Massimiliano Maria Kolbe: differenze tra le versioni

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=== La morte ad Auschwitz ===
[[File:DBP 1973 771 Maximilian Kolbe.jpg|upright=0.9|thumb|[[Francobollo]] tedesco dedicato alla memoria di Kolbe.]]
Il 28 maggio 1941 Kolbe giunse nel [[campo di concentramento di Auschwitz]], dove venne immatricolato con il numero 16670 e addetto a lavori umilianti come il trasporto dei cadaveri. {{senza fonte|Venne più volte bastonato}}, ma non rinunciò a dimostrarsi solidale nei confronti dei compagni di prigionia<ref>Testimonianza Diem: ''"Attirò la mia particolare attenzione quando, sulla mia proposta che egli venisse all'ospedale(..), rispose che poteva aspettare ancora, ma che prendessi piuttosto al posto suo un prigioniero che egli mi indicava"'', testimonianza Sienkiewicz: ''"Sono a conoscenza di fatti in cui divideva con i prigionieri le sue razioni di cibo; io stesso ho ricevuto da lui un quarto di pane [..] Una volta uno dei prigionieri fu bastonato dal capo perché lavava male la sua gavetta. Padre Kolbe ebbe cura di quel prigioniero e lavò a fondo per lui la gavetta giacché il compagno di prigionia aveva ricevuto forte percosse sulle mani. Padre Kolbe trattava come un proprio fratello ognuno dei prigionieri"'', in Severino Ragazzini, "San Massimilano Kolbe", Edizioni dell'Immacolata, 1999.</ref>. Nonostante fosse vietato, Kolbe in segreto celebrò due volte una messa e continuò il suo impegno come presbitero<ref>Testimonianza di Sienkiewicz: ''"Padre Massimiliano Kolbe celebrò nel più grande segreto due volte la santa Messa tra i blocchi, alla quale assistemmo in numero di circa 30 prigionieri e tutti ricevemmo la santa Comunione dalle sue mani"''; testimonianza Dziuba: ''"Alle volte, dopo la confessione dal Padre Massimiliano, desideravamo ricevere la santa Comunione, ma ciò non era possibile, giacché a quel tempo non si poteva celebrare la santa Messa nel lager e consacrare. Allora, volendo simboleggiare per noi questa santa Comunione in qualche modo, prendeva il proprio pane, lo benediceva e ne dava un pezzo ad ognuno di noi, poi non voleva accettare nulla dalle nostre razioni"'', in Severino Ragazzini, "San Massimilano Kolbe", Edizioni dell'Immacolata, 1999.</ref>.
 
Alla fine del mese di luglio dello stesso anno venne trasferito al ''Blocco 14'' e impiegato nei lavori di mietitura. La fuga di uno dei prigionieri causò una rappresaglia da parte dei nazisti, che selezionarono dieci persone della stessa baracca per farle morire nel cosiddetto ''bunker della fame''.