Viaggio al termine della notte: differenze tra le versioni

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Come il titolo stesso suggerisce, ''Voyage au bout de la nuit'' è un cupo, [[nichilismo|nichilistico]] romanzo in cui si mescolano [[misantropia]] e [[cinismo]]. Il titolo deriva da una strofa di una canzone dell'ufficiale svizzero, Thomas Legler<ref>A suo dire a capo delle guardie di [[Luigi XVI di Francia|Luigi XVI]] durante l'assalto alle Tuilieres; in realtà, Legler era nato nel 1782 e compose quel canto al servizio di [[Napoleone Bonaparte]], durante la battaglia della Teresina: v. {{cita web |url=http://www.emiliosanfilippo.it/?p=217 |titolo=Copia archiviata |accesso=24 gennaio 2016 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160201042430/http://www.emiliosanfilippo.it/?p=217 |dataarchivio=1º febbraio 2016 }}</ref>: «La nostra vita è come il viaggio / di un viandante nella notte; / ognuno ha sul suo cammino / qualcosa che gli dà pena.»
 
Céline esprime un [[pessimismo]] pressoché inconsolabile sulla natura umana, sulle istituzioni umane, sulla società e sulla vita in generale. Verso la fine del libro, il narratore Bardamu, che sta lavorando in un manicomio, sottolinea:{{quote|...Non posso trattenermi dal dubitare che esiste una qualunque genuina realizzazione del nostro più profondo carattere, tranne la guerra e la malattia, quelle due infinità dell'incubo.|Voyage au bout de la nuit - Paris: Folio plus classiques, 2006, p. 442|...je ne peux m'empêcher de mettre en doute qu'il existe d'autres véritables réalisations de nos profonds tempéraments que la guerre et la maladie, ces deux infinis du cauchemar.|lingua=fr}}