Jean-Paul Sartre: differenze tra le versioni

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==== Etica e morale: la scelta come "bene" ====
Sartre critica ogni etica fondata su principi oggettivi, come la [[legge naturale]] cristiana o l'[[imperativo categorico]] kantianakantiano. Se infatti Dio non esiste, e Sartre, essendo ateo nega la sua esistenza, (perchè se esistesse, l'uomo non sarebbe libero), non possono esistere norme assolute. Sia la morale cristiana, sia la morale [[Immanuel Kant|kantiana]] sono quindi ugualmente criticate. In proposito Sartre prende in particolare l'esempio di un giovane che debba scegliere tra occuparsi di sua madre oppure raggiungere la Resistenza francese a Londra. In entrambi i casi, la massima della sua azione non è morale, poiché deve necessariamente sacrificare un "fine in sé" riducendolo al grado di "mezzo": abbandonare sua madre è il mezzo per arrivare a Londra, abbandonare i combattenti è invece il mezzo per occuparsi di sua madre.<ref name=exi/>
 
Sartre illustra la "teoria dei vigliacchi e dei mascalzoni": «''Quelli che nasconderanno a sé stessi, seriamente o con scuse deterministe, la loro totale libertà, io li chiamerò vigliacchi; gli altri che cercheranno di mostrare che la loro esistenza è necessaria, mentre essa è la contingenza stessa dell'apparizione dell'uomo sulla terra, io li chiamerò mascalzoni''».<ref name=exi/>
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ridimensionati e superati con l'assunzione teorica del [[materialismo storico]] marxiano. È infatti il regno del "pratico-inerte" (l'essenza della materia) a imporsi, a dominare, a determinare la necessità e ad imporla anche all'uomo. Sartre viene quindi a scrivere: {{Citazione|Non è né nell'attività dell'organismo isolato e né nella successione dei fatti fisico-chimici che la necessità si manifesta: il regno della necessità è il dominio, reale, ma ancora astratto dalla storia, dove la materialità inorganica si chiude sulla molteplicità degli uomini e trasforma i produttori nei loro prodotti. La necessità, come limite nel seno della libertà, come evidenza accecante e come momento del rovesciamento della ''praxis'' in attività ''pratico-inerte'' diventa, dopo la caduta dell'uomo nella società seriale, la struttura stessa di tutti i processi di serialità, quindi la modalità della loro assenza nella presenza e di una evidenza svuotata.<ref>J.P. Sartre, ''Critique de la raison dialectique'', Gallimard, Paris 1960, pp.375-376</ref>}}
 
Sartre accetta il pensiero di Marx ( di cui preferisce il pensiero giovanile ed in particolare la "filosofia della prassi"), ma non buona parte del [[materialismo dialettico]] di [[Engels]] : afferma che «''il [[modo di produzione]] della vita materiale domina in generale lo sviluppo della vita sociale, politica e intellettuale''» però dice anche che «''questa dialettica può effettivamente esistere, ma bisogna riconoscere che non ne abbiamo la benché minima prova''»; dal determinismo deriva la dottrina della dialettica di Engels, che è, secondo Sartre, definita dai marxisti classici "come un dogma" acritico, per cui il marxismo della sua epoca «''non sa più di nulla: i suoi concetti sono ''diktat''; il suo fine non è più di acquistare cognizioni, ma di costituirsi a priori come sapere assoluto''», ha disciolto gli uomini «''in un bagno di acido solforico''», mentre l'esistenzialismo ha potuto invece «''rinascere e mantenersi perché affermava la realtà degli uomini''».<ref>{{cita web|url=http://www.sitocomunista.it/marxismo/altri/sartre.html|autore=|titolo=Sartre|accesso=6 gennaio 2014}} da sitocomunista.it</ref>
Sartre afferma poi che periodi rivoluzionari si dividono in tre fasi: 1) la genesi del «gruppo in fusione»; 2) il predominio della «Fraternità-Terrore», che sfocia nell'«istituzionalizzazione del capo»; 3) la ri-formazione delle istituzioni statuali. Prima di «unirsi in interiorità» nel gruppo in fusione, gli individui sono «uniti in esteriorità», dispersi, frammentati, atomizzati, estraniati nei «collettivi seriali», e tali tornano ad essere nella terza fase, la restaurazione politica post-rivoluzionaria. Rispetto alla [[Rivoluzione francese]], modello fondamentale di ogni rivoluzione, le tre fasi sono: la [[presa della Bastiglia]], il [[regime del Terrore|Terrore]] di [[Robespierre]], il [[Colpo di Stato del 9 termidoro|Termidoro]]. A giudizio del filosofo, la storia umana varia continuamente dalla “serie” al “gruppo” e dal “gruppo” alla “serie”.<ref>''Critica della ragione dialettica'', Libro II</ref>