Senato romano: differenze tra le versioni

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Il '''Senato romano''' (in [[lingua latina|latino]] ''Senatus'') erafu la più autorevole [[Assemblee romane|assemblea]] dello Stato nell'[[antica Roma]], istituzione rimasta invariata nel corso delle trasformazioni politiche della [[Storia Romana|storia dell'Urbe]], il cui significato era ''assemblea degli anziani'', ed i cui membri erano chiamati ''Patres'' (nel significato di [[Patrizio (storia romana)|patrizio]]).<ref name="Plutarco13.2-3">[[Plutarco]], ''Vita di Romolo'', 13, 2-3.</ref>L'assemblea fu istituita in [[Età regia di Roma|età regia]] da [[Romolo]], e sopravvisse anche dopo la caduta dell'Impero Romano fino al [[VII secolo]].
 
== Storia ==
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=== Età repubblicana ===
[[File:Maccari-Cicero.jpg|thumb|upright=1.4|Rappresentazione di una seduta del Senato: ''[[Cicerone denuncia Catilina]]'', affresco del XIX secolo|280x280px]]
{{Vedi anche|Repubblica romana}}
 
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Il senato era di norma convocato e presieduto da un magistrato fornito di tale diritto, il ''ius agendi cum patribus'': si trattava del [[console (storia romana)|console]] o del [[pretore (storia romana)|pretore]]. Nella deliberazione dei [[assemblee romane|comizi]] il magistrato doveva portare alla cittadinanza la proposta relativa (''ferre ad populum'') e, se la cittadinanza acconsentiva, doveva riportare la deliberazione al Senato (''referre ad senatum'') e chiederne la ratifica. L<nowiki>'</nowiki>''[[auctoritas]]'' del Senato si configurava giuridicamente nel [[senatoconsulto]]: era un parere dato dal più importante collegio governativo al [[potere esecutivo]], dietro richiesta di quest'ultimo. La votazione per giungere al [[senatoconsulto]] avveniva in quattro fasi: formulazione della questione da parte del presidente, chiamata di ogni senatore perché esprimesse la propria opinione, formulazione speciale della questione da parte del presidente in base alle opinioni udite ed infine votazione sulla questione.
[[File:Equestriantunic.jpg|miniatura|Senatore romano]]
 
La votazione avveniva ''per discessionem'': i votanti si separavano, da una parte andavano i favorevoli e dall'altra i contrari alla proposta da votare, per cui si parlava di ''pedibus in sententiam ire''. La ''patrum auctoritas'' era dunque la ratifica delle deliberazioni comiziali da parte del senato e contro di essa non era ammesso il [[veto]] dei [[tribuni della plebe]]. In seguito al decadere della supremazia dei [[patrizio (storia romana)|patrizi]], la ''lex Publilia Philonis'' del [[339 a.C.]] trasformò l<nowiki>'</nowiki>''auctoritas'' in un parere preventivo non vincolante per le rogazioni (''rogationes'') legislative.
 
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Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, il Senato continuò a funzionare sotto il capo barbarico Odoacre, e poi sotto il dominio ostrogoto. L'autorità del senato si elevò considerevolmente sotto i capi barbari, che cercarono di proteggere l'istituzione. Questo periodo fu caratterizzato dall'ascesa di importanti famiglie senatorie romane, come gli Anicii, mentre il capo del senato, il princeps senatus, serviva spesso come la mano destra del leader barbaro. È noto che il senato nominò Laurentius come papa nel 498, nonostante il fatto che sia il re Teodorico che l'imperatore Anastasio sostenessero l'altro candidato, [[Papa Simmaco]]. La coesistenza pacifica del dominio senatorio e barbaro continuò fino a che il capo ostrogoto [[Teodato]] si trovò in guerra con l'imperatore [[Giustiniano I|Giustiniano]] I e prese i senatori come ostaggi. Diversi senatori furono giustiziati nel 552 come vendetta per la morte del re ostrogoto, Totila. Dopo che Roma fu riconquistata dall'esercito bizantino, il senato fu restaurato, ma l'istituzione (come la stessa Roma classica) era stata mortalmente indebolita dalla lunga guerra. Molti senatori erano stati uccisi e molti di quelli che erano fuggiti a est scelsero di rimanere lì, grazie alla legislazione favorevole approvata dall'imperatore Giustiniano, che tuttavia abolì praticamente tutti gli uffici senatori in Italia. L'importanza del senato romano diminuì così rapidamente. Nel 578 e di nuovo nel 580, il senato inviò inviati a Costantinopoli. Consegnarono circa 960 kg d'oro come regalo al nuovo imperatore, [[Tiberio II Costantino]], insieme a una richiesta di aiuto contro i Longobardi, che avevano invaso l'Italia dieci anni prima. [[Papa Gregorio I]], in una predica del 593, lamentava la quasi completa scomparsa dell'ordine senatoriale e il declino della prestigiosa istituzione. Non è chiaramente noto quando il senato romano scomparve in Occidente, ma è noto dal registro gregoriano che il senato acclamò nuove statue dell'imperatore [[Foca (imperatore)|Foca]] e dell'Imperatrice [[Leonzia|Leonizia]] nel 603, e che fu anche l'ultima volta in cui il senato sia stato menzionato. Nel 630, Curia Giulia, fu trasformata in chiesa da [[papa Onorio I]], probabilmente con il permesso dell'imperatore [[Eraclio I|Eraclio]]. In epoca tardo medievale, il titolo di "senatore" era ancora in uso occasionale, ma era diventato un titolo aggiuntivo di nobiltà insignificante e non implicava più l'appartenenza a un corpo governativo organizzato. Venne sostituito dal [[Senatore di Roma]] erede dello scomparso senato.
 
Nel 1144, la Comune di Roma tentò di stabilire un governo modellato sull'antica repubblica romana in opposizione al potere temporale dei nobili più alti e del papa. Questo includeva istituire un senato sulla falsariga di quello antico. I rivoluzionari divisero Roma in quattordici regioni, eleggendo ciascuno quattro senatori per un totale di 56. Questi senatori, i primi veri senatori dal VII secolo, elessero come loro condottiero [[Giordano Pierleoni]], figlio del console romano Pier Leoni, con il titolo di patrizio, poiché anche il console era un deprecabile stile nobiliare. Questa forma di governo rinnovata fu costantemente combattuta. Verso la fine del XII secolo, aveva subito una trasformazione radicale, con la riduzione del numero di senatori in uno solo - il senatore Summus - essendo in seguito il titolo del capo del governo civile di Roma.
 
== Membri e nomina ==