Foresta pluviale tropicale: differenze tra le versioni

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== Popoli della foresta ==
Le foreste pluviali tropicali ospitano numerose comunità [[indigeno|indigene]]<ref>Bailey, R.C., Head, G., Jenike, M., Owen,B., Rechtman, R., Zechenter, E., 1989 "Hunting and gathering in tropical rainforest: is it possible." American Anthropologist, 91:1 59-82</ref> L'alta biodiversità determina una forte dispersione delle risorse alimentari, e le popolazioni di foresta, soprattutto se composte da cacciatori-raccoglitori, conducono spesso uno stile di vita seminomadico, su base stagionale, alternando talvolta la vita in foresta a quella in [[savana]]. Altri gruppi vivono commerciando i preziosi prodotti della foresta.<ref>Bailey, R.C., Head, G., Jenike, M., Owen, B., Rechtman, R., Zechecnter, E., 1989 "Hunting and gathering in tropical rainforest: is it possible." American Anthropologist, 91:1 59-82</ref>
 
=== Principi attivi e piante medicinali ===
Le foreste pluviali tropicali sono spesso considerate "la più grande farmacia del mondo" perché una gran parte dei prodotti medicinali comunemente impiegati contiene principi attivi provenienti dalla foresta,come la [[cocaina]], numerosi principi attivi con funzionalità [[stimolante]], o [[tranquillante]]. Dalle foreste pluviali tropicali provengono anche il [[curaro]] (un potente paralizzante utilizzato per i medici come anestesie) e il [[chinino]] (una cura per la [[malaria]]).
 
=== Servizi ambientali ===
Oltre alle funzionalità estrattive, le foreste pluviali tropicali svolgono numerosi servizi non legati alle funzioni estrattive. Esse svolgono un ruolo essenziale nel preservare la biodiversità, nel regolare le precipitazioni, nella conservazione del suolo, oltre al valore paesaggistico e culturale (o specificamente religioso) per le popolazioni che le abitano.
 
=== La perdita di foreste ===
Le cause della loro distruzione e disgregazione sono molteplici: dagli incendi, i gas naturali che nascono dalla pietra calcaree, alla conversione per uso agricolo, alla sovrappopolazione. Ma spesso l'industria del legno,anche quando pratica il taglio selettivo, è il pioniere della deforestazione.
Secondo la [[FAO]], la perdita netta di foreste (ossia sottraendo le nuove piantagioni) è stimata intorno a 7,3 milioni di ettari l'anno, pari a ventimila ettari al giorno.<ref>[http://www.fao.org/forestry/site/sofo/en/ FAO, State of the world's Forests, Global Forest Resources Assessment update 2007]</ref>
Industria del legno, monocoltura della [[soia]] o della [[palma da olio]], industria mineraria rappresentano solitamente i primi attori di un processo di degrado. Le strade aperte da queste industrie, portano alla foresta successive ondate di sfruttamento, dal [[bracconaggio]], dagli insediamenti.
In America Latina, l'Amazzonia perde 25.276 chilometri quadrati di foresta, un'area grande quanto la Sicilia. In Indonesia ogni giorno sono perduti 49 chilometri quadrati di foreste, per un tasso di deforestazione del 2 per cento annuo. Gli ecosistemi più fragili sono tutti in via d'estinzione, basta pensare alle foreste palustri e salmastre. Il 20% delle foreste di mangrovie è scomparso dal 1980 ad oggi.
 
Le cause della loro distruzione e disgregazione sono molteplici: dagli incendi, i gas naturali che nascono dalla pietra calcaree, alla conversione per uso agricolo, alla sovrappopolazione. Ma spesso l'industria del legno,anche quando pratica il taglio selettivo, è il pioniere della deforestazione, aprendo la strada agli altri fattori. Combinando l'osservazione sul campo allo studio delle immagini satellitari ad alta risoluzione il Carnegie Institution di Washington in Stanford ha determinato che i convenzionali metodi di analisi hanno sottostimato del 50% circa il danno causato dal prelievo. Inoltre, il taglio selettivo è in genere il primo passo verso la distruzione delle foreste. Un articolo apparso sulla rivista scientifica [[Science]] pubblica i risultati di uno studio compiuto in Amazzonia nell'arco di quattro anni sull'impatto del taglio selettivo. Lo studio rivela che un prelievo selettivo, ossia finalizzato a due o tre specie in un'area, crea un danno aggiuntivo che va dal 60% al 123% della stessa deforestazione.<ref>Gregory P. Asner,1* David E. Knapp, Eben N. Broadbent,1 Paulo J. C. Oliveira,1 Michael Keller, Jose N. Silva, 2005 " Selective Logging in the Brazilian Amazon" Science, Science 21 ottobre 2005:Vol. 310. no. 5747, pp. 480 - 482DOI:10.1126/science.1118051 [http://www.sciencemag.org/cgi/content/abstract/310/5747/480 Abstract]</ref>
 
Industria del legno, monocoltura della [[soia]] o della [[palma da olio]], industria mineraria rappresentano solitamente i primi attori di un processo di degrado. Le strade aperte da queste industrie, portano alla foresta successive ondate di sfruttamento, dal [[bracconaggio]], dagli insediamenti. Nel 2006 un team di scienziati del Carnegie Institution's Department of Global Ecology (Stanford University) ha indicato come il 16% di una foresta sottoposta a taglio selettivo sia comunemente distrutto nel giro di un anno, nei successivi quattro anni viene distrutto un ulteriore 32% e in quattro anni la foresta è completamente rimossa.<ref>The Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), 31 luglio 2006 [http://www.pnas.org/ National Academy of Sciences]</ref> Alla fine viene la conversione agricola.
 
=== Conversione agricola ===