Arturo Labriola: differenze tra le versioni

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Staccatosi dal [[sindacalismo rivoluzionario]], nel 1913 entrò in [[parlamento]] come socialista indipendente. Nel 1915 fu favorevole all'intervento dell'Italia nella [[prima guerra mondiale]]. Nel 1917 effettuò un viaggio in [[Russia]] per incitare a proseguire la guerra. Nel 1918 fu pro-sindaco di [[Napoli]] (non poteva essere sindaco per incompatibilità con la carica di [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|deputato]]). Eletto deputato nelle liste dell'[[Unione Socialista Italiana]], dal 1920 al 1921 fu ministro del lavoro nell'[[Governo Giolitti V|ultimo gabinetto Giolitti]]. Negli [[Anni 1920|anni venti]] collaborò a "[[Quarto Stato]]".
 
Dichiaratamente [[Massoneria in Italia|massone]] (fu iniziato l'11 febbraio 1914 nella [[Loggia massonica|Loggia]] ''Propaganda massonica'' di Roma<ref>Vittorio Gnocchini, ''L'Italia dei Liberi Muratori'', Erasmo ed., Roma, 2005, p. 160.</ref>) Labriola ricoprì la carica di [[gran maestro]] aggiunto del [[Grande Oriente d'Italia]] tra il 23 giugno [[1930]] e il 29 novembre [[1931]], assumendo "di fatto" le funzioni di gran maestro effettivo<ref>Santi Fedele, ''I Repubblicani in esilio nella lotta contro il fascismo (1926-1940)'', Firenze, Le Monnier, 1989, pag. 58</ref>. Durante il suo esilio in Francia fu membro della Loggia ''Italia'' n. 450 (che era quella di [[Eugenio Chiesa]]) e poi della Loggia ''Italia nuova'' n. 690 del Grande Oriente di Francia, a Parigi, e in Belgio -dove fu nominato professore d'economia all'Institut des Hautes Études de Belgique a Bruxelles- frequentò la loggia ''les Amis Philanthrophes'' del Grande Oriente del Belgio<ref>Nicoletta Casano, ''Libres et persécutés. Francs-maçons et laïques italiens en exil pendant le fascisme'', Paris, Garnier, 2015, capitolo "Un italien maçon célèbre émigré en Belgique, Arturo Labriola", pp. 157-180.</ref>. Durante il suo soggiorno in Argentina fu affiliato alla Loggia ''Unione Italiana'' n. 12, che era quella di [[Alessandro Tedeschi]] . Raggiunse il 33º grado del [[Rito scozzese antico e accettato]]<ref>[[Giordano Gamberini]], ''Mille volti di massoni'', Roma, Ed. Erasmo, 1975, p. 204.</ref>.
 
In esilio in Francia a causa del [[fascismo]], tornò in Italia nel dicembre del [[1935]] in occasione della [[Guerra d'Etiopia|guerra etiopica]], per la quale si era mostrato apertamente favorevole, e da quel momento si avvicinò al fascismo inviando una lettera di lode a [[Benito Mussolini|Mussolini]] proprio durante la guerra di Etiopia: " Mi permetta di assicurare Vostra Eccellenza dei miei sentimenti di piena solidarietà". Dal 1936 al 1943 fu un collaboratore del mensile di [[Nicola Bombacci]] ''[[La Verità (rivista)|La Verità]]'', rivista politica allineata sulle posizioni del [[socialismo nazionale]], nonché vicina alla frangia rivoluzionaria e di sinistra del regime fascista. Nel [[1946]] fu eletto all'[[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Assemblea costituente]] per il partito [[Unione Democratica Nazionale|Alleanza Democratica della Libertà]], in seguito fu [[Senato della Repubblica|senatore]] nel [[1948]].