Jack Goody: differenze tra le versioni

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Le tesi dello struttural-funzionalismo si pongono in contrasto rispetto a quelle sostenute dall’[[evoluzionismo]], cercando di dimostrare la razionalità del sistema di pensiero “tribale”: innanzitutto il concetto di struttura sociale, intesa come trama complessa delle relazioni tra gli individui appartenenti ad una medesima comunità culturale, divenne il punto di riferimento della Social Anthropology per individuare le funzioni dell’agire sociale, indi dell’organizzazione che gli individui danno alla società stessa.
Appare piuttosto evidente l’influenza del pensiero di [[Émile Durkheim]] che ci permette di fare una distinzione netta tra lo struttural-funzionalismo di [[Alfred Reginald Radcliffe-Brown|Radcliffe-Brown]] e il funzionalismo economico di [[Malinowski]]. Nel primo caso, l’interesse era rivolto al valore epistemologico della funzione sociale e il contributo più importante fu senz’altro quello agli studi di parentela, anche se non mancarono affatto riferimenti ad altre sfere culturali, come la religione e i sistemi politici.
Le attività dell’ ''International African Institute'' di [[Londra]], del ''Rhodes-Livingstone Institute'' e dell’ ''East African Institute of Social Research'' in [[Uganda]] promossero le ricerche antropologiche di importanti esponenti della storia della disciplina nell’ambito dell’africanistica ([[Audrey Richards]], Meyer Fortes, [[Daryll Forde]], [[Max Gluckman]], [[Victor Turner]], i coniugi Wilson) sotto la guida di [[Alfred Reginald Radcliffe-Brown|Radcliffe-Brown]] ed [[Evans-Pritchard]]: quest’ultimo pubblicò nel ’40 insieme a Fortes<ref>Fortes, Evans-pritchard, 1940.</ref> un volume pionieristico fondamentale per lo studio delle [[cultura|culture]] africane . Entrambi si occupavano della [[politica|strutturazione politica]] su larga scala delle società a potere diffuso e Fortes in particolare sottolineò come la [[parentela]] costituisse una rete di rapporti e di tensioni che si amplificano nella dinamica sociale.
Le alleanze tra gruppi, i rapporti di parentela e di discendenza e il sistema di classificazione dei ruoli sociali vengono concepiti come ambiti interdipendenti in cui grande importanza riveste il fattore tempo. Quest’aspetto sarà notevolmente preso in esame e ampliato da Jack Goody che avvalora la tesi di [[Meyer Fortes|Fortes]], dimostrando il ciclo di espansione e contrazione della forza lavoro disponibile in ambito domestico.
Gli studi sulla parentela e sulla famiglia vengono affiancati a quelli sulla [[scrittura]], sull’ [[tradizione orale africana|oralità]] e sul [[lingue africane|linguaggio]] in una prospettiva comparativa via via sempre più allargata<ref>Goody, 1958, 1962, 1967, 1971.</ref>, finalizzata alla individuazione delle variabili correlate ai diversi sistemi parentali e culturali delle società.
Negli anni ’60, dapprima in [[Francia]], l’interesse si sposta verso i [[religionesistemireligione|sistemi religiosi]] e cosmogonici, sulla scorta degli studi e delle esperienze sul campo di [[Marcel Griaule]] e [[Claude Lévi-Strauss]]; attraversata [[la Manica]], un rinnovato slancio pervade anche le accademie inglesi, in particolare, con la pubblicazione del volume curato da [[Meyer Fortes|Fortes]] e [[Germaine Dieterlen]]<ref>Fortes, Dieterlen, 1965</ref> che determina una sorta di crisi del paradigma, nascono nuovi e differenti approcci che vengono discussi tra gli antropologi dell’ultima generazione, ponendo spesso l’attenzione sulla teoria dell’ordine simbolico nascosto e codificato: Goody, in prima linea, definisce il principio dell’ordine simbolico come un’invenzione a posteriori della stessa [[etnologia|letteratura etnografica]] e tra le voci autorevoli del periodo emerge anche quella di un’altra antropologa britannica, allieva di Evans-Pritchard, [[Mary Douglas]]<ref>Douglas, 1966</ref>, che nel suo primo lavoro teorico esprime la tesi di fondo percui queste definizioni simboliche, nella loro diversità formale e intrinseca, sono necessarie alle strutture sociali esistenti praticamente in ogni tipo di società. Il parallelo è costituito dalle prescrizioni adottate dalla popolazione dei Lele e i divieti alimentari dell’ [[Antico Testamento]]: in entrambi i casi non si tratta semplicemente di igiene ma ad un livello più profondo l’istituzione che definisce ciò che si può accettare e ciò che è inaccettabile rimanda ad un senso morale collettivo che si traduce attraverso un sistema simbolico in ordine sociale.
La vivacità delle nuove metodologie di ricerca elaborate dalla Scuola di [[Manchester]] e dall’antropologia statunitense, nonché le nuove specializzazioni della disciplina, come la nascita dell’antropologia visuale dalle esperienze di [[Jean Rouch]] e [[Maya Deren]], e i contributi importanti degli studiosi americani fanno pertanto da background alla ricerca teorica e sperimentale di Jack Goody.
 
== Il pensiero antropologico ==
 
Dopo essersi a lungo dedicato alla [[ricerca etnografica]]<ref>Goody, 1967, 1972</ref> e all’analisi comparativa, la prospettiva dello studioso diventa talmente ampia da abbracciare moltissimi ambiti culturali disparati, dall’[[Africa]] all’Eurasia, proponendo argomenti quanto mai variegati e urgenti per la situazione storica mondiale: il suo lavoro sulla [[scrittura]] assegna un ruolo specifico alla [[comunicazione]] scritta e alle sue rappresentazioni, in quanto strumento precipuo delle istituzioni culturali, sociali e politiche, praticamente in qualunque tipo di società umana<ref>Goody 1977, 1986, 1987, 1990</ref>.
Goody definisce la [[scrittura]] come “tecnologia dell’intelletto”, invenzione che permette la transizione dalla forma orale, pre-letteraria a quella della modernità. La ricchezza simbolica della cultura scritta è data dalle possibili applicazioni grafiche o alfabetiche, nonché dall’uso rappresentativo dell’immagine, del simbolo e dell’icona.
Dal concetto di scrittura come tecnologia e dalle differenti forme di sviluppo dei segni aritmetici e logici, l’antropologo riflette sui comportamenti sociali, dimostrando l’influenza dei sistemi di pensiero nella vita quotidiana.
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La contraddizione cognitiva intrinseca alla rappresentazione può essere accostata al concetto di “dissonanza cognitiva” elaborato in [[psicologia]]: essa si produce nel momento in cui un’aspettativa non trova riscontro nella realtà, nonostante si siano messi in atto diversi procedimenti a tal fine.
Analizzando le fasi e gli elementi principali del processo di creazione cognitiva dell’essere umano, Goody afferma che si tratta di un fenomeno interattivo talmente complesso che non porta solo all’invenzione e all’istituzione delle tradizioni ma contiene in sé il dubbio, l’ambivalenza, la contraddizione che può determinare in seguito non solo il rifiuto ma addirittura l’adozione di forme totalmente opposte.
 
 
== Riferimenti ==
<references/>
 
== Bibliografia ==