Angkor: differenze tra le versioni

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=== Dal IX all'XI secolo ===
{{Vedi anche|Impero Khmer}}
Data classica di fondazione dell'Impero Khmer è considerato l'802,<ref group=N>tale data in realtà non compare nella stele di Sdok Kok Thom ma viene inferita da altre iscrizioni del X e XI secolo, vedi {{cita web|autore=Michael Vickery|titolo=A legend concerning Jayavarman II|anno=2004|url=http://michaelvickery.org/vickery2004legend.pdf|accesso=23 maggio 2015}}</ref> allorché [[Jayavarman II]], impegnato in un'opera di riunificazione dei regni [[Regno di Chenla|Chenla]] tramite conquiste militari, matrimoni e vassallaggi, si proclamò ''[[chakravartin]]'' (sovrano universale, letteralmente "re le cui ruote del carro sono inarrestabili") a [[Mahendraparvata]]. La cerimonia sacra, officiata da un [[Brahmano|bramino]], era volta a sancire ritualmente l'indipendenza della ''Kamvujadeśa'' da ''chvea'' (il regno [[giava]]nese dei [[Sailendra]] secondo Coedes, [[Champa]] secondo interpretazioni più tarde o, meno plausibilmente, [[Srivijaya]]).<ref name="O'Reilly_cap5">{{Cita|O'Reilly, 2006|cap.5 - Pre-Angkorian and Angkorian polities}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www7.plala.or.jp/seareview/newpage6Sri2011Chaiya.html|titolo=The History of Srivijaya|autore=Takashi Suzuki|accesso=23 maggio 2015|lingua=en}}</ref><ref group=N>Vickery si spinge a mettere in dubbio l'intera narrazione, mettendo a confronto le iscrizioni che ne parlano secoli dopo e suggerendo si tratti di un evento mitizzato per scopi politici contemporanei ad esse, vedi {{cita web|autore=Michael Vickery|titolo=A legend concerning Jayavarman II|anno=2004|url=http://michaelvickery.org/vickery2004legend.pdf|accesso=23 maggio 2015}} e {{cita pubblicazione|rivista=Siksacakr|numero=3|url=http://www.khmerstudies.org/download-files/publications/siksacakr/no3/resolving-19th.pdf?lbisphpreq=1|titolo=Resolving the Chronology and History of 9th R Century Cambodia|editore=Center for Khmer Studies|autore=Michael Vickery|anno=2001|mese=luglio}}</ref> Ipotesi generalmente accettata è che tale località sia Phnom Kulen. Già nel 1936 [[Philippe Stern]] vi identificò nel ''Rong Chen'' il primo "[[Architettura della Cambogia#Il tempio-montagna|tempio montagna]]" khmer.<ref name=higham5359>{{cita|Higham, 2003|pp.53-59}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|autore=Philippe Stern|anno=1938|titolo=Travaux exécutés au Phnom Kulên (15 avril-20 mai 1936)|rivista=BEFEO|volume=38|issn=0336-1519|pp=151–174|lingua=fr|doi=10.3406/befeo.1938.4718}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|autore=Philippe Stern|anno=1938|titolo=Le style du Kulên (décor architectural et statuaire)|rivista=BEFEO|volume=38|issn=0336-1519|pp=111–150|lingua=fr|doi=10.3406/befeo.1938.4717}}</ref> Studi recenti, sia a terra che tramite rilievi [[Lidar]], hanno determinato un'estensione inaspettata. Ritenuto fino a pochi anni fa un sito minore, il cui interesse era dovuto primariamente al mito di fondazione, appare aver avuto notevoli dimensioni ed essere stato dotato di opere di gestione delle acque molto simili a quelle di Ankgor, che vennero manutenute almeno fino alla fine del dell'XI secolo.<ref>{{cita pubblicazione|titolo=The Environmental Impact of Cambodia's Ancient City of Mahendraparvata (Phnom Kulen)|autore=D.Penny|coautori=J.B. Chevance, D.Tang, S.De Greef|rivista=PLoS ONE|data=8 gennaio 2014|doi=10.1371/journal.pone.0084252}}</ref><ref name=lidar2013>{{cita pubblicazione|titolo=Uncovering archaeological landscapes at Angkor using lidar|autore=Damian Evans ''et al.''|rivista=[[Proceedings of the National Academy of Sciences]]|volume=110|numero=31|pp=12595-12600|anno=2013|doi=10.1073/pnas.1306539110|url=http://www.pnas.org/content/110/31/12595}}</ref>
[[File:Phnom Bakheng-2.JPG|thumb|alt=Terrazza superiore del Phnom Bakheng|Terrazza superiore del [[Phnom Bakheng]].]]
[[File:Ta Keo, Angkor, Camboya, 2013-08-16, DD 01.JPG|thumb|alt=Ta Keo|[[Ta Keo]], angolo sud-ovest.]]
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Pur nell'eclettismo caratteristico khmer, testimoniato ad esempio dal culto di [[Harihara]] a [[Hariharalaya]], ad Angkor fino al XII secolo assunse una rilevanza certa il culto [[Shivaismo|shivaita]]. Furono infatti dedicati a tale divinità induista i templi principali di una lunga serie di regnanti, considerati veri e propri "templi di stato", che vi installavano un linga reale,<ref>{{cita|Higham, 2003|pp.10-11}}</ref> come in Champa.<ref name=tarling_288295>{{Cita|Tarling, 1999|p.288-295}}</ref> Nelle iscrizioni i linga vengono citati con un nome formato da quello del regnante (o di suoi antenati) più il suffisso -īśvara, titolo di Śiva, secondo una consuetudine comune a diversi regni indianizzati dell'Indocina, ad ulteriore affermazione sacrale della legittimità del regnante, non essendoci all'epoca nozione di appartenenza ed obbedienza a uno stato impersonale.<ref name=tarling_323325>{{cita|Tarling, 1999|pp.323-325}}</ref>
 
La diffusione di tale culto, anche in senso devozionale oltre che strettamente politico (vista la relazione particolare del regnante con la divinità e il suo presentarsi come veicolo e canalizzatore delle energie spirituali delle terre che controlla),<ref name=tarling_288295/> è stata correlata da Wolters alla presenza in terra khmer di asceti [[Pāśupata]], testimoniata da iscrizioni del VII secolo in cui sono presenti invocazioni classiche di tale corrente, che ritiene Śiva l'essere supremo, di cui gli altri dei sono solo ulteriori manifestazioni.<ref name=tarling_288295/><ref>{{cita libro|titolo=Early Southeast Asia: Selected Essays|autore=O. W. Wolters|curatori=Craig J. Reynolds|editore=SEAP Publications|anno=2008|isbn=978-0-87727-743-9|capitolo=8. Khmer "Hinduism" in the Seventh Century}}</ref><ref group="N">Altre speculazioni tra eventi esterni e particolarità religiose o momenti di discontinuità nella storia angkoriana furono ad esempio quelle di Filliozat circa l'emigrazione di monaci buddisti mahayana dal Bengala, a seguito dell'invasione musulmana del dell'XI secolo, che avrebbe influenzato il regno di Jayavarman VII, vedi {{cita libro|titolo=Strange Parallels: Volume 2|autore=Victor Lieberman|editore=Cambridge University Press|anno=2009|ISBN=978-0-521-82352-4|p=221}}.</ref>
 
Nell'iscrizione della stele di Sdok Kok Thom viene menzionato largamente il culto ''[[devarāja]]'',<ref group=N>termine sanscrito spesso interpretato letteralmente come "re-dio" o "re degli dei", malgrado già Filliozat avesse proposto una rettifica (vedi {{cita|Tarling, 1999|pp.324-325}}), mentre l'originale khmer antico di cui esso è la trascrizione sembra più preciso, ''kamrateng jagat ta raja/rajya'', significando "signore del mondo del re/regno", visto che ''kramateng jagat'' compare in altre iscrizioni come titolo attribuito a una divinità protettrice khmer, vedi M.Vickery in ''Southeast Asia: A Historical Encyclopedia, from Angkor Wat to East Timor''.</ref> di cui la stirpe sacerdotale di Sadaśiva, patrono del tempio, era officiante. Esso avrebbe legato Śiva alla persona del re, perciò divinizzandolo in vita. La rilevanza della stele come fonte primaria portò diversi sanscritisti ad esagerarne con ogni probabilità l'importanza,<ref>{{cita|Vickery, 2004|pp.694-695|saahe}}</ref> che in effetti non ha trovato conferma in scoperte e ritrovamenti successivi. Nei decenni successivi vari autori, a partire da Filliozat, Kulke<ref>{{cita libro|autore=Hermann Kulke|titolo=The Devaraja Cult|editore=Cornell University|anno=1978|isbn=978-0-87727-108-6}}</ref> e Mabbett<ref>{{cita pubblicazione|autore=I. W. Mabbett|anno=1969|titolo=Devarāja|rivista=Journal of Southeast Asian History|volume=10|numero=2|pp=202-223|doi=10.1017/S0217781100004373}}</ref> ne hanno ridimensionato la possibile rilevanza effettiva,<ref>{{cita|Crosby, 2004|pp.418-419|saahe}}</ref> ponendo l'accento sul fatto che si trattasse di un oggetto che veniva spostato e ipotizzando una separazione di tale culto da quello del linga reale vero e proprio.<ref name=tarling_323325/> Kulke, notando la presenza in templi induisti moderni di immagini di Śiva che, al contrario dei linga principali, vengono spostate (ad esempio in occasione di festività), ipotizzo che il ''devaraja'' fosse una raffigurazione sacra in bronzo, una sorta di [[Palladio (mitologia)|palladio]] che il re custodiva con sé, nel palazzo reale. Probabilmente i riti ad esso associati erano mantenuti segreti e l'aura di mistero che lo avvolge ha contribuito a mantenere aperto il dibattito.<ref>{{cita|Burgess, 2011|cap.X - The God King}}</ref><ref group="N">Jacques ha del resto affermato che la quantità di inchiostro speso in tali dibattiti è inversamente proporzionale agli scarsissimi riferimenti esistenti nelle fonti primarie, vedi {{Cita|M.Freeman, C.Jacques, 1999|p.15}}</ref> Nel 2001 Hiram W.Woodward jr.ha ipotizzato ad esempio un legame tra il ''devaraja'' e il fuoco sacro, che veniva trasportato in un'arca, come visibile in un bassorilievo di Angkor Wat.<ref>{{cita pubblicazione|titolo=Jacques' Angkor and the Devaraja Question|autore=Hiram W.Woodward jr.|rivista=Journal of Southeast Asian Studies|volume=32|numero=2|mese=giugno|anno=2001|pp=249-261|doi=10.1017/S0022463401000121}}</ref>