Le mie prigioni: differenze tra le versioni

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Tale libro, descrivendo con realismo l'asprezza del carcere austriaco dello [[Fortezza dello Spielberg|Spielberg]] (oggi [[Špilberk]] nella Repubblica Ceca) e del regime asburgico, e di cui il primo ministro austriaco [[Metternich]] ammise che danneggiò l'immagine dell'Austria più di una guerra perduta, contribuì a volgere verso i primi moti [[risorgimento|risorgimentali italiani]] molte simpatie dei salotti e degli intellettuali europei.
 
==Temi==
Nella descrizione dei lunghi anni di prigionìa si rivelano al lettore i tesori spirituali che si ricavano dal dolore; la bontà, l'amore e l'umanità sono presenti anche dove non ci si aspetta che esistano. Pellico inoltre mostra sempre di avere una grande fiducia negli uomini e in Dio. La sensibilità dello scrittore ben si evince dalla semplice umanità delle figure che compaiono: il mutolino, Maddalena, Zanze e il carceriere Schiller, un vecchio burbero e scontroso, ma profondamente buono nell'animo, al quale ripugna l'umiliante compito che deve assolvere.<ref>"Schiller ci appare quindi come il simbolo di un mondo che ha toccato il male e l'infelicità, che giorno per giorno vive immerso in esso e che tuttavia ha una sua parte non contaminata da esso. ''Le mie prigioni'' ci danno questo insegnamento incalcolabile: da un libro che poteva essere disperato e sarcastico risulta invece un sorriso che allude a tanta pena e la fa dimenticare, che fa pensare a tanti giorni come quelli dello Spielberk con gli antri dove languono uomini giovani e il chiasso delle chiavi agitate e nello stesso tempo apre dietro ad essi un mondo infinito" (A. Romanò, ''Silvio Pellico'', Morcelliana, Brescia, 1949, p. 160).</ref>
 
==Nei media==