Assedio di Sarajevo: differenze tra le versioni

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Nella seconda metà del [[1992]] e nella prima metà del [[1993]] l'assedio raggiunse il suo apice per la violenza dei combattimenti. Furono commesse gravi atrocità, con i bombardamenti di artiglieria che continuavano a colpire i difensori. Gran parte delle principali posizioni militari e le riserve di armi all'interno della città erano sotto il controllo dei serbi, che impedivano i rifornimenti ai difensori. I serbi erano ovunque in città e il grido ''Pazite, Snajper!'' ("attenzione, cecchino!") divenne molto comune. Alcuni quartieri della città, come [[Novo Sarajevo]], furono conquistati dagli attaccanti. Per aiutare la popolazione assediata, l'[[aeroporto Internazionale di Sarajevo|aeroporto di Sarajevo]] fu aperto agli aerei delle [[Nazioni Unite]] alla fine del giugno [[1992]]. La sopravvivenza della città da allora dipese in larga parte proprio dai rifornimenti ONU.
 
Alcuni contrabbandieri bosniaci che si erano uniti all'esercito all'inizio della guerra portarono illegalmente le armi in città attraverso le linee serbe, e i [[raid]] sulle posizioni serbe all'interno della città li aiutarono nei loro intenti. Il [[Tunnel di Sarajevo]], principale via per aggirare l'[[embargo]] internazionale di armi e per rifornire di munizioni i combattenti, venne completato a metà del [[1993]], e permise anche alla popolazione di scappare: per questo si disse che il tunnel aveva salvato Sarajevo. Tuttavia, nell'aprile [[1995]] vi erano solo 20 pezzi di artiglieria e cinque [[carro armato|carri armati]] in difesa della città. {{non chiaro|La forza dei Primo Corpo stava nei considerevoli rifornimenti di [[Granata (proiettile)|granate]], missili anti-aereo e missili anti-carroanticarro, che non potevano però essere utilizzate nelle azioni offensive necessarie.<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://rocchio.syr.edu/data/ORION/balkans.bosnia.warhistory.bosgeneral.html] |date=novembre 2017 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>}}
[[File:Evstafiev-bosnia-cello.jpg|thumb|left|Il musicista [[Vedran Smailović]] che suona nella [[Biblioteca Nazionale ed Universitaria di Bosnia ed Erzegovina|Biblioteca Nazionale]] parzialmente distrutta a Sarajevo nel [[1992]].]]
I rapporti indicano una media di circa 329 esplosioni al giorno durante il corso dell'assedio, con un massimo di 3.777 bombe sganciate il 22 luglio [[1993]]. Gli incendi causati dai proiettili danneggiarono seriamente le strutture della città, inclusi gli edifici civili (comprese le strutture sanitarie, di comunicazione e ONU) e culturali. Dal settembre 1993, i rapporti sottolineano il fatto che tutti gli edifici di Sarajevo erano stati danneggiati, e 35.000 completamente distrutti. Tra i danneggiamenti più rilevanti ci furono quelli della [[Presidenti della Bosnia ed Erzegovina|Presidenza della Bosnia Erzegovina]] e della [[Biblioteca Nazionale ed Universitaria di Bosnia ed Erzegovina|Biblioteca Nazionale]], che bruciò completamente insieme a migliaia di testi non più recuperabili.