Giuseppe Volpi: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
decorazioni estere, informaizoni sulla prima moglie e sugli anni attorno alla morte del padre
diverse notizie relative al periodo 1899-1900 - qualche correzione nelle informazioni sul padre
Riga 51:
 
== Biografia ==
Terzo figlio di Ernesto, che partecipò giovanissimo (all'età di 15-16 anni) come garibaldino alle battaglie della guerra d'indipendenza del 1860 e che divenne poi ingegnere civile, lavorando in diversi parti del paese (Siena, Pisa, Salerno Foggia, Milano) prima di tornare a Venezia, dove era nato nel 1845 e dove svolse le sue mansioni per conto del Comune, e di Luigia Adriana Emilia De Mitri, appartenente alla piccola nobilita di provincia. Il fratello maggiore, Giovanni, morì a Adua il 1° marzo 1896, mentre la sorella Maria si sarebbe sposata con un ufficiale dell'esercito. Rimase dapprima orfano di madre all'età di 9 anni e poi di padre, nel 1897.L'anno prima, quando aveva iniziato gli studi in giurisprudenza presso l'Università di Padova, aveva iniziato a scrivere articoli come corrispondente del giornale "La Capitale" di Venezia.La scomparsa del padre lo costrinse ad abbandonare gli studi. Inizialmente passò un periodo alquanto difficile sul piano economico, durante il quale tentò, ma invano, di entrare nella pubblica amministrazione (non superò le prove per un posto alla [[Corte dei conti|Corte dei Conti]] a Roma). Questo insuccesso lo spinse a cercare altre strade in campo economico. Dapprima potenziò e migliorò due pubblicazioni a carattere economico-commerciale, la "Guida economico-commerciale di Venezia" e la "Guida economico-commerciale del Veneto", fondate dal padre nei primi anni Ottanta, creando nel 1897 un'apposita società editrice e di pubblicità, "L'Aquila". Nel contempo divenne l'agente per Venezia di un'importante società assicurativa francese, l'Urbaine. Nel 1899 costituì la sua prima società, la Volpi & C., che fu anche la sola che portò il suo nome fra tutte quelle che avrebbe fondato lungo l'intera carriera di imprenditore. L'impresa operava nell'import-export di prodotti agricoli con l'Ungheria e fu a lungo l'unica società italiana ufficialmente riconosciuta per tali attività dal Museo Commerciale Ungherese, la struttura del ministero del Commercio ungherese che si occupava di sviluppare i contatti economico-commerciali con l'estero. Nel 1899, secondo una fonte proveniente dall'archivio familiare, costituì a Belgrado la Banca Italo-Serba. Grazie all'insieme di attività riuscì ad accumulare una piccola fortuna (dal padre ereditò molto poco, se si esclude la casa di famiglia all'angolo del canale in Campo dei Frari), che negli anni successivi investì con molta cautela in altre attività. Negli stessi anni aveva costituito con un amico, l'avvocato Giovanni Pantaleo, una società mineraria per lo sfruttamento di un giacimento di antracite in Carnia. Le prospettive dell'affare non dovevano essereaffatto negative, se Volpi riuscì a convincere il senatore [[Niccolò Papadopoli]], che aveva sviluppato già diversi interessi in campo economico a Venezia (era azionista e amminustratore della Società veneziana di navigazione a vapore e della Società Cellina per lo sfruttamento delle risorse idriche nel Veneto) a divenire socio della società versando 250 mila lire.
 
Terzo figlio di Ernesto, che partecipò giovanissimo (all'età di 15-16 anni) come garibaldino alle battaglie della guerra d'indipendenza del 1860 e che divenne poi ingegnere civile, lavorando in diversi parti del paese (Siena, Pisa, Salerno Foggia, Milano) prima di tornare a Venezia, dove era nato nel 1845 e dove svolse le sue mansioni per conto del Comune, e di Luigia Adriana Emilia De Mitri, appartenente alla piccola nobilita di provincia. Il fratello maggiore, Giovanni, morì a Adua il 1° marzo 1896, mentre la sorella Maria si sarebbe sposata con un ufficiale dell'esercito. Rimase dapprima orfano di madre all'età di 9 anni e poi di padre, nel 1897febbraio del 1898. L'anno prima, quando aveva iniziato gli studi in giurisprudenza presso l'Università di Padova, aveva iniziato a scrivere articoli come corrispondente del giornale "La Capitale" di Venezia e insieme a Ugo Pantaleo (con la garanzia del padre di quest'ultimo, Giovanni, proprietario della ditta omonima) assunse la rappresentanza dell'agenzia di Venezia della società di assicurazioni Vita francese l'Urbaine con uno stipendio di 150 lire al mese. La scomparsa del padre lo costrinse ad abbandonare gli studi. Inizialmente passò un periodo alquanto difficile sul piano economico, durante il quale tentò, ma invano, di entrare nella pubblica amministrazione (non superò le prove per un posto alla [[Corte dei conti|Corte dei Conti]] a Roma). Questo insuccesso lo spinse a cercare altre strade in campo economico. Dapprima potenziò e migliorò due pubblicazioni a carattere economico-commerciale, la "Guida economico-commerciale di Venezia" e la "Guida economico-commerciale del Veneto", fondate dal padre nei primi anni Ottanta, creandoe che nel 1897 un'appositaErnesto societàVolpi editriceaveva eceduto dial pubblicitàfiglio, "L'Aquila".il Nelquale contemponel divenne1897 l'agente per Venezia dicostituì un'importanteapposita società assicurativa francese, l'Urbaine. Nel 1899 costituì la sua prima società, la Volpi & C., che fu anche la sola che portò il suo nome fra tutte quelle che avrebbe fondato lungo l'intera carriera di imprenditore. L'impresa operava nell'import-export di prodotti agricoli con l'Ungheriaeditrice e fu a lungo l'unica società italiana ufficialmente riconosciuta per tali attività dal Museo Commerciale Ungherese, la struttura del ministero del Commercio ungherese che si occupava di sviluppare i contatti economico-commerciali con l'estero. Nel 1899pubblicità, secondo una fonte proveniente dall"L'archivio familiareAquila", costituì a Belgrado la Banca Italo-Serba. Grazie all'insieme di attività riuscìgrazie ad accumulareun una piccola fortuna (dal padre ereditò molto poco, se si esclude la casa di famiglia all'angoloprestito del canale in Campo dei Frari), che negli anni successivi investì con molta cautela in altre attività. Negli stessi anni aveva costituito con un amico, l'avvocatosocio Giovanni Pantaleo, unaed società mineraria per lo sfruttamento diassume un giacimento di antracite in Carnia. Le prospettive dell'affare non dovevano essereaffatto negative, se Volpi riuscì a convincere il senatore [[Niccolò Papadopoli]], che aveva sviluppato già diversi interessi in campo economico a Venezia (era azionista e amminustratore della Società veneziana di navigazione a vapore e della Società Cellinacollaboratore per losviluppare sfruttamentole delle risorse idriche nel Veneto) a divenire socioattività della società"Guida". versando 250 mila lire.
Abile nel costruirsi una rete di contatti sia in Italia che all'estero (tra l'altro fu dapprima, nel 1903, vice-console e poi, dal 1903, console onorario di Serbia, una posizione che in quegli stessi anni ottenne anche per il piccolo stato di San Marino), divenne, ancora molto giovane, il punto di riferimento per un gruppo di imprenditori, uomini d'affari e possidenti veneziani ([[Piero Foscari]], [[Niccolò Papadopoli|Niccolò Papadopol]]<nowiki/>i, Amedeo Corinaldi, Ruggero Revedin, Roberto Paganini) per diverse iniziative economiche. All'estero la più importante si concretizzò in Montenegro tra il 1902 e il 1903, quando Volpi aveva appena 25-26 anni. Subentrando ad un ambizioso progetto avviato da Foscari che prevedeva la costruzione di una ferrovia, di un porto, lo sfruttamento di miniere e risorse forestali, Volpi realizzò un vasto accordo con il governo montenegrino, trattando direttamente con re [[Nicola I del Montenegro]], padre della [[Elena del Montenegro|Regina Elena di Savoia]], e con il principe [[Danilo II del Montenegro]], oltre che con i ministri competenti.Nel1903 venne costituita la Regia Cointeressata dei tabacchi del Montenegro, una società di cui Volpi divenne amministratore delegato, che garantiva alle casse dello stato balcanico entrate sicure dall'attività di coltivazione del tabacco, una delle risorse più ricche del paese, mentre l'impresa produceva in esclusiva tabacco e sigari per le esportazioni nei due stabilimenti aperti a Antivari e a Podgorica. Due anni più tardi, nel 1905, venne fondata la [[Compagnia di Antivari]], di cui Volpi fu direttore e poi amministratore delegato. Tale società si incaricò di svolgere i complessi lavori per la realizzazione del porto di [[Antivari]] (oggi Bar) e per la costruzione di una ferrovia che dal porto sarebbe risalita fino a Viz Bazar, una località sul lago di Scutari, dove le merci avrebbero proseguito per raggiungere la linea ferroviaria, all'epoca in costruzione che doveva collegare Vienna e i Balcani a Costantinopoli. In entrambe le operazioni Volpi venne sostenuto dalla [[Banca Commerciale Italiana]]. Nei primi anni del secolo Volpi aveva conosciuto [[Jósef Leopold Toeplitz|Giuseppe Toeplitz]], all'epoca direttore centrale dell'istituto di credito inviato a Venezia per aprire la locale filiale della banca milanese, e attraverso di lui era entrato in una relazione umana e professionale molto stretta con l'amministratore delegato della banca, [[Otto Joel]].
 
Nel 1899 costituì la sua prima società, la Volpi & C. (i soci iniziali erano Silvio Rottigni e Ugo Pantaleo), che fu anche la sola che portò il suo nome fra tutte quelle che avrebbe fondato lungo l'intera carriera di imprenditore. Mettendo a frutto i rapporti di amicizia che Volpi aveva sviluppato con uomini politici ungheresi (Adolf Strausz e Julio Lukacs, entrambi deputati al Parlamento d Budapest), la sua impresa si sviluppò molto velocemente. Essa operava nell'import-export di prodotti agricoli con l'Ungheria e fu a lungo l'unica società italiana ufficialmente riconosciuta per tali attività dal Museo Commerciale Ungherese, la struttura del ministero del Commercio ungherese che si occupava di sviluppare i contatti economico-commerciali con l'estero. Nel 1899 si recò per la prima volta in Serbia, dove strinse rapporti di amicizia con l'allora ministro del Commercio Milovanovich, più tardi primo ministro, e con Milenko Vesnic, più tardi ambasciatore serbo a Roma. In Serbia fece parte di un comitato, presieduto da Milovanovich, per la costituzione di un'agenzia commerciale serba in Italia e per una banca italo-serba a Belgrado.
Nel 1902 trasformò in Società Italiana per le miniere d'Oriente un sindacato costituito a Venezia con i soci abituali per lo sfruttamento delle miniere in Anatolia, al confine tra Turchia e Bulgaria. Direttore della società fu [[Bernardino Nogara]], con il quale avrebbe in seguito condiviso molte delle iniziative a [[Costantinopoli]].
 
Grazie all'insieme di attività riuscì ad accumulare una piccola fortuna (dal padre ereditò molto poco, se si esclude la casa di famiglia all'angolo del canale in Campo dei Frari), che negli anni successivi investì con molta cautela in altre attività. Negli stessi anni aveva costituito con un amico, l'avvocato Giovanni Pantaleo, una società mineraria per lo sfruttamento di un giacimento di antracite in Carnia. Le prospettive dell'affare dovevano esere piuttosto buone, se Volpi riuscì a convincere il senatore Niccolò Papadopoli, che aveva sviluppato già diversi interessi in campo economico a Venezia (era azionista e amministratore della Società veneziana di navigazione a vapore e della Società Cellina per lo sfruttamento delle risorse idriche nel Veneto) a divenire socio della società versando 250 mila lire.
.Nel 1904 Volpi si lanciò in un nuovo business molto promettente, ma non meno complesso, quello elettrico. Insieme a Revedin inizò ad acquisre alcuni piccoli impianti a Palmanova, Cividale e a Belluno. Nel 1905 costituì una nuova anonima, la [[Società Adriatica di Elettricità]] (SADE), dentro la quale trovarono spazio gli impianti già acquisiti ed integrati fra loro. Era solo il primo passo per la costruzione di uno dei maggiori colossi italiani del settore.Come in altre circostanze, il suo capitale di rischio fu relativamente contenuto (Volpi versò inizialme poche decine di migliaia di lire), ma anche in questa circostanza il non ancora trentenne giovane imprenditore seppe riunire attorno a sé la quasi totalità degli investitori che aveva coinvolto nell'affare montenegrino, oltre alla filiale veneziana della Banca Commerciale. Già prima dello scoppio della [[prima guerra mondiale]] la SADE era uno dei maggiori gruppi elettrici del paese, controllando l'intero Nord-Est e avendo propaggini che scendevano lungo la costa adriatica fino alle [[Puglia|Puglie]].
 
Abile nel costruirsi una rete di contatti sia in Italia che all'estero (tra l'altro fu dapprima, nel 1903, vice-console e poi, dal 1903, console onorario di Serbia, una posizione che in quegli stessi anni ottenne anche per il piccolo stato di San Marino), divenne, ancora molto giovane, il punto di riferimento per un gruppo di imprenditori, uomini d'affari e possidenti veneziani ([[Piero Foscari]], [[Niccolò Papadopoli|Niccolò Papadopol]]<nowiki/>i, Amedeo Corinaldi, Ruggero Revedin, Roberto Paganini) per diverse iniziative economiche. All'estero la più importante si concretizzò in Montenegro tra il 1902 e il 1903, quando Volpi aveva appena 25-26 anni. Subentrando ad un ambizioso progetto avviato da Foscari che prevedeva la costruzione di una ferrovia, di un porto, lo sfruttamento di miniere e risorse forestali, Volpi realizzò un vasto accordo con il governo montenegrino, trattando direttamente con re [[Nicola I del Montenegro]], padre della [[Elena del Montenegro|Regina Elena di Savoia]], e con il principe [[Danilo II del Montenegro]], oltre che con i ministri competenti. Nel1903 venne costituita la Regia Cointeressata dei tabacchi del Montenegro, una società di cui Volpi divenne amministratore delegato, che garantiva alle casse dello stato balcanico entrate sicure dall'attività di coltivazione del tabacco, una delle risorse più ricche del paese, mentre l'impresa produceva in esclusiva tabacco e sigari per le esportazioni nei due stabilimenti aperti a Antivari e a Podgorica. Due anni più tardi, nel 1905, venne fondata la [[Compagnia di Antivari]], di cui Volpi fu direttore e poi amministratore delegato. Tale società si incaricò di svolgere i complessi lavori per la realizzazione del porto di [[Antivari]] (oggi Bar) e per la costruzione di una ferrovia che dal porto sarebbe risalita fino a Viz Bazar, una località sul lago di Scutari, dove le merci avrebbero proseguito per raggiungere la linea ferroviaria, all'epoca in costruzione che doveva collegare Vienna e i Balcani a Costantinopoli. In entrambe le operazioni Volpi venne sostenuto dalla [[Banca Commerciale Italiana]]. Nei primi anni del secolo Volpi aveva conosciuto [[Jósef Leopold Toeplitz|Giuseppe Toeplitz]], all'epoca direttore centrale dell'istituto di credito inviato a Venezia per aprire la locale filiale della banca milanese, e attraverso di lui era entrato in una relazione umana e professionale molto stretta con l'amministratore delegato della banca, [[Otto Joel]].
 
Nel 1902 trasformò in Società Italiana per le miniere d'Oriente un sindacato costituito a Venezia con i soci abituali per lo sfruttamento delle miniere in Anatolia, al confine tra Turchia e Bulgaria. Direttore della società fu [[Bernardino Nogara]], con il quale avrebbe in seguito condiviso molte delle iniziative a [[Costantinopoli]].
 
.Nel 1904 Volpi si lanciò in un nuovo business molto promettente, ma non meno complesso, quello elettrico. Insieme a Revedin inizòiniziò ad acquisreacquisire alcuni piccoli impianti a Palmanova, Cividale e a Belluno. Nel 1905 costituì una nuova anonima, la [[Società Adriatica di Elettricità]] (SADE), dentro la quale trovarono spazio gli impianti già acquisiti ed integrati fra loro. Era solo il primo passo per la costruzione di uno dei maggiori colossi italiani del settore. Come in altre circostanze, il suo capitale di rischio fu relativamente contenuto (Volpi versò inizialmeinizialmente poche decine di migliaia di lire), ma anche in questa circostanza il non ancora trentenne giovane imprenditore seppe riunire attorno a sé la quasi totalità degli investitori che aveva coinvolto nell'affare montenegrino, oltre alla filiale veneziana della Banca Commerciale. Già prima dello scoppio della [[prima guerra mondiale]] la SADE era uno dei maggiori gruppi elettrici del paese, controllando l'intero Nord-Est e avendo propaggini che scendevano lungo la costa adriatica fino alle [[Puglia|Puglie]].
 
Nel 1912, con la guerra italo-turca, I suoi contatti nel mondo ottomano e nei Balcani fecero di Volpi l'uomo ideale per prendere parte alle discussioni per il trattato di pace con la Turchia. Nominato ministro plenipotenziario da Giolitti, fu uno dei negoziatori italiani (gli altri due erano Pietro Bertolini e Guido Fusinato) che discussero i termini di un accordo con i rappresentanti di Costantinopoli per diverse settimane a Ouchy, vicino a Losanna, in Svizzera. L'accordo, noto come pace di Ouchy o Trattato di Losanna, venne raggiunto nell'ottobre del 1912. Il trionfale ritorno in Italia dei tre negoziatori diede un'inattesa notorietà a Volpi, trasformandolo in una personalità pubblica. In virtù dell'impegno profuso nel dare impulso ai negoziati e nel trovare infine una conclusione favorevole all'Italia Volpi venne insignito con il titolo di Conte nel 1913.
 
Nel [[1917]] fu tra i protagonisti della realizzazione del nuovo [[Marghera|Porto Marghera]] e dopo il [[Prima guerra mondiale|primo conflitto mondiale]] acquistò prestigiose catene [[albergo|alberghiere]], gestendo a Venezia il Grand Hotel e l'Excelsior. Fu Presidente dell'[[Assonime]] dal [[1919]] al [[1921]], chiamando nel ruolo di segretario [[Felice Guarneri]].