Jean-Paul Sartre: differenze tra le versioni
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ridimensionati e superati con l'assunzione teorica del [[materialismo storico]] marxiano. È infatti il regno del "pratico-inerte" (l'essenza della materia) a imporsi, a dominare, a determinare la necessità e ad imporla anche all'uomo. Sartre viene quindi a scrivere: {{Citazione|Non è né nell'attività dell'organismo isolato e né nella successione dei fatti fisico-chimici che la necessità si manifesta: il regno della necessità è il dominio, reale, ma ancora astratto dalla storia, dove la materialità inorganica si chiude sulla molteplicità degli uomini e trasforma i produttori nei loro prodotti. La necessità, come limite nel seno della libertà, come evidenza accecante e come momento del rovesciamento della ''praxis'' in attività ''pratico-inerte'' diventa, dopo la caduta dell'uomo nella società seriale, la struttura stessa di tutti i processi di serialità, quindi la modalità della loro assenza nella presenza e di una evidenza svuotata.<ref>J.P. Sartre, ''Critique de la raison dialectique'', Gallimard, Paris 1960, pp.375-376</ref>}}
Sartre accetta il pensiero di
Sartre afferma poi che periodi rivoluzionari si dividono in tre fasi: 1) la genesi del «gruppo in fusione»; 2) il predominio della «Fraternità-Terrore», che sfocia nell'«istituzionalizzazione del capo»; 3) la ri-formazione delle istituzioni statuali. Prima di «unirsi in interiorità» nel gruppo in fusione, gli individui sono «uniti in esteriorità», dispersi, frammentati, atomizzati, estraniati nei «collettivi seriali», e tali tornano ad essere nella terza fase, la restaurazione politica post-rivoluzionaria. Rispetto alla [[Rivoluzione francese]], modello fondamentale di ogni rivoluzione, le tre fasi sono: la [[presa della Bastiglia]], il [[regime del Terrore|Terrore]] di [[Robespierre]], il [[Colpo di Stato del 9 termidoro|Termidoro]]. A giudizio del filosofo, la storia umana varia continuamente dalla “serie” al “gruppo” e dal “gruppo” alla “serie”.<ref>''Critica della ragione dialettica'', Libro II</ref>
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