Strage del Rapido 904: differenze tra le versioni

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Il 5 marzo [[1991]] la prima sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta dal giudice [[Corrado Carnevale]], annullò le condanne in appello, confermando le tre assoluzioni di Galeota, Misso e Pirozzi<ref name="notte" />. Il sostituto procuratore generale [[Antonino Scopelliti]] era contrario e mise in guardia i giudici dal far prevalere l'impunità del crimine. La Cassazione ordinò la ripetizione del processo, dinnanzi ad altra sezione della Corte d'appello di Firenze. Quest'ultima, il 14 marzo [[1992]], confermò gli ergastoli per Calò e Cercola, condannò Di Agostino a 24 anni e Schaudinn a 22. Misso fu condannato a 3 anni per detenzione di esplosivo, mentre le condanne di Galeota e Pirozzi furono ridotte a 1 anno e 6 mesi ciascuno<ref>{{Cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,0824_01_1992_0073_0005_25080101/|autore=Vincenzo Tessandori|titolo=Delitto dopo la sentenza|pubblicazione=''La Stampa''|data=15 marzo 1992|accesso=16 ottobre 2016}}</ref>.
 
Quello stesso giorno Galeota e Pirozzi, insieme alla moglie Rita Casolaro e alla moglie di Giuseppe Misso, Assunta Sarno, stavano ritornando a [[Napoli]] quando, durante il viaggio, incorsero in un agguato: la loro auto (una Ford Fiesta XR2) fu speronata e mandata fuori strada da alcuni killer della camorra che li seguivano sull'autostrada A1, all'altezza del casello di Afragola-Acerra, alle porte di Napoli. Le armi da fuoco dei killer lasciarono sul terreno i corpi senza vita di Galeota e della Sarno, quest'ultima addiritturatrucidata con un colpo di pistola in bocca. Soltanto Giulio Pirozzi e sua moglie riuscirono miracolosamente a uscire vivi da quella che fu una vera e propria mattanza di camorra, anche grazie al sopraggiungere di un'auto della polizia stradale dal senso inverso di marcia, che impedì ai killer di completare il lavoro. Pirozzi, benché ferito gravemente, si salvò anche perché si finse morto nel corso della sparatoria. L'auto usata dagli assassini, una Lancia Delta HF, fu poi abbandonata nei pressi dell'aeroporto di Capodichino e data alle fiamme.
 
La quinta sezione penale della Cassazione, il 24 novembre [[1992]], confermò la sentenza riconoscendo la «matrice terroristico-mafiosa» dell'attentato<ref name="ergastolo" />.