Settimana rossa: differenze tra le versioni

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Lo storico socialista [[Gaetano Arfé]], dopo aver rilevato che il carattere della rivolta ebbe una impronta anarchica e repubblicana, scrisse<ref>Cfr. [[Gaetano Arfé]], ''Storia del socialismo italiano 1892-1926'', Einaudi, Torino, [[1965]]</ref>:
{{Citazione|… la predicazione mussoliniana aveva avuto la sua parte nel prepararla, ed è ancora Mussolini a far dell<nowiki>'</nowiki>''[[Avanti!]]'' l’organo dell’insurrezione mancata e a portare buona parte del proletariato milanese su posizioni di combattiva solidarietà. (…) le velleità insurrezionali restano però localizzate all’epicentro dei moti. Nelle zone a più diffusa penetrazione socialista non si va generalmente oltre la solidarietà nella protesta contro gli eccidi. Anche però ad Ancona, donde il movimento aveva preso le mosse e devedove aveva sede il suo stato maggiore – dal vecchio anarchico Malatesta al giovane repubblicano Nenni – nessuna preparazione c’era stata, nessuna direzione era emersa, nessun piano, neanche tattico, aveva guidato i dimostranti". Infatti i disordini appaiono dopo alcuni giorni molto frammentati da luogo a luogo, perché i capi della rivolta non ebbero prodotto alcun disegno rivoluzionario.}}
 
In definitiva può concludersi che la rivolta fallì a causa della mancanza di unità e pianificazione: non c'erano organizzazioni della sinistra in grado d'incanalare le forze popolari e dare loro un programma rivoluzionario di radicale mutamento del sistema politico esistente.