Pietro Koch: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
{{citazione| L’ex granatiere Pietro Koch di padre tedesco è probabilmente, tra tutti i leader emersi durante la Repubblica sociale italiana, il più famoso, per non dire il più famigerato.|Massimiliano Griner - La "banda Koch". Il reparto speciale di polizia 1943-44 (2) }}<ref>{{Cita|Griner}}, 2000. Introduzione pag. 3.</ref>}}
 
Pietro Koch era figlio di Otto Rinaldo Koch, un commerciante di vini ex ufficiale della [[Kaiserliche Marine|marina tedesca]], sposatosi con Olga Politi. La famiglia negli anni trenta si trasferì da Benevento a Roma, dove Pietro si diplomò al liceo Gioberti per poi iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza. Il richiamo alle armi lo costrinse ad abbandonare gli studi intrapresi. Nel [[1938]] diventò [[ufficiale di complemento]] dei [[21ª Divisione fanteria "Granatieri di Sardegna"|Granatieri di Sardegna]]. Nei primi mesi del [[1940]] fu posto in congedo e non venne chiamato alle armi fino alla primavera del [[1943]].
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{{citazione|Tamburini volle affidare a me l'incarico di arrestarlo. Lo feci. Allora mi fu offerto di prendere il comando di un reparto di polizia: accettai.|dalla deposizione dello stesso Pietro Koch rilasciata dopo il suo arresto definitivo}}
 
Una volta costituita la squadra speciale, che prese la denominazione ufficiale di "Reparto Speciale di Polizia Repubblicana",<ref>{{Cita|Griner}}, 2000. La costituzione del reparto pag. 71.</ref> si aggregarono anche diversi elementi della Banda Carità fino ad arrivare a circa una settantina di unità tra i quali anche dei sacerdoti. La composizione era la più varia. La bibliografia ricorda: i preti [[Epaminonda Troya|Ildefonso Troya]] dell'ordine dei Benedettini Vallombrosiani (dopo la [[sospensione a divinis]]) e [[Pasquino Perfetti]], l'avvocato [[Augusto Trinca Armati]] del foro di Perugia (a capo dell'Ufficio Legale del reparto), il giornalista [[Vito Videtta]], l'esperto dei servizi segreti [[Francesco Argentino (reparto Koch)|Francesco Argentino]] detto "Dottor Franco", [[Armando Tela]] (con il ruolo di vice-comandante). Tra gli agenti del reparto ci furono anche degli ex arrestati che collaborarono, come il gappista [[Guglielmo Blasi]]. C'erano anche diverse donne: [[Alba Giusti Cimini]] (vedova di guerra<ref>{{Cita|Griner}}, name=griner2000.
La costituzione del Reparto pag. 72.</ref> di 28 anni, e segretaria di Koch), [[Marcella Stopponi]] (dattilografa e verbalista) e [[Daisy Marchi]] (vero nome Dusnella Marchi<ref>Roberta Cairoli, ''Nessuno mi ha fermata: antifascismo e Resistenza nell'esperienza delle donne del Comasco, 1922-1945'', pag. 244</ref>), una [[soubrette]] che fu per un periodo anche l'amante di Koch. A Milano la Cimini e la Marchi usavano spacciarsi, con i prigionieri, per la celebre [[Luisa Ferida]] (specialmente la seconda, molto somigliante fisicamente<ref>[http://www.rai.it/dl/portali/site/articolo/ContentItem-934885d2-aec6-4294-9fbf-c53f1f848fcf.html Sanguepazzo - Note di regia di Marco Tullio Giordana]</ref>), approfittando della penombra delle celle; è probabilmente questa l'origine della calunnia che costerà la vita all'attrice, che conosceva Koch per tramite del compagno [[Osvaldo Valenti]] (membro della [[Xª Flottiglia MAS (Regno d'Italia)|Xª MAS]]), ma non collaborò mai con la banda.<ref>Odoardo Reggiani, ''Luisa Ferida, Osvaldo Valenti: ascesa e caduta di due stelle del cinema'', Spirali, 2001, pag. 290</ref> Uomo di collegamento con la Xª MAS, a Roma, fu [[Mauro De Mauro]] (amico e forse amante della Stopponi), che non faceva parte della banda in maniera diretta.<ref>Giuseppe Casarrubea, Mario J. Cereghino, ''Lupara nera: La guerra segreta alla democrazia in Italia 1943-1947'', capitolo: Uno, nessuno, centomila</ref>
 
La formazione ottenne alcuni rapidi e clamorosi successi con irruzioni e perquisizioni nelle sedi della Chiesa. Gli arresti eccellenti nei conventi, la cattura di [[Giovanni Roveda]] e poi la cattura, su segnalazione del collaboratore di Koch Francesco Argentino, del professor [[Pilo Albertelli]] che fu torturato e poi fucilato alle Fosse Ardeatine, produssero impressione nel comando SS.
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Tra gennaio e maggio 1944 la banda decimò le file degli antifascisti di Roma, tra i quali ben 23 esponenti del [[Partito d'Azione]], che subì la pressione maggiore, di cui 21 furono fucilati alle [[Fosse Ardeatine]].
 
Koch, la notte tra il 3 e il 4 febbraio, coordinò l'assalto dei suoi uomini al convento annesso alla Basilica di S. Paolo, che portò all'arresto di 67 persone fra ebrei, renitenti alla leva, ex-funzionari di polizia e militari di rango del ex-[[Regio Esercito]] (generali Monti e Fortunato) che vi avevano trovato rifugio<ref name="ReferenceA">Massimiliano Griner, La "Banda Koch", Bollati Boringhieri, Torino, 2000</ref>.
<ref>{{Cita|Griner}}, 2000. L 'assalto al Seminano Lombardo di Santa Maria Maggiore e alla Basilica di San Paolo pag. 92.</ref>
 
Il 17 marzo [[1944]] viene fermato il tenente aus. di P.S. [[Maurizio Giglio]], che manteneva contatti radio con il "[[Regno del Sud]]" e secondo le accuse di Koch con l'Armata del generale Clark. Fu sottoposto per giorni a brutale tortura in sei interrogatori consecutivi insieme all'agente di P.S. [[Giovanni Scottu]] che lo accompagnava; a questi eventi assisté anche il questore capitolino [[Pietro Caruso|Caruso]]. Giglio ridotto in fin di vita, fu accompagnato a braccia a Regina Coeli, la sera del 23 marzo. Consegnato quindi ai tedeschi per l'esecuzione della rappresaglia conseguente all'azione partigiana di Via Rasella, dove un intero reparto tedesco era stato annientato, fu condotto in una cava di pozzolana alla periferia di Roma, presso le Fosse Ardeatine e, il giorno 24 marzo 1944, fu ucciso con un colpo alla nuca. Scottu riuscirà a sopravvivere e al termine della guerra formulerà un implacabile atto di accusa contro la banda.
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Vista la fama del personaggio, le autorità ritennero opportuno documentare l'esecuzione con una ripresa filmata che venne realizzata da Luchino Visconti.
===La fine della banda===
Alcuni componenti della banda furono giustiziati nei giorni successivi al 25 aprile: [[Armando Tela]] il 22 maggio, [[Augusto Trinca Armati]] il 18 maggio, [[Vito Videtta]] il 29 aprile. Gli altri furono in maggioranza condannati a pene detentive e ritornarono in libertà nei primi [[Anni 1950|anni cinquanta]], come il sacerdote [[Epaminonda Troya]]<ref>Il monaco benedettino, collaboratore anche di [[Mario Carità]], si dice, usasse «coprire le urla dei torturati suonando canzonette napoletane al pianoforte» (Diego Meldi, op. cit. pag. 178)</ref>. La Cerri venne scagionata dalle accuse e scarcerata da [[Carcere di Regina Coeli|Regina Coeli]] il 16 marzo [[1946]], dopo aver diviso la cella con la [[collaborazionismo|collaborazionista]] [[Religione ebraica|ebrea]] [[Celeste Di Porto]].<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1994/ottobre/28/ebrea_che_vendeva_gli_ebrei_co_0_9410287806.shtml Articolo del Corriere della Sera su Celeste Di Porto]</ref> [[Osvaldo Valenti]] venne fucilato il 30 aprile a Milano assieme alla compagna [[Luisa Ferida]], che sarà poi giudicata estranea post-mortem. [[Mauro De Mauro]] ebbe imputazioni per la [[strage delle Fosse Ardeatine]], ma fu assolto e divenne un noto giornalista, fino al suo omicidio per opera della [[mafia siciliana]] nel [[1970]]. Daisy Marchi, che Koch cercò di scagionare dai crimini (poiché aveva lasciato la banda dopo la fine della relazione con lui)<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1994/agosto/22/Koch_sua_banda_specialista_torture_co_0_9408226518.shtml ''Koch e la sua banda specialista in torture'']</ref>, passò un brevissimo periodo in prigione, tentando di farsi passare per una partigiana, e poi venne liberata senza accuse<ref>Marco Gasparini, Claudio Razeto, ''1945 - Il giorno dopo la Liberazione'', 2015, [https://books.google.it/books?id=_j5rCAAAQBAJ&pg=PT63&dq=daisy+marchi&hl=it&sa=X&ei=5e6GVc2SJYW9UbLRg9gJ&ved=0CCUQ6AEwAQ#v=onepage&q=daisy%20marchi&f=false estratto]</ref>; è morta da anonima pensionata a Roma nel [[2013]].<ref>[http://www.infodefunti.it/dusnella-marchi Dusnella Marchi - Necrologio e sepoltura]</ref> Alba Cimini (morta a [[Napoli]] nel 1952, a 34 anni) liberata dopo aver scritto una lettera a [[Mussolini]] dopo il primo arresto e arrestata di nuovo nel dopoguerra<ref>M. {{Cita|Griner}}, ''La2000. BandaFughe, Koch:catture ile reparto speciale di polizia, 1943-44'',condanne pag. 298</ref>, non subì condanne, nonostante l'accertato coinvolgimento<ref name=griner>Massimiliano {{Cita|Griner}}, ''La2000. Banda Koch: il reparto speciale di polizia'', 1943-44,Appendice pag. 348</ref>. Marcella Stopponi e altri beneficiarono dell'[[amnistia Togliatti]] che cancellò i loro reati e le relative condanne.<ref>Mimmo Franzinelli, ''L'amnistia Togliatti: 22 giugno 1946: colpo di spugna sui crimini fascisti'', Mondadori, 2006, pag. 234</ref> [[María Denis]], che frequentò Koch solo per far liberare Visconti, risultò estranea ad ogni coinvolgimento e venne liberata.
 
== Note ==