Quo vadis (film 1951): differenze tra le versioni

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[[Poppea]], la moglie di Nerone che brama l'amore di Marco, elabora una diabolica vendetta per il suo rifiuto. Licia è legata ad un palo di legno nell'arena. Viene fatto entrare nell'anfiteatro un toro selvaggio, ed [[Ursus (peplum)|Ursus]], l'enorme guardia del corpo di Licia, deve cercare di difenderla dall'animale a mani nude. Marco è legato al palco degli spettatori e costretto a guardare l'orrendo spettacolo coi suoi carcerieri, assisi in tribuna per godere dello spettacolo. Quando la situazione sembra senza speranza, Marco implora l'intervento divino: «Cristo, dagli forza!». L'auspicio si avvera: con forza sovrumana Ursus riesce a spezzare il collo del toro. La folla, enormemente impressionata dal coraggio di Ursus, esorta Nerone a risparmiar lui e Licia; ma l'imperatore, sdegnato dall'inatteso esito, contraria la folla mostrando il pollice verso, ossia rifiutando la grazia. In quel momento Marco spezza le corde che lo tenevano legato, balza nell'arena, libera Licia con l'aiuto delle sue truppe fedeli, rivela al pubblico il proprio nome e annuncia che il generale [[Galba]] in quel momento è in marcia su Roma, intenzionato a rovesciare il principato di Nerone.
 
La folla, fermamente convintasi che sia Nerone, e non i cristiani, il responsabile dell'incendio di Roma, si rivolta. Nerone fugge a Palazzo, dove strangola Poppea, incolpandola di averlo mal consigliato. [[Claudia Atte|Atte,]], la donna cristiana che in passato aveva amato Nerone senza esserne ricambiata - anzi, venne da lui bandita da Roma - è tornata a palazzo per implorarlo di suicidarsi prima che la folla espugni il Palazzo giungendo fino alle sue stanze: poiché egli ha vissuto come un mostro, ora dovrebbe morire come un imperatore. Nerone non è in grado di farlo lui stesso, così Atte lo aiuta a piantare il pugnale sul petto.
 
Marco e Licia ora sono liberi e trovano la felicità.