Gran Loggia d'Italia degli Alam: differenze tra le versioni

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Il 4 aprile [[1962]], però, Ceccherini invia ai dirigenti dell'obbedienza una lettera con la quale sconfessa l'accettazione delle sue dimissioni da parte della Giunta centrale della Gran Loggia d'Italia ritenendosi, di conseguenza, ancora il legittimo Gran Maestro in carica e decreta l'espulsione del Gran Maestro Ghinazzi. Il 22 maggio dello stesso anno, Ceccherini riprende posto nella sede nazionale dell'obbedienza, inviando una lettera a tutti i dirigenti, nazionali e locali, con la quale annuncia la sua ripresa dei pieni poteri di Gran Maestro e scrivendo quanto avvenuto al Sovrano gran commendatore del Rito scozzese, Riccardo Granata, il quale risponde alla lettera del Ceccherini dicendo che, visto il suo alto grado, Ghinazzi doveva essere giudicato, ed eventualmente espulso, solo dal Supremo Consiglio del Rito.
Nella riunione del Supremo Consiglio, il Sovrano Gran Commendatore Granata non soltanto sconfessò l'operato di Ceccherini, ma riconobbe in Giovanni Ghinazzi l'unico e legittimo Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia degli ALAM.
A seguito del responso del supremo consiglio, Tito Ceccherini fondò, assieme ad un ristretto gruppo di fedelissimi, una nuova Serenissima Gran Loggia Italiana, con a capo del Rito Scozzese, il principe [[Giovanni Alliata diDi Montereale]].
Nel mese di giugno del [[1962]] la Gran Loggia d'Italia, guidata da Giovanni Ghinazzi, si trasferisce nella sua sede attuale, presso Palazzo Vitelleschi, nel cuore di [[Roma]].
Contemporaneamente la Gran Loggia d'Italia entra nel C.L.I.P.S.A.S. (Centro di raccordo e informazione delle potenze massoniche firmatarie dell'appello di [[Strasburgo]]), organizzazione massonica internazionale nata su iniziativa del Grande Oriente del [[Belgio]].