culturale che nell'assetto urbano si origina agli inizi del XIII secolo, intorno al 1448; sul promontorio che oggi caratterizza la piccola acropoli si insediarono milizie Albanesi, alleate agli [[Aragonesi]] contro gli [[Angioini]] nella guerra di successione al [[Regno di Napoli|trono di Napoli]]; L'esercito di uomini guidati da [[Giorgio Castriota Scanderbeg|Giorgio Castriota Scanderberg]] e Demetrio Reses formò un avamposto militare che insieme ad altri insediamenti uguali – San Nicola, Umbriatico, Marcedusa, Andali, Caraffa, Vena di Maida, Gizzeria – formavano un corridoio difensivo che percorreva la Calabria jonica fino a quella tirrenica, non mancando di intervenire attivamente anche alle vicende belliche dell'epoca. Con la fine della guerra e conseguente salita al trono di [[Alfonso V d'Aragona]], gli Albanesi vennero ripagati con il privilegio di poter occupare le terre circostanti e di essere esentati dalle tasse per cinquant'anni, cosicché lo stazionamento militare assunse con il passare del tempo sempre più i connotati di borgo rurale, ove gli abitanti, abbandonate le armi, si dedicarono all'agricoltura ed alla pastorizia. Le vicende feudali di Marcedusa sono strettamente legate a quelle della vicina e più importante [[Mesoraca]]; infatti il piccolo centro fu dapprima feudo dei [[Ruffo di Calabria|Ruffo]], poi di [[Antonio Centelles]], il quale ne fu estromesso per alto tradimento, poi dei [[Caracciolo]] e degli [[Spinelli (famiglia)|Spinelli di Castrovillari]], ed infine da questi portato in dote agli [[Altemps]] duchi di [[Gallese (Italia)|Gallese]]. Furono proprio i duchi Altemps che nel 1649 staccarono Marcedusa dalle vicende politiche e decisionali di Mesoraca, riconoscendogli il ruolo di ''universitas'', ovvero la prima e vera autonomia amministrativa, benché sin dal 1565 fosse presente la figura di un cosiddetto "sindaco", che nelle vesti di Minico Taverna da Marcheduza si assicurava il rispetto delle regole e di rilevare le necessità degli abitanti.
[[File:Marcedusa - Vestito tipico 01.jpg|thumb|Abito tipico arbëreshe femminile]]
 
 
[[Fòcara di Marcedusa (CZ) Calabria]]
 
La parola “Fòcara” è un termine dialettale, che sta a indicare un falò di legna da bruciare. Attualmente il termine è usato per indicare il particolare rito tradizionale in uso in molti comuni del sud Italia di creare cumuli di fascine nella piazza principale della città e dargli fuoco la sera della vigilia di Natale. Intorno a questa pira ardente sono solite trattenersi, per trascorrervi la serata, le famiglie prima e dopo la messa di mezzanotte la sera della Vigilia di Natale.
 
Da dove questa tradizione tragga origine non è certo: forse da antichi riti pagani, forse per cacciare gli spiriti dell’inverno.
 
== Società ==