Dino Alfieri: differenze tra le versioni

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== La caduta del fascimo e gli ultimi anni ==
I dispacci che inviò dalla capitale del [[Terzo Reich]] nel corso del conflitto furono sempre improntati all'ottimismo - cosa di cui Ciano si lagnò nei suoi Diari - fino all'ottobre del 1942, quando iniziò un mutamento di rotta. Membro del [[Gran Consiglio del Fascismo]], nella storica seduta del 25 luglio 1943 votò farevolementefavorevolmente all'[[ordine del giorno Grandi]], che mise Mussolini in minoranza e causò la fine del regime. Temendo rappresaglie naziste, non tornò più a Berlino ed il 31 luglio il nuovo Ministero degli Esteri [[Raffaele Guariglia]] accettò le sue dimissioni da ambasciatore<ref name=treccani/>.
 
Alfieri si nascose inizialmente a Milano ma, con la nascita della [[Repubblica Sociale Italiana]], per evitare ritorsioni fuggì in [[Svizzera]], entrando dal valico di [[Astano]] grazie ai contatti del parroco don Isidoro Marcionetti. [[Condannato a morte]] in [[contumacia]] nel [[processo di Verona]] il 10 gennaio [[1944]], venne collocato a riposo come ambasciatore il 1º agosto dello stesso anno (il regime di [[Salò]] aveva preso analoga decisione il 5 novembre 1943)<ref name=treccani/>.