Strage di Piazzale Loreto: differenze tra le versioni

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# Andrea Esposito ([[Trani]], 26 ottobre [[1898]]), operaio, militante comunista e partigiano della 113ª [[Brigate Garibaldi|brigata Garibaldi]], arrestato da membri dell'Ufficio politico investigativo della Guardia nazionale repubblicana, il 31 luglio [[1944]] in casa insieme al figlio Eugenio (renitente alla leva della fascista RSI), vennero rinchiusi nelle carceri di San Vittore a disposizione della SIPO-SD. Il figlio Eugenio, inizialmente inserito nella lista dei fucilandi, sarà invece trasferito prima al campo di concentramento di [[Gries-San Quirino|Gries (Bolzano)]] e successivamente deportato in Germania dapprima nel [[campo di concentramento di Flossenburg]] e poi in quello di [[Campo di concentramento di Dachau|Dachau]], da dove ritornerà a guerra finita.
# Domenico Fiorani ([[Boron]] in [[Svizzera]], 24 gennaio [[1913]]), perito industriale, socialista, collaborò a giornali clandestini. Appartenente alle [[brigate Matteotti]]. Arrestato il 25 giugno 1944 dalla polizia politica a [[Busto Arsizio]], mentre si reca dalla moglie degente in ospedale. Incarcerato a Monza e trasferito l'8 agosto 1944 a San Vittore.<ref>{{cita web|autore=Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia|url=http://www.italia-liberazione.it/ultimelettere/ultimelettereanagrafe.php?ricerca=238&presentazione=1|titolo=Domenico Fiorani|accesso=29 giugno 2008}}</ref>
# Umberto Fogagnolo ([[Ferrara]], 2 ottobre [[1911]]), ingegnere alla Ercole Marelli di Sesto San Giovanni. Dopo l’armistizio, in collegamento con i vari partiti del CLN di Milano, dirige e coordina il movimento clandestino della Ercole Marelli e delle fabbriche di Sesto San Giovanni; rappresenta il [[Partito d'Azione]] nel CLN sestese. Cura l’invio in montagna e in Svizzera di prigionieri alleati, di ricercati politici e di partigiani. Insieme a Giulio Casiraghi, organizza gli scioperi del marzo 1943 e del marzo 1944. Nella primavera del 1944 è attivissimo in azioni di sabotaggio a Milano, nel lecchese e nella zona di Novara. Per la scelta di obiettivi strategici è consulente delle formazioni partigiane di montagna e il suo parere è decisivo. Si reca personalmente, a rischio della propria vita, dall’allora questore Mendia, a nome dl CLN, riuscendo a far liberare cinque patrioti, detenuti a San Vittore<ref>Archivio dell'associazione "Le radici della Pace - I Quindici", articolo "Cospirazione eroica", giornale Sesto Proletaria, senza data ma quasi certamente 1946.</ref>. Arrestato il 13 luglio 1944<ref>Archivio di Stato di Milano, Corte d'Assise Straordinaria, busta 64, Processo Girardelli, pag. 4.</ref> nel suo ufficio, da fascisti e SS dipendenti dall'ufficio dello SS-Scharfuhrer Werning, responsabile della Sicherungskompanie di Monza, dove viene incarcerato ed è ripetutamente torturato. Trasferito a San Vittore l'8 agosto 1944. Medaglia d'argento al valore militare alla memoria.<ref>{{cita web|autore=Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia|url=http://www.italia-liberazione.it/ultimelettere/ultimelettereanagrafe.php?ricerca=239&presentazione=1 |titolo=Umberto Fogagnolo|accesso=13 dicembre 2011}}</ref>.
# Tullio Galimberti (Milano, 31 agosto [[1922]]), impiegato. Appartenente alle formazioni Garibaldi con compiti di collegamento e raccolta di armi (membro della 3ª brigata d'assalto Garibaldi Gap "Egisto Rubini", secondo il martirologio compilato nell'immediato dopoguerra a cura dell'Anpi provinciale milanese). Arrestato durante un incontro clandestino in [[piazza San Babila]] alla fine del giugno 1944 da agenti della SS germanica e italiana. Tradotto alle carceri di San Vittore.
# [[Vittorio Gasparini]] ([[Ambivere]], 30 luglio [[1913]]), laureato in economia e commercio, antifascista cattolico, capitano degli alpini. Dirigente della Bomprini Parodi Delfino a Roma, accettò di dirigere lo stabilimento di Montichiari per coprire la sua attività di responsabile di una missione dell’OSS (Office of Strategic Service) della V Armata americana. D’intesa con gli americani, aveva allestito un centro radio clandestino in piazza Fiume (l’attuale piazza della Repubblica), a Milano, che trasmetteva radiomessaggi agli Alleati. La stazione radio venne individuata dalle SS<ref>cfr. l'Eco di Bergamo 11/8/1998</ref> e i due operatori presenti al momento dell’irruzione si gettarono dalla finestra per sottrarsi alla cattura. Uno dei due morì, l’altro, gravemente ferito, interrogato in ospedale, fu indotto a rivelare i nomi dei compagni da soldati italiani travestiti da partigiani. Così Gasparini venne arrestato ai primi di giugno e interrogato a Brescia; nello stesso giorno, fu condotto a Milano e imprigionato nel carcere di San Vittore. Torturato per giorni, non riuscirono a farlo parlare. Fu, infine, fucilato in piazzale Loreto ([[Medaglia d'oro al valore militare]] alla memoria).<ref>{{cita web|autore=Ministero della Difesa - Marina Militare|url=http://www.marina.difesa.it/storia/movm/parte07/Bio07/MOVM719b.asp|titolo=Vittorio GASPARINI - Capitano degli Alpini'|accesso=16 giugno 2009}}</ref>.