Cerimonia di apertura della bocca: differenze tra le versioni

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'''Egittologia.''''''
Apertura della bocca: Cerimonia in uso presso gli antichi egizi, finalizzata a restituire la vita ai simulacri e ai defunti mediante il tocco di un piccolo strumento a forma di dito o di ascia in miniatura, secondo un rituale conosciuto solo dai sacerdoti. La riuscita della resurezione del defunto, dipendeva unicamente dall’esatto svolgimento delle fasi magiche, affinché il “ka” potesse penetrare nel la mummia e risvegliarne gli organi vitali. Quando il corteo funebre arrivava alla necropoli i sacerdoti, accompagnati dalle prefiche, ponevano la mummia o la statua del defunto su una collinetta di sabbia (questa rappresentava il luogo della creazione primigenia), con il volto rivolto a sud e toccandogli la bocca e gli occhi con una sorta di strumento d’oro a forma di dito (il dyeba) e il nechereti egli si tramutava in un neonato. Il rito si concludeva con l’offerta di cibi e libagioni, dopodiché la tomba veniva definitivamente chiusa con l’apposizione del sigillo. Gli egittologi sono discordanti sul luogo in cui essa si svolgeva: alcuni sono convinti che avesse luogo all’interno della tomba prima dell’apposizione del sigillo, altri invece affermano che questa si svolgesse all’ingresso di questa ultima.