Oratorio (musica): differenze tra le versioni

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Il termine oratorio indicava in origine uno spazio in cui si riunivano i membri di una confraternita o di una comunità religiosa per pregare (in latino "orare"). Nella seconda metà del Cinquecento, a Roma, in seno al movimento religioso nato per iniziativa di [[Filippo Neri]] e di alcuni suoi seguaci e collaboratori, il termine assunse il significato di un particolare tipo di riunione, comprendente la lettura di libri spirituali o passi biblici e l'ascolto di un sermone, accompagnati da preghiere e dal canto di laudi. Tali riunioni presero nome di "esercizi dell'oratorio" o, più semplicemente, di "oratorii".<br /> I seguaci di Filippo Neri diedero poi vita a un congregazione denominata "dell'Oratorio", approvata dal papa nel 1575, che ebbe sede nella chiesa romana di [[Santa Maria in Vallicella|S. Maria in Vallicella]].<ref>A. Morelli, ''Il tempio armonico. Musica nell'oratorio dei Filippini in Roma (1575-1705)'', Laaber, Laaber Verlag, 1991.</ref> Quando la parte musicale divenne l'elemento caratterizzante di queste riunioni, il termine "oratorio" venne principalmente riferito al genere di musica destinato ad esse<ref name = "Enc">"Dizionario di musica", di A.Della Corte e G.M.Gatti, Paravia, Torino, 1956</ref>. In questa accezione il termine venne utilizzato per la prima volta dal poeta [[Francesco Balducci]], che accluse due componimenti poetici per musica, ''La Fede'' e ''Il Trionfo'', definendoli "oratorii", nella seconda edizione delle sue ''Rime'' (Roma, 1646), uscita postuma<ref>Howard E. Smither, ''A History of the Oratorio'', Volume 1 ''The oratorio in the baroque era: Italy, Vienna, Paris'', Chapel Hill: UNC Press Books, 1977, ISBN 0-8078-1274-9, ISBN 978-0-8078-1274-7, p. 179); ed. italiana: ''Storia dell'oratorio'', Vol. I L'oratorio barocco: Italia, Vienna, Parigi, Milano: Jaca book, ISBN 88-16-40161-3, 1986
</ref>. Nelle forme stabilitesi dalla metà del Seicento in avanti, l'oratorio era diviso in due parti tra le quali solitamente veniva pronunciato un sermone. I testi degli oratori sono in versi, in tutto simili negli aspetti metrici a quelli del [[libretto]] d'opera del tempo. I loro soggetti sono in prevalenza tratti dal Vecchio o dal Nuovo Testamento, o dall'[[agiografia]], ma non mancano i soggetti cosiddetti "ideali" che hanno per interlocutori figure allegoriche (per esempio ''Il trionfo del Tempo e del Disinganno'' di [[Georg Friedrich Händel]], su testo del cardinale Benedetto Pamphlij, eseguito a Roma nel 1707). <br />
Nell'oratorio l'azione viene condotta dagli interlocutoriinteristi (normalmente quattro o cinque solisti). L'uso di sezioni corali è infrequente; di solito qualche sezione in polifonia è limitata ai finale della prima e della seconda parte, ed è cantato dagli stessi solisti. Inizialmente l'esposizione degli antefatti o il commento di quelli narrati era affidata a una figura chiamata "Testo", che tuttavia scomparve ben presto nel corso della seconda metà del Seicento. <br />
Tra i maggiori compositori di oratorio dell'[[Musica barocca|epoca barocca]] vanno ricordati [[Alessandro Stradella]], [[Bernardo Pasquini]], [[Alessandro Scarlatti]], [[Giovanni Paolo Colonna]], [[Giovanni Legrenzi]], [[Giovanni Battista Bassani]], [[Antonio Caldara]].