Guerre romano-persiane: differenze tra le versioni

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Le [[campagne partiche di Settimio Severo|campagne di Settimio Severo]], avevano portato ad una occupazione stabile della [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia settentrionale]] facendone, come forse era accaduto anche sotto [[Lucio Vero]], una nuova [[provincia romana]] con a capo un ''[[praefectus Mesopotamiae]]'' di rango equestre.<ref>C.Scarre, ''Chronicle of the roman emperors'', London & New York 1995, p.131.</ref>
 
Nel [[215]] fu la volta del figlio [[Caracalla]], il quale alla testa di una "pseudo-falange" (sull'esempio di [[Alessandro Magno]]) penetrò nel territorio dei [[Parti]] riuscendo a portare la frontiera della provincia romana di [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia]] più ad oriente, anche se un tentativo di invadere l'[[regno d'Armenia|Armenia]] si rivelò del tutto inutile. L'anno seguente (nel [[216]]) invase con l'inganno la [[Media (provincia persianasatrapia)|Media]], devastando l'[[Adiabene]] fino ad [[Arbil|Arbela]], ai danni del sovrano dei Parti, [[Artabano V]].<ref>{{cita|Erodiano|IV, 11.2-6.}}</ref><ref name="CassioDio79,1">{{Cita|Dione|LXXIX, 1.}}</ref> Al termine di quest'anno tornò a svernare ad [[Edessa (Mesopotamia)|Edessa]], ma l'anno successivo fu ucciso in seguito ad una congiura, interrompendo una nuova campagna contro i [[Parti]].<ref>{{cita|Arborio Mella|p. 337.}}</ref><ref>{{cita|Grant|p. 163.}}</ref>
 
Morto Caracalla, il [[prefetto del pretorio]], [[Marco Opellio Macrino|Macrino]], si fece proclamare imperatore e fece ritorno ad [[Antiochia di Siria|Antiochia]].<ref>{{cita|Erodiano|V, 2.3-6.}}</ref> Le attività militari continuarono però in [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia]], poiché [[Artabano V]] era intenzionato a recuperare i territori perduti nella campagna precedente. Egli infatti riuscì a battere un [[esercito romano]] presso [[Battaglia di Nisibi (217)|Nisibi]] ed a ottenere la pace, dietro il pagamento di una grossa somma da parte di [[Impero romano|Roma]], la quale in cambio riuscì a mantenere i suoi possedimenti in [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia]],<ref name="CassioDio79,26-27">{{cita|Dione|LXXIX, 26-27.}}</ref> probabilmente fino ad [[Hatra]]. La Mesopotamia sembra rimase sotto il controllo romano almeno fino al [[229]]/[[230]] circa.
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I [[Sasanidi]], che si consideravano discendenti dei [[Persiani]], rivendicavano il possesso di tutto l'impero che era stato degli [[Achemenidi]], ivi compresi i territori, ora romani, dell'Asia Minore e del Vicino Oriente fino al [[mar Egeo]].<ref name="Dione80,4.1">{{cita|Dione|LXXX, 4.1}}</ref><ref name="ErodianoVI,2.2">{{cita|Erodiano|VI, 2.2.}}</ref>
{{Citazione|[Ardashir] Credendo che l'intero continente di fronte all'[[Europa]], separato dal [[Mar Egeo]] e dalla [[Propontide]], e la regione chiamata [[Asia]] gli appartenessero per diritto divino, egli intendeva recuperarlo per l'Impero persiano. Egli dichiarò che tutti i paesi della zona, tra [[Ionia]] e [[Caria]], erano stati governati da satrapi persiani, a partire da [[Ciro il Grande]], che per primo trasferì il regno dalla [[Media (provincia persianasatrapia)|Media]] ai [[Persiani]], fino a [[Dario III di Persia|Dario III]], l'ultimo dei sovrani persiani, il cui regno fu distrutto da [[Alessandro Magno|Alessandro il Grande]]. Così secondo lui era giusto restaurare e riunire per i Persiani, il regno che avevano precedentemente posseduto.|[[Erodiano]], ''Storia dell'impero dopo Marco Aurelio '', VI, 2.2.}}
 
=== Romani e Sasanidi da Ardashir I a Giuliano (224-363) ===
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Sappiamo infatti che le armate persiane [[assedio (storia romana)|assediarono]] nel [[229]], seppure inutilmente, la città [[Regno cliente (storia romana)|"alleata"]] ai Romani di [[Hatra]] (per farne una base di attacco contro questi ultimi.<ref name="Millar149">F.Millar, ''The Roman near East (31 BC - AD 337)'', Cambridge Massachusetts & London 1993, p.149.</ref><ref name="Southern61">Pat Southern, ''The Roman Empire: from Severus to Constantine'', p. 61.</ref><ref name="Dione80,3.3">{{cita|Dione|LXXX, 3.3}}</ref><ref>{{cita|Agatangelo|I, 18-23.}}</ref> L'anno successivo i Sasanidi avanzarono nella [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia romana]] ponendo sotto assedio molte guarnigioni ad ovest dell'[[Eufrate]]<ref name="ErodianoVI,2.3-5">{{cita|Erodiano|VI, 2.3-5.}}</ref> forse invadendo le [[province romane]] di [[Siria (provincia romana)|Siria]] e [[Cappadocia (provincia romana)|Cappadocia]].<ref name="Zonara12.15">[[Zonara]], ''L'epitome delle storie'', XII, 15.</ref><ref>[[Giorgio Sincello]], ''Selezione di cronografia'', 437, 15-25 (pp. 673, 17-674).</ref>
 
La reazione romana non si fece attendere. Nel [[232]], col supporto del [[regno d'Armenia]], i Romani invasero la [[Media (provincia persianasatrapia)|Media]] puntando alla capitale [[Ctesifonte]], già diverse volte occupata dalle [[esercito romano|armate romane]] al tempo dei Parti. L'esito di [[Campagna sasanide di Alessandro Severo|questa campagna sasanide]] ad opera di [[Alessandro Severo]] non modificò di fatto ''status quo ante bellum''.<ref>''[[Historia Augusta]]'', ''Severus Alexander'', 55-57; {{cita|Vittore|XXIV}}; {{cita|Eutropio|VIII, 23}}; [[Sofronio Eusebio Girolamo|Girolamo]], ''[[Chronicon (Girolamo)|Chronicon]]'', 223; [[Paolo Orosio|Orosio]], ''Historiarum adversos paganos'', VII, 18.7.</ref><ref name="vittoriapersiana">Nind Hopkins, ''The Life of Alexander Severus'', p. 230.</ref> [[Ardashir I]] mise così da parte temporaneamente le sue mire espansionistiche ad Occidente e si concentrò nel consolidamento del suo potere ad oriente.
 
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