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==== Giappone ====
{{vedi anche|Società giapponese durante il periodo Edo}}
Nella storia del Giappone, la stratificazione sociale era basata sui diritti ereditari, secondo uno schema rigido e altamente formalizzato. All'apice figurato l'[[Imperatore del Giappone|Imperatore]] e i nobili di corte ([[Kuge]]), insieme al comandante dell'esercito ([[Shōgun]]) e il [[Daimyō]]. Sotto di loro, la popolazione era divisa in quattro classi, in un sistema noto come mibunsei (身分制). Le quattro classi sono: samurai, contadini, artigiani e mercanti. Solo la classe dei samurai aveva il diritto di portare le armi. I samurai avevano anche il diritto di uccidere ogni contadino, artigiano o mercante, qualora ritenessero di essere stati offesi da questi. I mercanti erano considerati come la classe più bassa, poiché non producevano alcun prodotto. Le caste erano ulteriormente suddivise: ad esempio, la casta dei contadini erano suddivise in furiouri, tanagari, mizunomi-byakusho, tra le altre. Le caste e le sottocaste, come in Europa, erano accomunate dalle stesse etnia, religione, cultura e culturaciao.
Sono state eliminate nel 1871.
 
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Il termine (XVI secolo) deriva dal portoghese ''lignaggio, razza'' e si riferiva al complesso sistema sviluppato in India con l'induismo.
 
Chi nasce in una determinata casta non può uscirne ed è costretto da adulto a fare lo stesso lavoro del padre. La casta è un [[Sistema delle caste in India|sistema di stratificazione gerarchica della società]]. Le caste influiscono anche sulla suddivisione del lavoro, diversificando quindi lo stato sociale di ogni cultura. Le caste sono molto relazionate alla religione, che si trasformò in uno strumento di controllo sociale, tuttora potente in India. Il sistema delle caste trovò una giustificazione religiosa nel primo dei testi sacri dell'induismo, il [[Ṛgveda]], e fu poi riaffermato nella [[Bhagavadgītā]]. Le caste ebbero origine da [[Puruṣa]], il primordiale 'Essere cosmico", secondo un inno del Rig Veda (''Puruṣa-sukta, X 90'') e la loro nascita è menzionata anche dal [[Manusmṛti]] (''Leggi di Manu''; I,31)<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/manu_%28Enciclopedia-Italiana%29/ Manu in “Enciclopedia Italiana” – Treccani]</ref> per il quale le caste si generarono dal dio [[Brahma]]. Le quattro classi vennero fuori rispettivamente dalla bocca, dalle braccia, dalle cosce e dai piedi di Puruṣa. Nel ''Codice di Manu'' l'origine delle caste viene attribuita al dio Brahma secondo lo stesso schema. Le funzioni delle caste appaiono classificate nelle ''Leggi di Manu'': "EgliEglnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnn lol i (il Creatore) ha dato ai ''Brāhmaṇa'' l'insegnamento e lo studio sacri, la celebrazione dei sacrifici per se stessi e per gli altri, il privilegio di dare e di ricevere. La protezione del popolo, il dono, l'offerta e lo studio sacri, la dominazione dei sensi, ciò è quanto è toccato al ''Kṣatriya''. La protezione del bestiame, il dono, l'offerta e lo studio sacri, il commercio, il prestito ed il lavoro della terra appartengono al ''Vaiśya''. Quanto al ''Sūdra'', il solo compito fissatogli dal Sovrano Signore è di servire le caste precedenti senza recar loro oltraggio".
 
Inizialmente le caste erano quattro, nel seguente ordine decrescente: ''[[brahmani]]'' (i sacerdoti), ''[[kshatriya]]'' (il re, i nobili e i guerrieri), '[[vaiśya]]' (gli agricoltori e i mercanti) e ''shudra'' (i servi); ma con l'emergere di nuove attività e gruppi sociali il sistema subì un'evoluzione e si sviluppò una serie di sottocaste o ''[[jāti]]''. In effetti, in italiano si usa la parola "casta" sia per tradurre il sanscrito ''varṇa'' (le quattro grandi suddivisioni della società indiana) sia per tradurre il sanscrito ''jāti'' (le migliaia di comunità endogame caratterizzate da regole proprie)<ref>Antonio Monroy, ''Il sistema sociale'' in Pietro Tarallo (a cura di), ''India'', Milano, CLUP, 1993</ref>.