Hieronymus Bosch: differenze tra le versioni

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{{citazione|Come molti pittori antichi, [Bosch] aveva l'abitudine di tracciare l'intera composizione direttamente sul sostrato bianco e di ritoccare in seguito il disegno con tratti leggeri e trasparenti di colore per gl'incarnati, ottenendo così un effetto che deve molto al sostrato<ref>«Come altri vecchi maestri, aveva l'abitudine di abbozzare e disegnare su una preparazione bianca, procedendo con velature trasparenti e facendo concorrere all'effetto ultimo anche il sottofondo» (traduzione proposta in Cinotti, cit., pag. 10</ref><ref>Si noti la stucchevole corrispondenza tra il testo del van Mander et la sintesi di Roger Van Schoute, fondatore nei primi anni '60 del ''Laboratoire d'étude des oeuvres d'art par les méthodes scientifiques'' presso l'Université catholique de Louvain ed autore del primo studio scientifico di un'opera del Bosch condotto sul "Portamento della croce" di Gand:
{{citazione|La tavola è preparata con un composto di uso comune fatto di gesso e colla animale; di colore biancastro. Essa è percettibile in diverse sezione del dipinto per via della sottigliezza dello strato pittorico che conferisce all'insieme del dipinto una particolare lucentezza traslucida, specie negl'incarnati|Roger Van Schoute; Monique Verboomen, Jérôme Bosch, cit., pag. 174|La préparation est de composition courante: craie et colle animale; elle est de couleur blanchâtre. Elle est perceptible en de nombreux endroits grâce à la minceur de la couche picturale donnant à l'ensemble une translucidité particulière, surtout dans les carnations|lingua=FR|lingua2=IT}}</ref>|Le livre des peintres de Carel van Mander : vie des peintres flamands, hollandais et allemands (1604), pag. [https://archive.org/stream/lelivredespeintr01mand#page/168/mode/2up 169]|Comme nombre d'anciens peintres, il avait coutume de tracer complètement ses compositions sur le blanc du tableau et de revenir ensuite par une teinte légère et transparente pour ses carnations, attribuant, pour l'effet, une part considérable au dessous|lingua=FR|lingua2=IT}}
 
Bosch attinge da moltissime fonti (testi alchemici e astrologici, libri dei sogni) e la sua arte ha radici iconografiche medievali, domina la strutturazione spaziale mettendo a fuoco tutti i particolari di un universo sconvolto e ricomposto in una dimensione onirica, utilizzando una trama ritmica di gesti, azioni, rapporti cromatici e proporzionali.<ref>''Arte'', Le Garzantine, 2002, pag. 150.</ref> Le sue opere, anche di contenuto satirico, vanno dal sogno alla follia. La sua opera subì l'influsso della "devotio moderna" e del mistico [[Jan van Ruusbroec]].
==== Il problema della cronologia ====
La ricostruzione del catalogo dell'artista è un'operazione estremamente problematica e controversa, data la generale scarsità di notizie. Nessuna opera è infatti datata e pochissimi sono i collegamenti certi tra opere e commissioni documentate<ref name=V36>Varallo, cit., pag. 36.</ref>. A ciò vanno aggiunti anche[[an]]che i dubbi sull'autografia, anche delle opere firmate o di parti di esse, la presenza di più versioni della stessa opera (con la difficoltà di risalire al prototipo), nonché gli effetti del successo della sua arte: i suoi lavori erano spesso copiati o imitati, anche da artisti di alta capacità, e nei secoli restauri impropri e ridipinture di parti lacunose hanno alterato la superficie pittorica delle sue tavole<ref name=V36/>.
Tuttora per sormontare queste difficoltà ed evitare ricostruzioni puramente congetturali, gli studiosi si affidano alle tecniche di diagnostica artistica. Poiché la produzione pittorica è interamente composta di tavole su legno di quercia la [[dendrocronologia]] consente di determinare una datazione "alta" delle opere, che ha il merito di isolare dalla produzione autografa le copie tarde perché realizzate su legno abbattuto dopo la morte dell'artista. L'analisi del disegno preparatorio consentita dalla [[riflettografia]] e dalla [[radiografia]] permette invece di discernere la tecnica dell'artista relativamente alla preparazione del sostrato pittorico ed all'applicazione dei colori, e di identificarne alcuni schemi di base suscettibili, nella migliore delle ipotesi, di essere ricondotti a fasi distinte del suo sviluppo stilistico. Tra i contributi più moderni alla definizione di periodi stilistici nella produzione dell'artista, oltre ai classici studi di Justi (1889), Dollmayr (1898), [[Max Friedlander]] (1927), [[Charles de Tolnay]] (1937), Baldass (1943), Combe (1946), spiccano per l'appunto quelli legati ai restauri<ref>Roger Van Schoute, Hélène Verougstraete, Carmen Garrido, ''Bosch and his Sphere. Technique'', in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pagg. 103-120</ref> e alle indagini tecnico-scientifiche<ref>Peter Klein, ''Dendrochronological Analysis of Works by Hieronymus Bosch and His Followers'', in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pagg. 121-131</ref>.
In maniera schematica si sogliono distinguere tre periodi della produzione artistica del Bosch<ref>Frédéric Elsig, ''Hieronymus Bosch's Workshop and the Issue of Chronology'', in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pag. 121</ref>: il periodo iniziale (o giovanile) fino al 1490 con i primordi risalenti si suppone al [[1470]] e il [[1475]]<ref name=V50>Varallo, cit., pag. 50.</ref>; il periodo mediano (o maturo) fino al 1505; ed il periodo tardo fino alla morte avvenuta ai primi del mese di agosto del 1516<ref>La scansione proposta dall'Elsig coincide con quella del Combe, mentre il Tolnay suggeriva la seguente tripartizione: (1475-80, 1480-1510, 1510-1516). Cfr. Cinotti, cit., pag. 86</ref>.