Ricostruzione del Dominio genovese dal 1528 al 1530: differenze tra le versioni

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=== La ripresa di Gavi ===
 
Antonio Guasco, che aveva assunto il titolo di conte di [[Gavi]], seppe immediatamente della sorte toccata ai Trotti. Nel [[1526]] questo signore, quando gli Imperiali avevano invaso il suo feudo, per riacquistarlo aveva sposato una figlia del duca di [[Lodrone]], capo di un corpo di tedeschi. Fu allora il duca di Lodrone a ricorrere al [[duca di Borbone]], e in virtù di questo si ordinò al capitano spagnolo Ponze de Leon che teneva [[Gavi]] la riconsegna dei possedimenti del Guasco. Ponze de Leon aveva allora accettato, ma dietro il pagamento di 500 scudi, per i quali Guasco dovette ricorrere ad un prestito. Ma subito dopo, con uno strategemmastratagemma, Antonio Guasco invitò nel castello Ponze de Leon e gli impose di restitiurgli la somma per poter da qui uscire.
 
Questo strategemmastratagemma aveva però distrutto la sua credibilità, per cui nel novembre [[1528]], nonostante il castello di [[Gavi]] fosse inespugnabile per la sua posizione e altrettanto per come era ben fornito di vettovaglie, armi e soldati, quando il Giustiniani partiva con le milizie genovesi per riconquistare la zona, mandò a Genova il giureconsulto Paolo Elmio con il compito di trattare la resa.
 
Mentre Giustiniani si impossessava di [[Gavi]] e ne circondava il castello, a [[Genova]] procedeva tramite l'Elmio la trattativa. Elmio riusciva ad ottenere dal Senato l'accredito di 1.000 luoghi sul [[Banco di San Giorgio]], in cambio di quel feudo. L'atto di vendita fu stipulato a [[Genova]] il 14 novembre [[1528]]; nella contrattazione a favore di Antonio Guasco si riservavano inoltre Bisio, il pagamento del valore delle munizioni e delle artiglierie, l'onore della cittadinanza, per la quale l'ex feudatario dell'[[Oltregiogo]] poté iscriversi all'albergo dei Pinelli, l'esenzione perpetua dalle gabelle per il vitto e il vestito.